Vitoria-Gasteiz, gioiello dal cuore verde nei Paesi Baschi

Una lunga tradizione in campo ambientale fa di Vitoria-Gasteiz una destinazione ideale per chi cerca il rispetto della natura e una città a misura di persona.

Con i suoi innumerevoli parchi, una cintura verde che circonda la città, una capillare rete ciclabile e una regione che vanta numerose zone protette, la città spagnola di Vitoria-Gasteiz ha fatto della sostenibilità e del turismo green la propria bandiera. A suggellare questo impegno sono i riconoscimenti ottenuti nel 2012 di Capitale verde europea da parte dell’Ue, e nel 2019 di Città verde globale assegnato dal Global forum on human settlements per la realizzazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile e dell’Agenda 2030.

Fondata alla fine del Tredicesimo secolo, prima di diventare la capitale amministrativa della regione autonoma dei Paesi Baschi, Vitoria-Gasteiz è stata un centro industriale importante con un sito produttivo di automobili. Ha un centro storico medievale ben conservato, dove la vita si svolge tranquilla e a misura d’uomo, dove i palazzi antichi sono utilizzati come musei, centri culturali o edifici pubblici. Il cuore originario della città ha la forma di una mandorla ed è caratterizzato da nove strade risalenti alla fondazione, che prendono il nome dalle antiche professioni che si svolgevano localmente e che si snodano intorno alla piazza della Vergine Bianca.

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Il cuore di Vitoria-Gasteiz, plaza de la Virgen Blanca © César San Millán, 2019

Vitoria-Gasteiz e il suo ambiente

La città è ricchissima di parchi che garantiscono aria pulita e luoghi adatti per praticare sport e vita all’aria aperta. Secondo i calcoli del Municipio, ogni abitante gode di 42 metri quadrati di zone verdi e chiunque può raggiungere a piedi una zona verde in massimo due minuti e mezzo. Come dicono a Vitoria, perché la città sia così verde serve che piova molto: effettivamente le precipitazioni non mancano e in inverno il clima è rigido, esposto agli elementi naturali con le montagne poco distanti; il mare si trova a una sessantina di chilometri. Ma i baschi sono temprati e amano stare all’aria aperta, adorano spostarsi a piedi o in bicicletta e, anche qui, come accade in molti Paesi del nord, le tradizioni culturali sono spesso legate alla natura.

La mitologia basca è molto ricca, un piccolo parnaso presieduto dalla Diosa Madre, che rappresenta i quattro elementi naturali, aria, acqua, fuoco e terra, e abitato da giganti, fate, folletti, draghi, streghe e un gran numero di esseri fantastici. Caverne, montagne, foreste e fiumi avevano connotazioni magiche per gli antichi abitanti di queste terre, così come il giorno e la notte, il sole e la luna, la luce e il buio. Natura e vita si intrecciano nella mitologia locale e creano una cosmologia specifica che è arrivata fino ai nostri giorni sotto forma di leggende e tradizioni e che ha rinforzato nelle persone il legame con il mondo naturale e gli elementi.

L’Anello verde e la naturalizzazione della città 

Tra i luoghi più caratteristici di Vitoria c’è l’Anello verde, una cintura che si sviluppa per 33 chilometri intorno alla città, completamente pedonale e ciclabile, la principale zona ricreativa della città dove vitoriani e turisti si ritrovano per momenti di relax, per passeggiare o rigenerarsi immersi nella natura. Avviato nel 1993, il progetto ha trasformato la periferia degradata in uno spazio naturale di grande valore ecologico, mettendo in collegamento i parchi già esistenti e valorizzando la biodiversità di quei luoghi. L’anello in realtà non è solo verde, anzi, nelle diverse stagioni assume colori differenti: in primavera è abbellito da fiori gialli e violetti mentre in autunno il foliage regala tonalità meravigliose che vanno dal giallo al rosso.

