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Da sempre, ma a maggior ragione più in un’epoca di crisi e di disoccupazione, c’è molta attenzione riguardo ai compensi dei top manager. Ebbene, in un prossimo futuro oltre all’attenzione gli azionisti di una società potranno avere anche voce. L’Unione europea (Ue) ha proposto la revisione di una direttiva (direttiva 2007/36/CE), che potrebbe ampliare
Da sempre, ma a maggior ragione più in un’epoca di crisi e di disoccupazione, c’è molta attenzione riguardo ai compensi dei top manager. Ebbene, in un prossimo futuro oltre all’attenzione gli azionisti di una società potranno avere anche voce.
L’Unione europea (Ue) ha proposto la revisione di una direttiva (direttiva 2007/36/CE), che potrebbe ampliare i diritti degli azionisti e accordare loro anche il cosiddetto “say on pay”, cioè dire la propria in fatto di remunerazioni. Per la prima volta a livello europeo, si introdurrebbe il voto (anche se non vincolante) degli azionisti sulle retribuzioni. Le proposte obbligherebbero le società a pubblicare informazioni trasparenti, comparabili ed esaurienti sulle loro politiche retributive e sulle relative modalità di attuazione.
In base alla proposta di revisione, gli investitori istituzionali e ai gestori di patrimoni avrebbero obblighi di trasparenza più rigorosi in materia di politiche di investimento e di impegno nelle società in cui investono, istituendo un quadro per facilitare l’identificazione degli azionisti, in modo che possano esercitare più agevolmente i loro diritti, ad esempio i diritti di voto, in particolare in contesti transfrontalieri, il 44 per cento degli azionisti risiede in un altro stato membro o fuori dai confini della Ue.
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