Heeta Lakhani è la portavoce dello Youngo per il sud del mondo. Lo Youngo – come ci spiegherà meglio lei – è l’organo delle Nazioni Unite che riunisce i giovani attivisti per il clima. L’abbiamo incontrata, non a caso, alla Youth4Climate, l’assemblea tenutasi a Milano dal 28 al 30 settembre che ha permesso alle nuove generazioni di avanzare delle richieste in vista della pre-Cop e della Cop 26, la conferenza dell’Onu sui cambiamenti climatici. È stato proprio lo Youngo, accanto al ministero dell’Ambiente italiano, a selezionare i partecipanti alla Y4C.

Lakhani è sorridente, speranzosa, il suo entusiasmo è contagioso. Nonostante il suo paese d’origine, l’India, sia fra i più colpiti dalla crisi climatica, lei preferisce non abbattersi e lavorare per aiutare anche i suoi connazionali. Per trovare delle strategie risolutive insieme ai membri dello Youngo, che è onorata di rappresentare. Abbiamo approfittato del nostro incontro per porgerle alcune domande.

Il palco dello Youth4Climate
Il palco della Youth4Climate © Youth4Climate

Cos’è lo Youngo e quali sono i suoi obiettivi?
Youngo sta per “ong dei giovani” ed è il mandato ufficiale e il meccanismo all’interno della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc) per il coinvolgimento dei giovani.

Siamo aperti a chiunque abbia meno di 35 anni e siamo un network di volontari provenienti da ogni parte del mondo. Siamo una rete di quasi 10mila individui da circa 150 paesi e riuniamo qualcosa come mille organizzazioni. Lavoriamo con i giovani di tutto il mondo tramite differenti gruppi di lavoro.

Alcuni di questi gruppi di lavoro sono incentrati sugli argomenti dei negoziati della Convenzione Onu, come adattamento, mitigazione, finanza, perdite e danni, tecnologia. Ma ci sono anche dei gruppi di lavoro più trasversali che riguardano le questioni di genere, i diritti umani, i popoli indigeni, la salute, eccetera.

È uno spazio aperto alle nuove generazioni, all’interno dell’agenda dei giovani sul clima, perché possano contribuire sicuramente al lavoro dell’Unfccc, ma in generale a tutte le questioni legate ai cambiamenti climatici.

Quali criteri sono stati utilizzati per selezionare i partecipanti alla Youth4Climate?
Dieci dei nostri volontari hanno lavorato instancabilmente per selezionare i migliori candidati. Si sono basati sulle linee guida stabilite dal ministero italiano e dall’inviata dell’Onu per i giovani. Ci sono state diverse fasi nel processo di selezione, le prime due seguite dall’ultima curata in prima persona dal ministero italiano. Nelle prime due fasi, quindi, è stato compito dei volontari dello Youngo fare una scrematura fra le oltre ottomila candidature pervenute.

Siccome l’evento si sarebbe tenuto in inglese, prima di tutto sono stati scelti candidati che lo sapessero parlare, in modo che potessero partecipare attivamente. Magari questo aspetto si potrebbe cambiare in futuro.

Non c’era bisogno che avessero chissà quale esperienza – molti di coloro che sono stati scelti hanno meno di diciotto anni –: ciò che più importava era la loro motivazione, la loro capacità di contribuire al cambiamento.

greta thunberg, youth4climate
Greta Thunberg alla Youth4Climate © Alessia Rauseo/LifeGate

Quali sono gli effetti dei cambiamenti climatici nel suo paese natale?
Nel mio paese, abbiamo assistito alla crisi climatica in prima persona. Negli spazi aperti abbiamo notato che l’andamento delle precipitazioni sta cambiando, abbiamo avuto più inondazioni e uragani in zone dove prima non c’erano, come per esempio la costa occidentale del paese. Abbiamo visto uragani più intensi sulla costa orientale, un’area già incline a questi fenomeni.

Questi fenomeni meteorologici, sia che si tratti di monsoni più forti sia che si tratti di lunghi periodi senza pioggia, stanno avendo un impatto sugli agricoltori nelle zone rurali, stanno influenzando la nostra economia. Lo scenario adesso è in continua evoluzione, perché le stagioni sono mutate rispetto al passato.

Youngo
L’intensificarsi dei monsoni sta comportando gravi disagi per l’India e la sua popolazione © Atul Loke/Getty Images

Cosa si aspettano i membri dello Youngo dalla Cop 26?
Penso che la Cop 26 si tenga in un momento davvero cruciale. Abbiamo parlato dell’attuazione dell’Accordo di Parigi e del relativo manuale di Katowice che doveva essere completato nel 2018, durante la Cop 24 in Polonia. Dopo due anni – tre per via della pandemia, ma comunque a distanza di due Cop – ci sono ancora elementi del documento che risultano incompleti. Il manuale è ancora incompleto.

Quello che davvero vogliamo vedere è prima di tutto il completamento degli argomenti fondamentali, per esempio l’articolo 6 che è molto controverso. Ci sono molti paesi che non hanno ancora trovato un terreno comune. La speranza è che alla pre-Cop raggiungano un accordo, trovino il modo per andare avanti e lo finalizzino alla Cop, e soprattutto che fissino degli obiettivi alti. Vogliamo che i vari paesi presentino dei programmi per il clima più ambiziosi, fissando la loro personale agenda per la risoluzione della crisi climatica.

John Kerry, clima
L’inviato speciale degli Stati Uniti per il clima, John Kerry, alla pre-Cop 26 di Milano

E penso che, in aggiunta a tutto questo, l’ultima cosa e la più importante che voglio dire è che abbiamo bisogno che le persone, i negoziatori, vengano in qualità di esseri umani e non di meri negoziatori. Nei due anni di pandemia abbiamo visto veramente quali possono essere gli effetti di una crisi biologica. La crisi climatica non è differente. Quindi vogliamo proprio che arrivino guardando le cose con una prospettiva umana, consapevoli di quello che possono fare come individui per condurre davvero la partita e assicurarsi che vengano portati a termine gli obiettivi di cui abbiamo parlato.