Dalla parte del futuro

Volano gli investimenti nell’idrogeno, tassello fondamentale per la transizione energetica

Il mondo guarda all’idrogeno e alle sue applicazioni con grande interesse per spingere la transizione energetica. Amundi lancia una strategia tematica.

Le potenzialità dell’idrogeno? Potenzialmente sconfinate, dall’iniezione nella rete del gas naturale all’accumulo di energia rinnovabile, dal riscaldamento domestico alle celle a combustibile destinate ad automobili e mezzi pesanti. Non stupisce, dunque, che questo comparto stia attirando interessanti volumi di investimenti.

L’idrogeno nel mix energetico dell’Unione europea

L’idrogeno tecnicamente non è una fonte di energia come per esempio il solare, l’idroelettrico o il geotermico, bensì un vettore, cioè un composto che veicola l’energia da una fonte a un’altra. Pur essendo l’elemento più abbondante di tutto l’universo, sulla Terra si trova soltanto combinato con altri elementi chimici da cui va separato con un processo che richiede un consumo di energia. L’idrogeno è definito verde quando generato dall’elettricità prodotta con fonti rinnovabili; blu e grigio quando si ottiene da fonti fossili con un processo chimico, detto reforming, rispettivamente con o senza sistemi per la cattura dell’anidride carbonica che ne riducono l’impatto ambientale.

Sull’idrogeno si fa ricerca applicata da oltre vent’anni e i passi compiuti sono notevoli: l’incremento delle prestazioni sul piano tecnologico è direttamente proporzionale al calo del costo e al tempo di vita dei prodotti. L’obiettivo condiviso è quello di accrescere la produzione di idrogeno verde, attualmente in svantaggio rispetto al “fratellastro” grigio, estratto dagli idrocarburi.

Con il lancio della Strategia europea sull’idrogeno, nel luglio 2020, la Commissione europea ha premuto l’acceleratore sull’introduzione di questo elemento nel mix energetico comunitario. Il 2022 sarà un anno cruciale per la sua crescita, considerato che l’Ue sarà impegnata nell’attuazione delle iniziative politiche del Green deal europeo anche attraverso il prosieguo dei negoziati sul pacchetto Fit for 55 per la riduzione delle emissioni di gas serra del 55 per cento entro il 2030.

Il volume di investimenti nell’idrogeno nel mondo

Si è venuto così a creare un effetto domino sulle politiche nazionali, già sostenute dal pluriennale impegno delle aziende. Da citare in primo luogo Francia e Germania, seguite dalla Spagna e dall’Italia, dove si sta lavorando alla stesura di una Strategia nazionale. Alzando lo sguardo ci sono il Giappone, da anni paese chiave della promozione del vettore, e la Cina, intenzionata a diventare una vera potenza. 53 i progetti su larga scala già annunciati, oltre la metà legati ai trasporti, e 17 miliardi di dollari, quasi 15 miliardi di euro, già investiti per coprire con l’idrogeno il 10 per cento del fabbisogno di energia entro il 2050, in vista della promessa di neutralità carbonica entro il 2060.

In totale 90 paesi, che rappresentano l’80 per cento del pil globale, sono determinati a raggiungere l’obiettivo emissioni zero. Più di 30 hanno redatto strategie nazionali sull’idrogeno e allocato circa 66 miliardi di euro in fondi pubblici. L’Unione europea resta però il nucleo di questa crescita: qui si concentra oltre il 50 per cento dei progetti per un totale di 113 miliardi di euro.

A dimostrazione della spinta istituzionale che l’idrogeno ha ricevuto, gli investimenti nelle reti di trasporto fino al 2030 sono arrivati a più di 435 miliardi di euro. Nella prima metà del 2021 sono stati annunciati 131 progetti su larga scala, raggiungendo un totale di 359.

L’idrogeno è diventato un elemento centrale dei piani di investimento annunciati in molti paesi intenzionati a centrare l’obiettivo della neutralità carbonica.

Benoît Potier, co presidente dell’Hydrogen Council

A fotografare quest’interesse crescente è l’Hydrogen council, iniziativa promossa dagli amministratori delegati di 92 imprese dell’energia e dei trasporti e dell’industria, insieme alla società di consulenza McKinsey. Il 30 per cento degli investimenti nell’idrogeno, per circa 131 miliardi di euro, si può dire maturo perché ha superato la fase iniziale e la decisione finale o è associato a progetti commissionati, ancora in fase di costruzione o operativi. Si stima di produrre oltre 10 milioni di tonnellate di idrogeno entro il 2030, per il 70 per cento verde e il 30 per cento blu.

Possiamo usare l’idrogeno per raggiungere gli obiettivi di energia pulita e trasformare le promesse in realtà. Stiamo assistendo a un coinvolgimento senza precedenti nel contrasto ai cambiamenti climatici, dagli Stati Uniti all’Europa all’Asia.

Daryl Wilson, direttore esecutivo dell’Hydrogen Council

A fronte di un volume di investimenti che cresce al ritmo di un miliardo di dollari a settimana, lo scorso luglio la capacità di produzione annunciata è aumentata del 60 per cento toccando gli 11 milioni di tonnellate. Europa, Sud America e Medio oriente si vanno delineando come le aree più attrattive, mentre gli Stati Uniti si tendono per lo slancio e la Cina, come detto, fissa obiettivi davvero ambiziosi.

Idrogeno trasporto pesante
L’idrogeno può essere una soluzione anche per il trasporto pesante

La strategia di investimento tematico lanciata da Amundi

A contribuire all’obiettivo di un’economia a zero emissioni è anche Amundi, primo asset manager europeo fra i primi 10 operatori a livello mondiale, che alla fine del 2021 ha reso operativa una strategia di investimento tematico azionario globale attraverso la sua società di gestione del risparmio Cpr Am. La strategia arricchisce l’offerta climatica della società ed è dedicata alla catena del valore dell’idrogeno: a monte, nella produzione di energia verde, e a valle, nell’utilizzo nel settore dei trasporti, fino allo stoccaggio e alla distribuzione.

Al 30 settembre 2021 Cpr Am gestiva già circa 2 miliardi di euro in soluzioni di investimento a basse emissioni di anidride carbonica (low carbon) e compensazione (carbon offset). L’offerta sul clima contava 20 miliardi di euro spalmati su dodici temi d’investimento, tra cui quattro con una strategia a impatto. “Si sta creando un ecosistema che è già investibile e che presenta un notevole potenziale di crescita”, afferma Vafa Ahmadi, head of global thematic equities e managing director di Cpr Am. “Siamo orgogliosi di essere tra i primi nel mercato a investire in questo tema del futuro e di farlo attraverso una gestione basata sulla convinzione e su un approccio a impatto”.

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