
I borghi italiani stanno scomparendo. Ruralis li rilancia con il turismo rurale, valorizzando le case vacanza e rafforzando la comunità e l’economia locale.
Sulla costa meridionale dell’Africa occidentale, tra il Ghana e il Benin, c’è il Togo, poco turismo e condizioni di vita precaria
Terra magica dell’Africa nera, il Togo, regno del vudù, dove
il turismo è arrivato per poco e quasi subito “fuggito” a
causa delle vicissitudini politiche.
C’è, di fatto, una sorta di dittatura militare da oltre 30
anni, che non ha giovato alla popolazione locale e all’immagine del
paese.
Lomé è una città che non ha a a che vedere con
l’immagine che abbiamo di capitale: poche strade asfaltate (il
resto è tutta sabbia), case basse e diroccate, bancarelle
ovunque, persone, soprattutto donne, che camminano per strada
avvolte in abiti colorati con i loro bambini legati attorno alla
vita e un cesto sulla testa, sono venditrici ambulanti.
Nel mercato grande c’è sempre una folla colorata e vociante
e tante bancarelle con tantissimi oggetti, molti di artigianato
locale. Viene spontaneo chiedersi a chi venderanno tutta quella
merce, in quanto in Togo i turisti sono pochi e gli abitanti del
luogo sopravvivono in condizioni precarie, circolano pochi soldi e
il denaro è sudicio e logoro.
I togolesi sono un popolo decisamente particolare: si muovono con
la flemma tipica degli africani, visto il caldo afoso, però
sono puntuali e precisi, se prendi un appuntamento con loro
arrivano con un ritardo tollerabile, hanno gusto e classe.
Il loro sguardo dignitoso, di una fierezza pura, ti colpisce come
colpisce il calore affettuoso con il quale ti accolgono e ti
offrono quel poco che hanno, sono poveri, ma il paese è
ricco di frutta, di cacao e di caffè, anche se, purtroppo il
colonialismo e il neocolonialismo ne hanno fatto razzia.
La natura, al di fuori della città che è polverosa ed
inquinata, è rigogliosa, verdeggiante, e si può
gustare dell’ottimo succo di cocco bevuto direttamente dalle noci,
vendute per strada. Non bisogna poi dimenticare l’oceano, molti
abitanti del luogo sono pescatori, e le spiagge incantevoli che
potrebbero (se ben curate e ben gestite) dare lavoro a molta gente
e competere con mete più esotiche. Le spiagge, in
città, invece sono diventate il rifugio di tante persone
sfortunate senza casa e senza mezzi di sussistenza che bivaccano,
in condizioni inumane lungo il litorale.
Quest’Africa ha un odore forte, intenso che ti rimane addosso, come
ti rimane nell’anima il caloroso affetto delle persone che incontri
laggiù alle quali la vita non ha sorriso e mentre tu ritorni
alla tua “quotidianità”, dopo aver visto e compreso
più cose del mondo, loro rimangono laggiù a lottare
per sopravvivere l’unica consolazione è sapere che un giorno
tutto ciò potrebbe cambiare.
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