Il limbo dei migranti venezuelani, tra l’emergenza coronavirus e il desiderio di tornare a casa
Il coronavirus non discrimina, ma gli effetti dell’emergenza hanno colpito alcune persone più duramente, come i migranti venezuelani in Sud America.
Il coronavirus non discrimina, ma gli effetti dell’emergenza hanno colpito alcune persone più duramente, come i migranti venezuelani in Sud America.
Un paradiso terreste di 13mila chilometri quadrati, irrimediabilmente compromesso da quasi un secolo di estrazioni sconsiderate. Così il lago di Maracaibo in Venezuela è diventato nero.
24mila bambini nati da genitori venezuelani in Colombia otterranno la cittadinanza. Così il governo colombiano assicura il diritto all’accesso alle cure e all’istruzione dei più piccoli in fuga dalla crisi sociale e politica in Venezuela.
Il tentativo di colpo di stato in Venezuela non è riuscito. La maggior parte dell’esercito è rimasto fedele a Nicolas Maduro. Gravi scontri a Caracas.
Il leader dell’opposizione Juan Guaidó ha lasciato una base militare accompagnato da alcuni soldati, inneggiando alla “rivolta finale”.
L’elettricità è finalmente tornata in quasi tutto il Venezuela. Ora si contano i danni del blackout durato una settimana.
Al confine fra Colombia e Venezuela si è svolto il Venezuela Aid Live, concerto organizzato da Richard Branson per fare pressione sul governo Maduro perché accetti gli aiuti internazionali.
Il leader dell’opposizione Juan Guaidó vuole far passare dei camion carichi di aiuti umanitari alle frontiere del Venezuela. Duri scontri con i militari.
Da Nicolas Maduro no alla richiesta di nuove elezioni dell’Unione europea. La crisi del Venezuela divide in due il mondo, come durante la guerra fredda.
Juan Guaidó, leader dell’opposizione in Venezuela, si è autoproclamato presidente. Gli Stati Uniti lo riconoscono. Scontri in piazza: 16 morti.