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Fermarsi non è previsto. Fermarsi non è proposto, fermarsi non è neppure preso in considerazione tra le possibili ipotesi.
La nostra è la cultura dell’azione, dell’efficientismo,
della produzione, del consumo, del “fare, fare e ancora fare”. E’
diventato ormai così normale essere impegnati fino
all’inverosimile che non ci accorgiamo neppure
dell’assurdità del vortice in cui siamo rimasti impigliati.
Oppure ce ne accorgiamo, ma non sappiamo come fermarci.
E quando arriva l’agognata vacanza, spesso, veniamo
semplicemente coinvolti da un vortice diverso, ma sempre originato
da quella impalpabile aspettativa esterna che ci sollecita a
impegnare attivamente il nostro tempo, facendo sport, turismo,
imparando una lingua, rimettendo a posto la casa o, peggio ancora
portandoci dietro gli arretrati del lavoro.
Fermarsi non è previsto. Fermarsi non è proposto,
fermarsi non è neppure preso in considerazione tra le
possibili ipotesi.
Fermarsi è anche molto difficile. Perché passare
improvvisamente dall’iperattività all’inazione desta quasi
un senso di angoscia, viene vissuto come uno spreco, diventa un
sintomo di inutilità. La nostra cultura non è
programmata per prevedere, e men che meno apprezzare, la pausa.
Pausa che, guarda caso, è però un elemento
fondamentale in ogni aspetto naturale dell’esistenza: giorno e
notte, estate e inverno, inspirazione ed espirazione. Pausa che
culture più antiche della nostra hanno previsto come aspetto
fondamentale dell’esistenza personale oltre che di quella
universale.
La vita stessa, secondo il taoismo, si esprime in termini di
wu e di wu wei, azione e non azione; dove “non
azione” non sta per “passivo”, ma per “ricettivo”. La pausa, quindi
non è rappresentata da una stasi, ma da un diverso modo di
procedere, dalla capacità di “rispettare gli eventi senza
aggredirli e di conseguenza senza arrecare squilibri”.
Il concetto di wu wei taoista è l’antidoto ideale per la sbornia di
iperattività da cui siamo affetti cronicamente. Implica un
diverso atteggiamento nei confronti della vita, una maggior
attenzione alle necessità e ai ritmi propri, altrui e del
mondo che porta, a sua volta, a uno stile di vita più sano e
più armonico.
Implica, in realtà, ancor di più perché porta
a ottenere il massimo effetto attraverso il minimo intervento sul
corso naturale degli eventi, insegnando a fluire nella vita secondo
l’ideale taoista incentrato sull’autonomia dell’individuo, sulla
libertà, sulla gioia e sul rapporto con la natura.
E quando si entra in sintonia con ritmi che scandiscono il divenire
all’interno dell’universo, si impara a riconoscere, valorizzare e
apprezzare anche gli indispensabili momenti di pausa.
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