![Quella volta che Kamala fermò Barack](https://cdn.lifegate.it/OOIqkEz53BiJZju6ZfGXnX2vN9c=/470x315/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/07/kamala-harris.jpg, https://cdn.lifegate.it/l3OTOIhp8hYA3jGanb1sbbYYzdw=/940x630/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/07/kamala-harris.jpg 2x)
Dopo la scelta di Joe Biden di passare il testimone a Kamala Harris si apre un nuovo capitolo della storia degli Stati Uniti d’America. Da scrivere in soli 100 giorni.
L’elettricità è finalmente tornata in quasi tutto il Venezuela. Ora si contano i danni del blackout durato una settimana.
Aggiornamento 14 marzo – Il blackout è finito. L’elettricità è stata ripristinata sull’intero territorio del Venezuela, ad eccezione di qualche zona dove “tornerà nelle prossime ore”. Lo ha reso noto il ministro della Comunicazione, Jorge Rodríguez, il quale ha aggiunto che le attività lavorative riprendono oggi, mentre le scuole resteranno chiuse fino a domani.
https://t.co/entIqPGEzw Anuncios: 1)se reanudan mañana 14/03 actividades laborales en todo el país 2)Se prorroga suspensión de act escolares x 24 hs. 3)Fin de semana ejercicios militares Ana Karina Rote para resguardo de instalaciones eléctricas e hídricas.Ahorremos electricidad
— Jorge Rodríguez (@jorgerpsuv) 13 marzo 2019
I cittadini venezuelani sono al buio da giorni: “sembra un film di fantascienza” secondo il leader dell’opposizione, Juan Guaidó, il quale ha comunicato che 16 stati rimangono tuttora senza corrente elettrica dopo il blackout che giovedì 7 marzo ha interessato il 70 per cento del paese.
“Stiamo per arrivare al punto in cui ci mangeremo l’un l’altro”, racconta al New York Times Zuly González, che vive nella capitale Caracas. Difficile conservare gli alimenti col frigorifero fuori uso, in un paese dove i beni di prima necessità scarseggiano. Impossibile per le organizzazioni umanitarie spedire aiuti con l’aeroporto chiuso, in un luogo dove le ingerenze straniere non vengono viste di buon occhio: da quando Guaidó, con il sostegno degli Stati Uniti, si è autoproclamato presidente del Venezuela, lo scontro con l’eletto Nicolás Maduro non conosce tregua.
A preoccupare particolarmente sono le condizioni degli ospedali che stanno facendo affidamento, qualora ne dispongano, sui generatori. Il senatore repubblicano Marco Rubio aveva parlato su Twitter di “80 neonati morti all’ospedale di Maracaibo”, ma i medici hanno smentito la notizia. Il direttore di Codevida, un’organizzazione per la tutela del diritto alla salute, ha riportato invece la perdita di 15 pazienti per l’impossibilità di essere sottoposti a dialisi.
Alcune famiglie sono rimaste senz’acqua, la metropolitana ferma; il settore privato sta riportando pesanti danni economici mentre le comunicazioni risultano sporadiche. Ieri c’era una ventina di macchine parcheggiate sul bordo di un’autostrada di Caracas. “So di sembrare una vecchia pazza”, ha spiegato al Washington Post Carolina Pardo, personal trainer di 45 anni. “Ma è l’unico posto in città dove il cellulare prende”.
Oggi, uffici e scuole sono chiusi. Maduro, che sostiene che il blackout sia frutto di un sabotaggio da parte degli americani e dell’opposizione, si è mostrato tranquillo: “Continuiamo a lavorare per il recupero del sistema elettrico. La macabra strategia di portarci ad uno scontro fallirà. Vinceremo!”. Guaidó, dal canto suo, accusa il governo di omicidio e chiederà nelle prossime ore la proclamazione dello stato d’emergenza nazionale.
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