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Non è la magia, bensì la psicologia, la disciplina che meglio può usare le carte dei tarocchi per permettere alla persona di guardarsi dentro e scoprire qualche cosa di sé.
Le carte dei
Tarocchi descrivono, con un linguaggio figurato e
poetico, le esperienze umane essenziali e gli essenziali schemi di
evoluzione dell’individuo. Rappresentano gli archetipi universali
che esistono presso tutti i popoli, e in tutte le culture ed epoche
della storia, trascendendo i cambiamenti verificatisi nella cultura
e nella consapevolezza individuale dei tempi moderni.
Per meglio comprendere l’ambivalenza della psiche e del
comportamento umano, la moderna
psicologia del profondo ha dovuto inevitabilmente
ritornare alle origini, agli archetipi, alla descrizione
immaginaria, elaborata e perennemente viva, di ciò di cui
siamo fatti “dentro”.
I tarocchi possono così essere utilizzati come strumento
d’analisi, alla pari dei
sogni, nella terapia psicoanalitica, e per disvelare
profondi insight sulla psiche umana.
Nel mondo immaginario della
psiche, le esperienze sono connesse tra loro non dalla
causalità, ma dal significato. Le corrispondenze tra gli
eventi della vita pratica e le figure della carte dei tarocchi si
hanno non perché le carte siano “magiche”, ma perché
esiste una comunanza di significato.
Per ogni esperienza umana c’è una carta dei tarocchi che le
corrisponde e che, in modo più o meno misterioso,
salterà fuori, nel corso di una smazzata, nel momento in cui
staremo vivendo, sul piano interiore, un analogo evento
archetipico.
Il modo in cui i tarocchi “funzionano”, dunque, in senso
predittivo, è come una sorta di specchio della psiche. La
natura
archetipica delle figure fa vibrare le corde segrete e
inconsce dell’analista e riflette una conoscenza o una percezione,
fino a quel momento ignote, in relazione alla situazione
dell’analizzando, e quindi svela delle
cose, di cui probabilmente non si potrebbe venire a
conoscenza in alcun modo razionale.
Flaminia
Nucci
psicanalista junghiana
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