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In meno di dieci anni Favini ha raggiunto risultati eccellenti nel miglioramento dei processi produttivi della carta: meno acqua e meno energia, per ridurre le emissioni di CO2.
È un percorso iniziato già nel 2009 quello di Favini nel mondo della sostenibilità ambientale. Un percorso che ha portato a raggiungere ottimi risultati, dimostrando un impegno costante da parte dell’azienda nel ridurre il proprio impatto ambientale. La carta, per essere prodotta, necessita di molta acqua e molta energia. Sono queste dunque le due risorse sulle quali l’azienda di Rossano Veneto ha concentrato gli sforzi maggiori, arrivando a ridurre del 39 per cento i consumi idrici e del 16 per cento quelli energetici rispetto ai valori del 2009.
“Siamo soddisfatti del percorso intrapreso. I risultati ottenuti sono un ottimo indicatore a dimostrazione del nostro impegno a favore di uno sviluppo sempre più sostenibile in un settore sensibile come quello cartario”, ha detto Eugenio Eger, amministratore delegato di Favini. “Per noi, infatti, la sostenibilità è un valore che dev’essere declinato in ogni ambito produttivo e gestionale con la certezza che il rispetto di questi temi garantisca una crescita economica e ambientale”.
A dimostrazione che si può fare carta di qualità continuando ad investire e a fare ricerca, la cartiera veneta negli anni ha lanciato sul mercato prodotti unici come la carta Shiro Alga Carta, a base di alghe infestatni provenienti da ambienti marini in difficoltà, Crush, prodotta a partire dai residui di lavorazione agro-industriale e Remake, una carta speciale realizzata con i sottoprodotti della lavorazione del cuoio. Economia circolare messa in pratica. Ma in una cartiera è l’acqua la risorsa regina: serve per la movimentazione e la distribuzione delle fibre, serve per migliorare l’aspetto superficiale e le qualità di stampa della carta, serve sotto forma di vapore acqueo nel processo di asciugatura. Favini, dal 2009 al 2017, è riuscita a ridurre di ben 666.900 metri cubi i consumi (solo nel 2017 la riduzione è stata del 72 per cento).
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— Favini (@favini_it) 23 gennaio 2018
Il percorso di sviluppo sostenibile di Favini riguarda anche gli aspetti energetici. Per questo, grazie ad un sistema di monitoraggio e analisi dei consumi delle proprie attività, ha raggiunto una riduzione energetica del 16 per cento, sempre rispetto ai dati del 2009. Risultato raggiunto grazie anche alla presenza negli stabilimenti di impianti di cogenerazione dedicati. Nello stabilimento di Crusinallo, ad esempio, l’impianto di cogenerazione attivo dal 2016 è in grado di produrre il 100 per cento dell’energia termica ed elettrica necessaria per il processo produttivo.
La carta Crush, in questo caso realizzata con gli scarti di lavorazione della lavanda © FaviniRidurre i consumi significa anche ridurre le emissioni di CO2. In una cartiera la maggior parte delle emissioni sono quelle collegate al processo produttivo. Favini in questo caso ha investito in attrezzature ad alta tecnologia e può beneficiare dell’autoproduzione di energia idroelettrica: in questo modo ha potuto limitare la propria carbon footprint. Il risultato è piuttosto sorprendente: -21 per cento rispetto al 2009, nonostante una consistente crescita della produzione. Inoltre l’azienda, grazie a un’azione di carbon offset e all’acquisto di carbon credit, ha interamente compensato le emissioni di CO2 generate per la produzione delle linee ecologiche Shiro, Crush e Remake.
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