Upcycling

Favini trasforma in carta gli scarti della moda

Utilizzando sottoprodotti della lana e del cotone Favini ha creato Refit, materiale ecologico per stampa e imballaggi.

L’industria della moda, da sempre caratterizzata da un elevato impatto ambientale e dal paradigma intrinsecamente sbagliato del bulimico consumo, sta finalmente trasformandosi per abbracciare i principi della sostenibilità. In particolare l’economia circolare, che prevede cioè un ciclo chiuso e che minimizza le risorse impiegate per la produzione, è il principale strumento per raggiungere tale obiettivo. Questa strada è stata intrapresa da Favini, storica cartiera che opera nei settori della moda, del design, dell’abbigliamento tecnico-sportivo e della cartotecnica, specializzata nella realizzazione di grafiche innovative a base di materie prime principalmente naturali per il packaging.

Esempio di packaging realizzato con la nuova carta Refit
L’uso degli scarti industriali limita l’utilizzo di materie prime vergini e promuove il riuso creativo di scarti, secondo la filosofia dell’economia circolare © Favini

Refit, la carta sostenibile

Da tempo Favini produce una gamma di carta ecologica realizzata con sottoprodotti di lavorazioni agro-industriali, come residui di mandorle e nocciole, agrumi, caffè, lenticchie, mais, kiwi, lavanda, ciliegia, uva e olive. A queste si aggiunge oggi una nuova carta, chiamata Refit, realizzata con residui della produzione tessile di lana e cotone.

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Nuova vita agli scarti

La nuova carta, prodotta con fibre vegetali da albero e fibre tessili di lana e cotone, riciclabile e biodegradabile al 100 per cento, è “un esempio concreto di simbiosi industriale che valorizza gli scarti industriali, per sostenere la lotta allo spreco all’interno di una filiera virtuosa”, si legge in un comunicato stampa di Favini. Gli scarti del settore tessile sarebbero infatti destinati al conferimento in discarica, grazie a Favini assurgono invece a nuova vita diventando stampe e imballaggi di pregio.

Carte create con i vari tipi di scarti tessili
La gamma si compone di cinque colori: blue e black per la linea Refit Wool, e white, pearl e grey per le varianti Refit Cotton. Le grammature disponibili si estendono da 120 a 360 g/m2 © Favini

Refit, una carta unica

Refit è composta per oltre il 15 per cento da fibra derivante da sottoprodotti tessili, il 40 per cento è costituito da cellulosa di riciclo post consumo certificata dal Forest Stewardship Council (Fsc) e il restante 45 per cento da fibre di cellulosa vergine certificata Fsc. L’utilizzo di materiali inusuali come i residui di lana e cotone conferisce alla carta un aspetto peculiare. Da un punto di vista tattile, ha spiegato Favini, “la lana contenuta in Refit Wool stuzzica i polpastrelli con una ruvidità distintiva della linea, mentre il cotone conferisce un tocco morbido a Refit Cotton”.

Blocco realizzato con la carta sostenibile Refit
“Ancora una volta Favini interpreta in modo originale e innovativo il tema dell’economia circolare, rivolgendosi questa volta al mondo della moda”, ha detto Eugenio Eger, amministratore delegato di Favini © Favini

Una filiera virtuosa

I sottoprodotti del tessile utilizzati per la produzione della carta Refit sono di origine italiana e provengono dalla lavorazione di cardatura, filatura e tessitura. “Il percorso di Favini nel mondo del riuso creativo degli scarti di altre filiere produttive si arricchisce di una nuova gamma di prodotti: Refit, che offre una nuova vita agli scarti tessili – ha dichiarato Eugenio Eger, amministratore delegato di Favini -. Sottoprodotti della lana e del cotone si sostituiscono parzialmente alla cellulosa di albero e trasferiscono alla carta Refit l’esperienza distintiva tattile e visiva tipica dei capi d’abbigliamento in fibra naturale”.

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