Diritti umani

69 milioni di bambini rischiano la vita nell’indifferenza, secondo l’Unicef

Il rapporto annuale dell’Unicef indica progressi ma cifre ancora agghiaccianti. L’agenzia Onu lancia per questo un appello ad agire in fretta.

69 milioni di bambini di meno di cinque anni moriranno per cause evitabili di qui al 2030, ovvero al termine del programma lanciato con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Più della popolazione intera di una nazione come la Francia. Altri 167 milioni vivranno in condizioni di povertà estrema, e 750 milioni di bambine saranno costrette a sposarsi.

Le cifre, agghiaccianti, sono contenute nell’ultimo rapporto annuale dell’Unicef, che spiega come tale scenario sia inevitabile se i governi, le imprese e le organizzazioni internazionali di tutto il mondo non investiranno nei prossimi anni per attuare politiche efficaci a difesa dei più piccoli.

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Numerosi progressi, ma ancora insufficienti

“Negare il futuro a centinaia di migliaia di bambini – ha spiegato il direttore generale dell’Unicef, Anthony Lake – significa mettere in pericolo il ciclo inter-generazionale di intere società. L’unica scelta saggia è quella di investire per evitare di ritrovarci in un mondo più ineguale e più diviso”.

Fortunatamente, il rapporto sottolinea anche alcuni passi avanti che sono stati compiuti nel corso degli anni. In particolare, il tasso di mortalità infantile nei primi cinque anni di vita, a livello mondiale, risulta oggi ridotto di oltre il cinquanta per cento rispetto ai livelli del 1990. Allo stesso modo, il numero di bambini che versano in condizioni di estrema povertà risulta dimezzato. Mentre i morti per polmonite, diarrea, malaria, sepsi, pertosse, tetano, meningite, morbillo e Aids è diminuito dai 5,4 milioni del 2000 ai 2,5 milioni del 2015.

Unicef bambini
Un bambino nella città di Bujumbura, in Burundi. Secondo l’Unicef 69 milioni moriranno entro il 2030 per cause evitabili ©Spencer Platt/Getty Images)

Nell’Africa subsahariana le situazioni più difficili

Nonostante ciò, i bambini più poveri hanno ancora oggi il doppio delle probabilità di morire prima di raggiungere i cinque anni di età rispetto ai quelli più agiati, o di soffrire di malnutrizione cronica. La maggior parte di loro vive nelle regioni meridionali dell’Asia o nell’Africa subsahariana: è proprio in quest’ultima che la situazione appare più preoccupante, con almeno 247 milioni di bambini (ovvero due su tre) che non possiedono i mezzi necessari per poter sopravvivere.

Inoltre, circa 124 milioni di bambini ancora oggi non frequentano la scuola elementare. E due su cinque tra coloro che l’hanno fatto non sono comunque riusciti ad imparare a leggere e scrivere, né ad eseguire operazioni aritmetiche di base. “La maggior parte dei progressi raggiunti finora – ha aggiunto Justin Forsyth, vice direttore dell’Unicef – sono stati possibili intervenendo sui bambini più facili da raggiungere e privilegiando azioni di grande impatto in materia di salute. Ma se ora non ci concentreremo sui più vulnerabili, non potremo progredire ulteriormente”.

 

Immagine di apertura:  un bambino al lavoro in una fabbrica in Bangladesh  ©Mohammad Ponir Hossain/NurPhoto/Getty Images

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