L’angolo forse più significativo dell’anello è la palude alluvionale di Salburua, nel sud est della città, dove trovano ricovero uccelli migratori e specie protette, per i quali questo risulta essere l’ultimo angolo sicuro. Proprio per la sua fertilità, a metà del Novecento la zona era stata prosciugata e utilizzata a fini agricoli, ma negli anni Novanta ha avuto inizio il progetto di recupero che ha fatto di Salburua l’oasi che possiamo vedere oggi, arricchita dall’Ataria, un centro informazioni e di educazione ambientale che dissemina conoscenza sull’ecosistema locale ed è un punto di riferimento per chi vuole saperne di più. Tra le attività formative ci sono approfondimenti sui suoni della natura, iniziative di citizen science per coinvolgere le persone nelle attività di ricerca, un’oasi di farfalle e punti dedicati per l’osservazione di uccelli, cervi e piccoli mammiferi presenti nelle zone umide. È possibile anche sostenere concretamente queste attività di conservazione ad esempio adottando un uccello.

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La zona umida di Salburua è un luogo unico per la biodiversità © Quintas

Educazione ambientale

Le iniziative di educazione ambientale per la popolazione sono una delle attività attraverso cui si concretizza l’attenzione di Vitoria-Gasteiz al proprio intorno e all’importanza della conservazione della natura e dei servizi ecosistemici ad essa legati, che garantiscono salute, economia e qualità della vita: dalla produzione di acqua pulita alla regolazione della temperatura da parte dei boschi fino all’impollinazione.

Nell’Anello verde si trova il giardino botanico di Olarizu, creato con l’obiettivo di conservare e valorizzare la biodiversità vegetale, che assume anche una forte caratterizzazione divulgativa ed educativa. Su una superficie di più di 120 ettari, il giardino dà casa a migliaia di piante, in particolare una rappresentazione dei principali tipi di boschi europei, ed è corredato da pannelli esplicativi e spiegazioni sui diversi ecosistemi ricreati. Ad Olarizu si trova anche la banca del germoplasma, nata per proteggere il patrimonio genetico delle specie vegetali a rischio, endemiche, rare, specifiche dei siti di interesse comunitario della zona, e più recentemente anche quella delle specie agricole locali e antiche di ortaggi, cereali e piante da foraggio.

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Varietà antiche di frutta nel giardino botanico di Olarizu © Gloria Schiavi

Nel giardino botanico ci sono anche un vivaio per tutti gli interventi nel verde della città e una serie di orti urbani affidati alle cure dei cittadini, come quello di Urarte presso il fiume Zadorra, mentre una centrale a biomassa utilizza gli scarti agricoli e vivaistici per produrre energia. L’anello verde non è l’unico luogo in città dove godere della vegetazione: la zona interna della città è in corso di naturalizzazione, con la piantumazione di piante per il verde urbano che rispecchino la biodiversità locale e si stanno valorizzando anche i fiumi che passano all’interno del centro abitato, con i loro preziosi ecosistemi.

Un paradiso per le biciclette

La cintura verde fa parte di una rete capillare di piste ciclabili che con i suoi 150 chilometri rende la mobilità su due ruote la scelta preferita dagli abitanti. Nonostante le condizioni climatiche possano essere sfidanti, è facile trovare persone che si spostano in città in bicicletta o che percorrono gli itinerari nella natura. Non a caso, in mezzo alla foresta di Aitxorri si trova Axalko, un laboratorio di biciclette performanti in legno di betulla, frassino e noce, combinati con fibre vegetali e minimi inserti in alluminio per valorizzare il legno come materiale naturale. La materia prima utilizzata per le bici deriva da foreste certificate e il più possibile dai boschi in cui è immerso il laboratorio-fabbrica.

Oltre che capitale basca, Vitoria è anche la città principale della provincia di Álava, una zona agricola e con grande vocazione naturalistica: quasi tre quarti della superficie di questa regione gode di un qualche livello di protezione, come dimostrano i cinque parchi naturali e altre zone protette esistenti a pochi chilometri dalla città. In Álava si trova anche più di metà della Rete Natura 2000 dei Paesi Baschi, una rete di zone protette con flora e fauna di interesse europeo che include montagne, fiumi, zone umide, foreste, prati e falesie.

