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Vets for Ukraine è un sito nato dalla collaborazione di diverse associazioni per fornire assistenza a persone e animali in fuga dalla guerra in Ucraina.
Si chiama Vets for Ukraine ed è un sito nato dalla collaborazione di diverse associazioni veterinarie sia italiane sia europee per fornire un aiuto immediato ai colleghi ucraini e alle persone che, insieme ai loro amici a quattro zampe, varcano le frontiere per sfuggire alla guerra. Un’iniziativa utilissima e decisamente importante che si propone di dare un contributo effettivo e circostanziato durante questo periodo difficilissimo per uomini e animali.
I medici veterinari ucraini fanno parte della Federazione dei veterinari europei come osservatori. Da anni, infatti, l’Ucraina lavora per adeguare la propria normativa veterinaria a quella dell’Unione europea, processo culminato lo scorso anno con l’approvazione di una legge quadro che coordina le competenze veterinarie per quanto riguarda la salute e il benessere animale. In Ucraina sono presenti 38.800 medici veterinari al servizio di una popolazione di 44 milioni di persone.
La notizia dell’invasione del paese ha fatto scattare una vera e propria gara di solidarietà tra i colleghi europei, che hanno subito manifestato la loro disponibilità a ospitare gli ucraini, a donare alimenti e materiale sanitario, a dare rifugio agli animali domestici. Presto si è reso necessario coordinare le richieste e le offerte di ospitalità, i link per le donazioni, le procedure normative dei vari paesi, eccetera. Da queste considerazioni è nato il sito Vets for Ukraine, che fa da hub logistico online per tutte queste attività.
I profughi che arrivano dall’Ucraina sono tantissimi, e la cifra complessiva di questo esodo massiccio sembra lievitare di giorno in giorno. E con loro arrivano alle frontiere moltissimi animali domestici coinvolti nella guerra e nelle sue conseguenze. Cani, gatti, furetti, criceti, cavie, uccellini e pesci: un insieme di piccole esistenze che devono essere protette e aiutate durante la fase difficilissima dell’esodo. Il tutto comporta anche problemi sanitari non indifferenti. Un esempio? A differenza dell’Italia e di altri paesi europei, l’Ucraina non è indenne dalla rabbia e questo potrebbe rappresentare una fonte di preoccupazione non solo per i proprietari di animali da compagnia, ma anche per la salute umana, dal momento che questa malattia è una zoonosi.
“In condizioni normali, per poter oltrepassare le nostre frontiere, cani, gatti e furetti devono essere identificati tramite un microchip, essere muniti del certificato sanitario rilasciato da un veterinario ufficiale dell’autorità competente del paese terzo che attesti, oltre all’esecuzione della vaccinazione, anche l’avvenuta esecuzione, con esiti favorevoli, della prova di titolazione degli anticorpi neutralizzanti post vaccinali nei confronti del virus della rabbia”, spiega la dottoressa Silvia Piol, medico veterinario e consigliere Admv (Associazione donne medico veterinario), uno degli organismi che hanno promosso il sito.
Ne consegue che in una situazione di emergenza assoluta come quella attuale sarebbe impossibile per i cittadini ucraini portare con sé i propri amici a quattro zampe. Per consentire l’esodo, quindi, e poter attraversare il confine senza essere rallentati da questo carico burocratico in una situazione di emergenza esistenziale, la Commissione europea ha suggerito ai suoi stati membri di alleggerire i requisiti di ingresso per quanto riguarda proprio la vaccinazione antirabbica.
“L’Italia, come la Germania e molti altri paesi, ha ottemperato a tale richiesta: ciò significa che i proprietari di animali domestici possono partire dall’Ucraina fino a nuovo avviso senza dover produrre la documentazione in anticipo. Il ministero ha chiesto ai paesi membri, in concomitanza con i controlli effettuati alle frontiere, di comunicare per mezzo di una mail ([email protected]) la specie e il numero degli animali, l’identificazione dei soggetti (se possibile), il nome del proprietario e la destinazione in Italia per poter fornire informazioni ai servizi veterinari territoriali competenti e gestire correttamente gli esemplari introdotti. Sarà compito dell’autorità veterinaria locale determinare lo stato sanitario dell’animale – che verrà isolato sotto controllo ufficiale – e, se necessario, avviare ulteriori misure sanitarie come il rilascio di passaporto per animali domestici, microchip, vaccinazione antirabbica, titolazione anticorpale e, se del caso, una quarantena in atto”, prosegue la dottoressa Piol.
Anche se l’Ucraina non può ancora essere considerata libera dalla rabbia, la malattia è apparsa solo molto raramente negli ultimi anni, solo in cani non vaccinati. Secondo i calcoli dell’istituto Friedrich Loeffler, la probabilità che un cane sia in fase di incubazione nel momento in cui attraversa il confine è molto bassa. Il rischio si applica, in questo caso, esclusivamente ai soggetti non vaccinati. Negli animali vaccinati, l’eventuale presenza della patologia è in gran parte trascurabile. “Tuttavia, la rabbia dovrebbe essere sempre presa in considerazione in caso di animali con sintomi neurologici. E, a questo proposito, i servizi veterinari sono stati già allertati dal ministero della Salute in modo da mettere in atto tutte le misure necessarie a garantire la tutela della salute pubblica, sia umana che animale”, aggiunge Silvia Piol.
L’escalation di violenza in Ucraina non accenna a risolversi e come sempre a farne le spese sono le fasce più deboli della popolazione e gli animali. Da un lato siamo di fronte alla più grande migrazione di profughi del secolo, con una media di arrivo in Italia di 3mila persone ogni 24 ore e la necessità di garantire un’accoglienza adeguata per loro e per gli amici a quattro zampe che li accompagnano, senza dimenticare di ottemperare a tutte le prescrizioni sanitarie (Covid-19, stato sanitario degli animali, malattie in corso, ecc.). Dall’altro lato la situazione per chi non può, o non vuole, abbandonare il paese è di una gravità estrema.
“Vets for Ukraine fornisce informazioni anche sul riconoscimento della professione di medico veterinario conseguita in Ucraina. Se un rifugiato ha una qualifica professionale rilasciata in un altro stato membro, lo stato membro che gli ha concesso lo status di rifugiato può decidere di riconoscere tale qualifica professionale. Inoltre, i rifugiati possono utilizzare il passaporto europeo delle qualifiche (eqf)”, conclude Piol. In molte nazioni, comunque, i profughi che esercitano la professione di veterinario e le loro famiglie possono trovare ospitalità in abitazioni temporanee attrezzate per accoglierli, e in alcuni casi anche la possibilità di esercitare il loro lavoro in cliniche ospitanti.
Per sostenere i medici veterinari ucraini e le associazioni che si occupano degli animali ancora presenti nel paese, Usava (Ukrainian small animal veterinary association) sta coordinando operazioni di supporto per i medici e gli animali da compagnia sul territorio. Sul sito di Vets for Ukraine, comunque, verranno evidenziate di volta tutte le novità in merito agli aiuti per i rifugiati e tutte le informazioni utili a chi risiede ancora nel paese o si sta spostando per raggiungere altre nazioni europee.
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