Il sargasso soffoca le coste caraibiche. Tra le cause, agricoltura e clima

Le distese di sargasso nelle acque dell’Atlantico hanno raggiunto livelli record. Ma c’è anche chi si rimbocca le maniche per cercare soluzioni.

  • Il Sargassum è un’alga tossica che prolifica tra marzo e ottobre soprattutto ai Caraibi, nel Golfo del Messico e in Florida.
  • Dopo diversi anni di proliferazione anomala, le quantità di sargasso hanno raggiunto livelli record, creando vari problemi ambientali ed economici.
  • C’è anche chi si sta ingegnando per limitare i danni, o trasformare il fenomeno in un’opportunità.

Chiudendo gli occhi e pensando a Miami o alle isole caraibiche, viene spontaneo immaginare spiagge paradisiache. La realtà fotografata in queste settimane è un po’ diversa: macchie brune che galleggiano sull’oceano raggiungendo le coste e i porticcioli delle località marittime. Si tratta del Sargassum (sargasso), un’alga tossica che prolifica tra marzo e ottobre. Ad aprile, quando la stagione della fioritura era appena all’inizio, l’università della South Florida ha calcolato che aveva già raggiunto i 31 milioni di tonnellate: il 40 per cento in più rispetto al precedente record che risaliva a giugno 2022. Stando a quanto riportato dalla Cnn a metà maggio, forma una striscia sull’oceano lunga 8.850 chilometri.

Perché la fioritura di sargasso è fuori controllo

Il sargasso è un’alga bruna presente soprattutto nell’Atlantico e ai Caraibi. In presenza di condizioni favorevoli – vale a dire temperature alte, nutrienti in abbondanza e assenza di forti correnti – si riproduce rapidamente per via vegetativa, formando enormi distese galleggianti. A partire dal 2011, spiegano gli esperti interpellati dalla Cnn, la regione dei Caraibi, del Golfo del Messico e della Florida meridionale sono inondate da quantità di sargasso sempre più imponenti.

Di per sé, quest’alga è parte integrante dell’habitat marino. Una sua proliferazione anomala, tuttavia, comporta conseguenze nefaste – e non solo a livello estetico. Perché queste macchie brune sulla superficie dell’acqua tolgono la luce ai coralli e alla vegetazione marina, riducono l’ossigeno disciolto e interferiscono con la catena alimentare. Ospitano anche larve e altri organismi marini che irritano la pelle dei bagnanti. Una volta giunte a riva, poi, marciscono rilasciando gas maleodoranti, in primis il solfuro di idrogeno, notoriamente tossico.

Sebbene dunque la fioritura di sargasso sia un fenomeno naturale, questo ritmo incontrollato è figlio da un lato dell’incremento della temperatura dell’acqua, dall’altro lato dall’eccesso di nutrienti. In particolare di azoto, in arrivo dall’atmosfera (portato dalla sabbia del deserto o dalla combustione delle fonti fossili) oppure da terra, coi fertilizzanti agricoli. L’Amazzonia, in particolare, è reduce da due anni consecutivi di siccità estrema: le prime piogge hanno trascinato via la materia organica ormai secca, nutrendo il sargasso.

Le innovazioni per limitare i danni del sargasso

Non stupisce il fatto che i cumuli di sargasso sulle spiagge delle isole dei Caraibi siano un duro colpo per il turismo. Nonché per la pesca, perché le alghe restano impigliate nelle reti e talvolta le strappano per il loro peso. Ma ci sono anche imprenditori e realtà locali che si rimboccano le maniche e provano a trasformare questo fenomeno in un’opportunità economica. Un articolo pubblicato da The Conversation racconta che Legena Henry, docente universitaria di Barbados, ha elaborato una tecnica per produrre un biocarburante a base di alghe che funziona anche per le automobili. Algas Organics, invece, è un’impresa di Saint Lucia che vende tonici per le piante a base di sargasso.

In parallelo, isole come la Giamaica hanno adottato sistemi di allerta precoce. Di norma servono per mettersi al riparo in vista degli uragani; in questo caso segnalano le correnti oceaniche che potrebbero trasportare grandi quantità di alghe verso le coste, per dare ai pescatori il tempo di prepararsi. La startup Sos Carbon, nata dal dipartimento di Ingegneria meccanica del Massachusetts Institute of Technology, ha progettato una barca che raccoglie il sargasso prima che venga trascinato a riva.

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