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Da una rubrica di grande successo del settimanale F, nasce un libro che racconta storie semplici e straordinarie di donne che hanno fatto scelte coraggiose.
Coraggiose è un libro che dà voce a cinquanta donne, molto diverse tra loro, sopravvissute a storie dolorose, raccolte da Silvia Gavino. Giornalista e coach gestaltica, l’autrice lavora nella redazione di F (e Natural Style) ed è proprio dai racconti pubblicati settimanalmente sulle pagine di F, a sua cura, che ha preso spunto per questo libro.
Il tuo libro è un viaggio al femminile, hai raccolto cinquanta storie potenti divise in otto capitoli. Come nasce questo libro e cosa ti ha spinto in questo racconto?
Il libro è la realizzazione di un sogno che ho coltivato per molti anni gestendo la rubrica Donne coraggiose sul settimanale F. Le storie che ho raccolto in nove anni mi hanno sempre colpito molto e un giorno sono andata da un piccolo editore con una selezione di quelle che avevo scritto per capire se potevano diventare un volumetto. Siamo rimasti con un “riparliamone”, senonché, nemmeno venti giorni dopo, è arrivata in redazione la mia direttrice dell’epoca, Marisa Deimichei, tutta felice dicendo: “Urbano Cairo, il nostro editore, vuole fare un libro di Donne coraggiose. E io voglio che lo faccia tu. Comincia a pensarci”. Da non crederci!
Cos’hanno in comune queste storie?
Ci sono due filoni. Moltissime sono storie di rinascita, di donne che la vita ha maltrattato ma che non si sono fatte abbattere, oggi la parola di moda per descriverle è resilienti. Altre invece sono storie di donne che hanno preso la vita di petto con grande carica: tutte però sono un bel modello per le altre.
Possiamo chiamarle donne guerriere?
Lo sono, sono guerriere di pace per lo più, ma sono delle combattenti.
Tante donne coraggiose che non hanno paura di mostrare la loro fragilità… quale storia ti ha colpito di più? O ti ha lasciato un segno?
Mi chiedi molto, ogni giorno me ne viene in mente una diversa! Però ti direi forse nonna Licia, perché è riuscita a uscire dalla depressione per la perdita del marito e a diventare un’influencer a quasi 90 anni. Non è mai troppo tardi per rinascere.
Sono storie dolorose ma con un lieto fine che dimostra che c’è una via d’uscita, che dal dolore si può uscire?
Sì, il dolore c’è per molte – non per tutte – il lieto fine è per tutte. Le protagoniste di queste vicende dimostrano che dalla sofferenza si può, si deve uscire. Non possiamo essere condannate a stare male per sempre, nemmeno quando la vita ci segna in profondità. Certo, ogni dolore ha i suoi tempi e i suoi modi per essere elaborato, ma gli esseri umani sono programmati per rinascere continuamente.
La forza di queste donne può essere d’esempio per altre che si trovano in difficoltà?
Lo è senz’altro e credo che oggi sia necessario avere degli esempi positivi. Abbiamo una pluralità di modelli a cui attingere ma la maggior parte sono persone famose, che appartengono a mondi diversi dai nostri. Come si fa a paragonarsi a chi ha molto più talento e opportunità di noi? Le “mie” coraggiose sono persone qualunque, l’identificazione è molto più immediata e anche la trasmissione di senso.
Cos’è per te il coraggio?
È la forza del cuore grazie a cui si accolgono le prove che la vita ci mette di fronte. Parafrasando una preghiera attribuita a diverse persone con, appunto, più talento di me, il coraggio unisce “la serenità di accettare le cose che non possiamo cambiare, la forza di cambiare le cose che possiamo cambiare, e la saggezza per conoscerne la differenza”.
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