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Vitoria-Gasteiz ha una rete capillare di piste ciclabili © Rafa Gutiérrez

Queste zone sono interessate da circa mille chilometri di itinerari da percorrere a piedi o in bicicletta e includono vie di recupero di vecchie strade, mulattiere o tracciati ferroviari non più utilizzati come quello che collegava la Navarra alla Biscaglia: inaugurato nel 1927 ma abbandonato quarant’anni dopo, quando le strade sono diventate più efficienti, questo tracciato ora è diventato un percorso ciclabile di tredici chilometri.

I vigneti alle porte della città

La zona della Rioja Alavesa, a sud di Vitoria-Gasteiz, è completamente dedicata alla coltivazione delle vigne, alla produzione del vino e al turismo enogastronomico. Esempi lampanti sono i borghi di Elciego e Laguardia, circondati da vigneti e cantine. Non mancano, tra i produttori più grandi e industriali, realtà biologiche e completamente naturali per lo più di piccole dimensioni e a gestione familiare. Si trovano vecchie cantine scavate nella roccia calcarea già nel Sedicesimo secolo, nel caso di Laguardia sotto la città stessa, molte delle quali ancora utilizzate.

Il tempranillo è la varietà autoctona e il vino principe di Rioja che costituisce la quasi totalità del raccolto, ma si trovano anche altre uve, per lo più combinate al tempranillo. E se gli esperti hanno dichiarato che i cambiamenti climatici andranno a modificare le qualità di questo vino, che a causa dell’innalzamento delle temperature, la maggiore aridità e l’aumento della CO2 avrà meno colore e meno acidità, c’è una cantina, il cui nome è Amaren, che sta facendo le proprie ricerche per fronteggiare il problema, recuperando varietà antiche e studiandone il potenziale di resilienza e adattamento al clima che cambia. Si tratta in alcuni casi di vigne che superano i cento anni di età, che con le loro radici profonde sanno catturare più minerali e produrre un vino di migliore qualità, anche se in quantità contenuta. In queste ricerche è stata anche trovata una varietà, il Benedicto, che si credeva scomparsa.

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Nella cantina Amaren in Rioja si studiano i comportamenti delle varietà di uva rispetto ai cambiamenti climatici © Gloria Schiavi

Le saline di Añana

Allontanandosi da Vitoria in direzione ovest per una trentina di chilometri si raggiunge un luogo unico: la valle di Añana, dove si trova una fonte naturale di acqua salata derivante da un antico mare che esisteva più di 200 milioni di anni fa, che viene utilizzata per la produzione artigianale di sale alimentare di alta qualità, anche presidio Slow Food. L’acqua piovana attraversa gli strati di roccia e quelli di sale, riaffiorando in superficie in forma di sorgenti con un flusso di due litri al secondo e una concentrazione salina di circa 210 grammi al litro. Per un raffronto, mediamente in un litro di acqua di mare ci sono meno di 40 grammi di sale.

L’acqua proveniente dalla fonte di Santa Engracia fluisce in una rete di canali in legno che la portano per gravità fino al sito delle saline dove riempie i pozzi e da lì viene trasferita nelle vasche dedicate all’evaporazione naturale, che hanno una profondità di pochi centimetri. Gli artigiani, con tecniche antiche e materiali tradizionali, ricavano le scaglie di fior di sale dalla prima cristallizzazione e successivamente, il sale grosso cristallizzato in modo naturale.

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L’acqua salata arriva nelle saline di Añana e viene fatta evaporare naturalmente © Gloria Schiavi

Già nel Tredicesimo secolo si è formata una comunità che gestisce la salamoia nonché i turni di riempimento delle vasche per chi ha il diritto di sfruttare questa preziosa risorsa. Oggi per la maggior parte questo lavoro è in capo alla fondazione del Valle Salado di Añana, che propone visite per far conoscere il sale e le saline, così come il valore ambientale e sociale di questo sistema artigianale di raccolta del sale.

Nella valle si trovano anche fauna e flora alofila, ovvero che amano la salinità, microorganismi, piante e piccoli crostacei come l’artemia salina che esiste da milioni di anni. In determinati periodi  dell’anno la fioritura di una microalga tinge le vasche di decantazione delle acque di verde o rosa, mentre l’evaporazione dell’acqua che inizia già a primavera e prosegue durante l’estate fa sì che il sale diventi preponderante e la valle si colori di bianco. Anche là dove sembrerebbe impossibile la vita, la natura ci stupisce.

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