Stomaco: io voglio e posso

Un tempo si pensava che l?ulcera gastrica derivasse dallo stress e rappresentasse la malattia psicosomatica per eccellenza

Con la scoperta dell? Helicobacter Pilori (HP), la
scienza medica ha cercato, senza riuscirvi, di re-impossessarsi
della patologia gastrica rimuovendo l?ulcera gastrica dall?elenco
delle malattie psicosomatiche classiche: ?la causa dell?ulcera
è un battere, basta con queste fantasie dei fattori
psico-sociali?.

C’è da dire che i disturbi gastrointestinali sono
così diffusi da venire considerati ormai normali nella
nostra società occidentale. Una società nella quale
gli antiacidi e gli antibiotici sono tra i farmaci più
venduti ed il novanta percento della ricerca è
sovvenzionato dalle case farmaceutiche.
Mai stupirsi quando vorticano interessi per centinaia di milioni
di euro che peraltro si coniugano con l?interesse di
de-responsabilizzazione dei pazienti: io non c?entro con la mia
ulcera, è colpa dell?Helicobacter.

Tutti contenti, anche la dispepsia (dal greco dus, cattivo
e peptein, cuocere, digerire), recentemente definita da un
gruppo internazionale di esperti come: “presenza di dolore o
fastidio cronico o ricorrente localizzato all?epigastrio”, che
può continuare a dilagare nei paesi industrializzati in
oltre il 25% della popolazione con sintomi, lamentati
principalmente dopo i pasti, quali: dolore e fastidio epigastrico,
sazietà precoce, ripienezza, distensione epigastrica,
nausea, vomito.

La sintomatologia dispeptica funzionale, più semplicemente
il mal di stomaco, è stata attribuita a vari fattori:
alterazioni della motilità intestinale, infezioni da
Pylori, fattori tossici e alimentari, alterazioni della
percezione viscerale, alterato comportamento di malattia, eventi
stressanti, presenza di disturbi emotivi e/o di psicopatologie.

Le più recenti ricerche…

Le più recenti ricerche hanno dimostrato che non esiste
associazione tra movimento gastrointestinale e sintomi dispeptici,
l?Helicobacter non può essere la causa della
gastrite in quanto solo nel 25% dei dispeptici è presente
l?infezione, inoltre più dell? 80% delle persone risultate
positive all?HP non sviluppano mai un?ulcera e il 10% degli
ulcerosi è negativo all?HP.

Cibi troppo conditi, pasti consumati velocemente, uso eccessivo di
antibiotici, possono essere una concausa ma non l?unica.

Per quanto riguarda eventi stressanti e disturbi emotivi non
possiamo esimerci dal citare le ricerche di Franz Alexander
(psicoanalista ungherese, uno dei fondatori della medicina
psicosomatica) il quale nel 1950, animato da un approccio olistico
ante litteram sosteneva la necessità di valutare l?organismo
nel suo insieme, senza separare le funzioni psicologiche da quelle
fisiche e soprattutto tenendo presente il concetto di omeostasi,
vale a dire la capacità dell?organismo, attraverso le
proprietà di auto-organizzazione, di ritrovare l?equilibrio
qualora venga disturbato.

Un ruolo centrale nel modello di Alexander è occupato dal
sistema nervoso vegetativo, composto da simpatico e parasimpatico,
dove al primo vengono riconosciuti compiti di gestione delle
funzioni di relazione con il mondo esterno e al secondo la gestione
di funzioni vegetative interne.
I disturbi dell?equilibrio omeostatico tra organismo e ambiente
nella visione di Alexander possono così venire divise in
due grandi categorie:
-quelle da inibizione degli impulsi ostili e di autoaffermazione
(sistema simpatico);
-quelle dovute ad un atteggiamento cronico di rinuncia/ritiro e di
ricerca di aiuto/dipendenza (frustrato), tra cui troviamo i
disturbi gastrointestinali.

Secondo il pensiero di Alexander, il bisogno di dipendenza, nei
soggetti con patologie dello stomaco è intimamente connesso
al bisogno di essere nutriti. Questa lettura concorda con quella
delle antiche medicine tradizionali e della filosofia perenne
secondo le quali lo stomaco è in corrispondenza del terzo
chakra, legato al potere.
Pensiamo ad una madre dominante o rifiutante, ad un bisogno di
dipendenza da un lato e un desiderio o una necessita di
indipendenza dall?altro.

Il conflitto è chiaro: permettersi la debolezza del bisogno
e correre il rischio del rifiuto o sviluppare una
pseudo-indipendenza portandosi dentro la frustrazione del bisogno
di dipendenza?

La soluzione, dice il saggio, pare configurarsi nell?umile
accettazione
dei propri bisogni, viatico per
l?accettazione di sé e di conseguenza l?accesso al proprio
potere personale: Si, io voglio, io posso.

Pier
Luigi Lattuada

Medico-psicoterapeuta
Direttore Clinica Olistica LifeGate

Pubblicato sul MAGAZINE LifeGate n. 28

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