Il brand del gruppo cinese Chery annuncia il debutto di modelli ibridi ed elettrici più compatti e accessibili. Mentre procede l’impegno sui progetti ambientali.
Passo avanti epocale per la guida autonoma. A Singapore è infatti partito il primo servizio di taxi senza conducente. L’attività è circoscritta a un’area di 2,5 km quadrati e prevede, almeno al momento, la presenza di un driver per le situazioni d’emergenza, ma si tratta comunque di un’anteprima e apre la strada a una sperimentazione
Passo avanti epocale per la guida autonoma. A Singapore è infatti partito il primo servizio di taxi senza conducente. L’attività è circoscritta a un’area di 2,5 km quadrati e prevede, almeno al momento, la presenza di un driver per le situazioni d’emergenza, ma si tratta comunque di un’anteprima e apre la strada a una sperimentazione “sul campo” ad ampio spettro.
Artefice del progetto non è una multinazionale dell’energia o un costruttore di auto, bensì la piccola startup NuTonomy, nata nel 2013 ad opera di due scienziati del Mit (Massachusetts Institute of Technology) di Boston. Il servizio si basa su di una flotta di sei vetture elettriche, più precisamente le city car Mitsubishi i-MiEV, forti di una potenza massima di 67 cv e di un’autonomia di 150 km, e le berline compatte Renault Zoe, accreditate di 88 cv e di una percorrenza media di 240 km a ogni ricarica. Entro la fine dell’anno i veicoli diventeranno una dozzina, così da ampliare la sperimentazione, e ogni auto sarà dotata di due telecamere e un set completo di laser Lidar, acronimo dall’inglese Laser Imaging Detection and Ranging, che mediante il telerilevamento determina la distanza di un oggetto o di una superficie.
Nella fase prototipale del servizio, come accennato, saranno presenti a bordo un guidatore passivo, chiamato a intervenire solo qualora il sistema di guida autonoma abbia problemi tecnici o si trovi a fronteggiare situazioni anomale, e un ricercatore, seduto posteriormente, deputato al controllo dei computer di bordo. I clienti dei primi taxi autonomi verranno scelti dalla compagnia, mentre nei prossimi mesi è prevista l’estensione del servizio ad alcune migliaia di persone. Le corse saranno gratuite e opzionabili mediante un’apposita app, così da sviluppare, oltre alla gestione delle vetture senza conducente, un moderno sistema di prenotazione che, in un futuro non troppo lontano, consenta all’utente di essere raggiunto sotto casa dall’auto in totale autonomia. L’orizzonte ideale per la diffusione del car sharing.
Singapore è il campo di prova ideale per un servizio di taxi autonomi, trattandosi di una metropoli con condizioni metereologiche favorevoli, ottime infrastrutture e automobilisti disciplinati. Un tocco d’Oriente in un progetto dal cuore italiano, dato che NuTonomy è stata fondata dal connazionale Emilio Frazzoli, docente di Astronautica e Aeronautica, e dallo scienziato americano Karl Iagnemma. Una startup ambiziosa, inizialmente accolta con scetticismo dalle case costruttrici d’auto ma, ad oggi, capace d’anticipare un colosso del trasporto privato quale Uber, fresco dell’attivazione di un servizio analogo nella città di Pittsburgh, in Pennsylvania.
NuTonomy conta di approdare a un servizio di taxi completamente autonomo entro il 2018, per poi destinare la tecnologia senza conducente ai veicoli privati, dando un eccezionale impulso alla diffusione del car sharing. Un’evoluzione che, in una città come Singapore, potrebbe portare alla riduzione del 60 per cento del traffico veicolare.
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