A Ivrea è stata aperta l’ennesima indagine per tortura in un carcere italiano

45 persone sono finite nel registro degli indagati per le presunte violenze avvenute nel carcere di Ivrea. Oggi in Italia circa 200 agenti sono accusati o indagati per tortura.

  • I detenuti di Ivrea hanno raccontato di violenze e abusi psicologici che andrebbero avanti dal 2015.
  • Il carcere piemontese presenta diverse problematiche anche dal punto di vista strutturale, sottolinea Associazione Antigone.
  • Il caso di Ivrea è la prima volta in Italia in cui finiscono nel registro degli indagati anche degli educatori.

È stata aperta una nuova inchiesta per tortura in un carcere italiano, questa volta a Ivrea. 45 persone tra membri della polizia penitenziaria, medici e funzionari sono finite nel registro degli indagati per le presunte violenze avvenute nell’istituto negli ultimi tre anni, dopo che pochi mesi fa era partita un’altra inchiesta sempre per presunta violenze e sempre nel carcere piemontese.

Le barriere di un carcere
45 persone sono indagate per presunte torture nel carcere di Ivrea © Oli Scarff/Getty Images

A oggi sono circa 200 gli agenti pentitenziari indagati o sotto processo per tortura in italia, dopo l’introduzione del reato nel 2017. Il caso più noto è quello di Santa Maria Capua Vetere, ma situazioni simili riguardano molti altri istituti penitenziari italiani.

Le presunte violenze nel carcere di Ivrea

Tortura con violenze fisiche e psichiche, falso in atto pubblico, lesioni, minacce e calunnie. Sono questi i reati ipotizzati dalla procura di Ivrea nei confronti di 45 persone tra agenti penitenziari, medici e funzionari, che si sarebbero resi protagonisti di pestaggi a danno dei detenuti tra il 2019 e il 2022 nel carcere piemontese. La procura ha fatto effettuare perquisizioni nei confronti di 36 persone e ha sottolineato che al momento delle perquisizioni i reati risultavano ancora in corso.

I detenuti hanno raccontato dell’esistenza di due celle, “liscia” e “acquario”, dove sarebbero stati rinchiusi, sottoposti a violenze di vario tipo, isolati e senza nemmeno la possibilità di entrare in contatto con i loro legali difensori. La procuratrice capo di Ivrea ha scritto che gli elementi raccolti trovano riscontro nelle testimonianze dei detenuti, che hanno anche denunciato altre vessazioni come periodi di isolamento imposti per non fare vedere i segni delle violenze, braccia spaccate, umiliazioni fisiche, perquisizioni continue senza apparente motivo. Ma anche relazioni mediche falsificate e un sistema diffuso di omertà.

Nei mesi scorsi un’altra inchiesta per presunte violenze fisiche e psicologiche ha messo sotto indagine 25 persone tra agenti penitenziari e medici del carcere di Ivrea. Anche in quel caso si parla di presunti pestaggi nelle celle “liscia” e “acquario” e di altri abusi che combaciano con quelli dell’ultima indagine. Siccome i fatti si riferivano però al 2015 e 2016, quando in Italia ancora non esisteva una legge in proposito, in quel caso non è ipotizzato il reato di tortura.

Le criticità del carcere di Ivrea

“Da tempo il carcere di Ivrea è in sofferenza sotto diversi punti di vista”, spiega a LifeGate Daniela Ronco, ricercatrice di Associazione Antigone. Come si legge nell’ultimo report dell’associazione, nelle celle non sono garantiti i 3 metri quadri calpestabili per persona come vorrebbe la legge, manca l’acqua calda e anche la doccia. Le pareti presentano spesso muffa e le condizioni igieniche garantite ai detenuti sono definite “discutibili”, con le persone detenute che si trovano a cucinare nel locale wc. 

Nei giorni scorsi con il nostro osservatorio siamo stati in visita presso la Casa Circondariale di Ivrea che ospita 248…

Posted by Associazione Antigone on Monday, August 16, 2021

“Nelle nostre recenti visite nell’istituto sono state evidenziate anche carenze delle attività trattamentali e nell’assistenza sanitaria”, continua Ronco. “Tutte queste criticità hanno creato un clima pesante all’interno, da anni respiriamo varie difficoltà”. Le doppia inchiesta per presunte violenze si inserisce in questo contesto.

“Le prime segnalazioni e testimonianze in proposito sono di 7 anni fa e i fatti sarebbero continuati anche quando la questione era nota e c’erano degli indagati. Questo, se confermato, sarebbe il dato più grave nella situazione specifica di Ivrea rispetto agli altri casi”, continua Ronco. “Inoltre è il primo caso in cui ci sono funzionari giuridico-pedagogici coinvolti come indagati, anche questo è un grande problema. Bisogna capire per cosa sono indagati però certamente la notizia non è rincuorante: di fatto sono indagati tutti i ruoli istituzionali, dalla polizia penitenziaria, alle figure dirigenziali, fino a medici ed educatori. Il dato che deve destare attenzione è la gran quantità di persone coinvolte”. 

La procura di Ivrea in passato aveva chiesto l’archiviazione del procedimento relativo alle presunte violenze occorse tra il 2015-2016. Associazione Antigone aveva presentato opposizione all’archiviazione e il procedimento è effettivamente restato in piedi, passando però alla procura di Torino. La nuova indagine relativa alle presunte violenze degli ultimi tre anni è invece portata avanti dalla procura di Ivrea.

Crescono i processi per tortura

L’indagine per tortura aperta a Ivrea a carico di 45 persone è solo l’ennesima che riguarda questa fattispecie di reato nelle carceri italiane. Da quando nel 2017 è stata approvata una legge ad hoc che riguarda il reato di tortura, è come se si fosse rotto un muro di cristallo e i tribunali italiani sono stati sommersi da procedimenti di questo tipo.

Nel gennaio 2021 c’è stata la prima condanna per tortura per un agente penitenziario in Italia, riguardo alle violenze occorse nel carcere di Ferrara nel 2017. Il mese successivo dieci agenti del carcere di San Gimignano sono stati condannati per tortura per gli abusi commessi nel 2018. Il 7 novembre scorso è cominciato invece il maxi-processo per tortura a carico di 105 persone tra agenti penitenziari, dirigenti carcerari e medici, per le presunte violenze dell’aprile 2020 nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Processi simili sono poi in corso relativamente ai presunti abusi commessi a danno dei detenuti in altri istituti penitenziari italiani, come Torino. Mentre le indagini per le presunte torture vanno avanti anche relativamente alle rivolte di marzo 2020 in carceri come quello di Modena

Come sottolinea Susanna Marietti, coordinatrice di Associazione Antigone, “In questo momento sono più di 200 gli operatori penitenziari sotto indagine, sotto processo o condannati in primo grado in procedimenti penali su torture e violenze nelle carceri italiane”. L’indagine di Ivrea aperta in questi giorni è solo l’ennesimo tassello del puzzle.

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