L’amministrazione Usa ha sospeso le domande per l’immigrazione delle persone provenienti da 19 paesi. Nel frattempo vanno avanti le retate nelle città.
Il governo della Svezia ha inviato un manuale di 20 pagine alla popolazione. Obiettivo: essere preparati in caso di guerra. Non veniva pubblicato dal 1987.
“Cittadini della Svezia, ecco cosa fare in caso di guerra”. Da lunedì 28 maggio, a tutti gli abitanti della nazione scandinava è stato distribuito un libretto di venti pagine. Obiettivo: preparare la popolazione all’eventualità di gravi crisi legate ad attentati, cyberattacchi e – soprattutto – conflitti armati all’interno dell’Europa.
Il manuale, pubblicato in tredici lingue, non veniva più pubblicato dal lontano 1987: per trent’anni, si era ritenuto sufficientemente remoto il rischio di una guerra. “Benché la nostra nazione sia più al sicuro di altri paesi, non possiamo escludere che la nostra indipendenza e la nostra sicurezza possano essere minacciate”, ha spiegato Dan Eliasson, responsabile dell’Agenzia svedese per la Sicurezza civile.
Nel libretto viene illustrato alla popolazione lo scenario al quale si andrebbe incontro in caso di conflitto: l’erogazione dell’energia elettrica e dell’acqua corrente sarebbero sospese, così come il riscaldamento; le reti telefoniche e l’accesso ad internet potrebbero non funzionare; i trasporti e i servizi bancari potrebbero risultare inaccessibili. Il cibo, inoltre, scarseggerà.
Sweden re-issues ‘if war comes’ pamphlet last distributed during the Cold War https://t.co/EtauZAVVzs pic.twitter.com/YeaF713A3S
— National Post (@nationalpost) May 22, 2018
Ciò nonostante, ai cittadini svedesi vengono forniti consigli utili per resistere una settimana senza alcun aiuto esterno. Vengono indicati inoltre i rifugi anti-aerei più vicini, con l’indicazione di una mappa nazionale pubblicata su internet. E viene spiegato – anche attraverso alcuni video pubblicati sui social network – come preparare un kit di sopravvivenza o costruire una capanna nel proprio salotto per difendersi dal freddo. Secondo il deputato Björn von Sydow, “se il nemico saprà che la popolazione è preparata a resistere e non rimarrà paralizzata in caso di offensiva armata, ciò rappresenterà un elemento dissuasivo”.
Che la Svezia intenda prepararsi al peggio, d’altra parte, era stato chiaro fin dal 2015. All’epoca, a pochi mesi di distanza dall’annessione della Crimea da parte della Russia, fu rilanciato il concetto di “difesa totale” del territorio, dottrina che era stata abbandonata dai tempi della guerra fredda. Inoltre, a dicembre, il Parlamento aveva pubblicato un Libro bianco nel quale si sottolineava il crescente rischio di conflitti armati (e si suggeriva di investire centinaia di milioni di euro per modernizzare la difesa militare e civile).
Ciò nonostante, fortunatamente minacce immediate non esistono. Proprio per questo, la Svezia ha messo a disposizione un numero verde che risponde in nove lingue, al fine di evitare casi di panico e di “fake news”. Perché il miglior modo di difendersi dalla guerra resta preservare, sostenere e celebrare la pace.
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