
Upcycling è stata eletta parola dell’anno 2019, ma per Favini non è una novità
In tempi non sospetti Favini ha fatto dell’upcycling, ovvero la pratica di riutilizzo di materiali di scarto, uno dei propri capisaldi.
In tempi non sospetti Favini ha fatto dell’upcycling, ovvero la pratica di riutilizzo di materiali di scarto, uno dei propri capisaldi.
Utilizzando sottoprodotti della lana e del cotone Favini ha creato Refit, materiale ecologico per stampa e imballaggi.
In meno di dieci anni Favini ha raggiunto risultati eccellenti nel miglioramento dei processi produttivi della carta: meno acqua e meno energia, per ridurre le emissioni di CO2.
L’azienda italiana si è guadagnata la candidatura al prestigioso riconoscimento per il suo programma di riuso creativo promosso tra dipendenti e stakeholder.
L’idea della start up Orange FIber è stata quella di creare un tessuto sostenibile utilizzando i residui alimentari della lavorazione degli agrumi, così da preservare le risorse naturali e favorire l’economia circolare. La stessa cosa che Favini fa con la carta Crush.
Il premio è dedicato alle migliori iniziative e ai migliori progetti legati al riciclo della carta e all’economia circolare. A vincere anche due aziende italiane.
Dopo la carta realizzata con gli scarti di lavorazione dei fagioli, ecco Crush Lenticchia, carta che utilizza lenticchie scartate dal processo produttivo.
Le fibre scartate dalla lavorazione industriale ritornano nel ciclo e si intrecciano a quelle di cellulosa creando un nuovo mareriale.
Un nuovo astuccio realizzato con parte degli scarti di lavorazione dei fagioli, totalmente riciclabile e certificato Fsc.
La produzione delle due carte ecologiche dell’azienda veneta compensata con progetti di riforestazione in Africa e di produzione di energia in India.