
Storica sentenza della Corte costituzionale: la mamma non biologica di una coppia di donne ha stessi diritti e responsabilità in ambito lavorativo.
La Corte europea dei diritti dell’uomo condanna l’Italia per la mancata identificazione dei responsabili delle violenze ai manifestanti durante il G8 di Genova del 2001. E per l’assenza, allora, del reato di tortura.
I manifestanti del G8 di Genova del 2001, arrestati e condotti nella caserma di Bolzaneto “furono sottoposti ai di fuori di ogni dubbio a maltrattamenti, a una condizione di estrema vulnerabilità, ad abusi fisici, verbali e psicologici”. In una parola, secondo la Corte europea dei diritti umani, furono sottoposti a tortura.
Di nuovo l’Europa torna a condannare l’Italia per gli abusi delle forze dell’ordine sui manifestanti del G8 di Genova, parlando chiaramente di tortura, un reato che solamente da pochi mesi è stato introdotto nel codice penale italiano. Lo fa con una sentenza che riguarda il ricorso di 59 manifestanti. Nella sentenza, la Corte rimarca che proprio a causa della mancanza di un reato di tortura nella legge italiana all’epoca degli eventi, praticamente tutti gli atti di violenza erano ormai caduti in prescrizione quando i casi sono stati processati, e praticamente nessuna delle persone ritenute responsabili hanno ricevuto una pena adeguata.
La condanna della Corte Europea: a #Bolzaneto fu tortura. Qui il racconto di quei terribili giorni al #G8 di Genova >https://t.co/X2KRkiIfFz pic.twitter.com/TDD018cH8f
— Servizio Pubblico (@Serv_Pubblico) 26 ottobre 2017
Nel ricorso, i 59 manifestanti dichiaravano di essere stati soggetti a violenze prolungate e di forte intensità (insulti, utilizzo di gas lacrimogeni, percosse, privazione e distruzione degli effetti personali) da parte della polizia e dello staff medico presente nella caserma di Bolzaneto, dove gli arrestati furono detenuti dal 20 luglio 2001, nel primo giorno del G8, fino al giorno 22, a vertice ormai finito.
La Corte ha risposto riconoscendo la dimostrabilità dei trattamenti inumani e degradanti subiti, ma anche che “le difficoltà nell’identificazione degli autori delle violenze e il fatto che il codice penale italiano non preveda alcuna fattispecie di tortura ha complicato i processi”. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha disposto risarcimenti per i 59 manifestanti che vanno dai 10mila agli 85mila euro.
Solamente dallo scorso agosto l’Italia si è dotata, dopo lunghi anni di attesa e di rinvii, di una legge sul reato di tortura, che prevede la reclusione da un minimo di 4 a un massimo di 12 anni per chiunque, con violenze o minacce gravi e con crudeltà, “provochi acute sofferenze fisiche o un verificabile trauma psichico a una persona privata della libertà personale o affidata alla sua custodia, oppure che si trovi in condizioni di minore difesa”. La nuova legge non è però applicabile ai reati della Diaz e di Bolzaneto, risalenti ormai a 16 anni fa.
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