Zanne, corna e ossa di animali protetti. Maxi-sequestro in Malesia

Le autorità doganali della Malesia, a Port Klang, hanno sequestrato sei tonnellate di parti di corpi di animali protetti.

Il commercio illegale di specie protette è ancora estremamente florido. Per avere un’idea del valore di tali scambi basta osservare la cronaca degli ultimi giorni. Lo scorso 10 luglio, infatti, a Port Klang, città della Malesia situata nell’omonimo distretto, a poche decine di chilometri dalla capitale Kuala Lumpur, le autorità doganali hanno effettuato una vasta operazione anti-contrabbando. Il cui risultato è stato il sequestro di un enorme quantitativo di parti di corpi di animali.

La “merce” sequestrata in Malesia vale 18 milioni di dollari

Si tratta in tutto di numerose tonnellate, composte da zanne di elefante – che da sole hanno comportato un quantitativo pari a 60 quintali, ovvero il più grosso carico mai sequestrato in Malesia, come confermato dalla dogana locale – ma anche corna di rinoceronte e squame di pangolino.

Anche il valore complessivo del carico bloccato dalle autorità è impressionate: si stima che, rivenduti sul mercato nero, i pezzi di corpi di animali avrebbero fruttato complessivamente 80 milioni di ringgit (la moneta della Malesia), pari a circa 18 milioni di dollari americani.

Un esemplare di pangolino
Un esemplare di pangolino © Linh Pham/Getty Images

Nello specifico, il sequestro ha riguardato 29 chilogrammi di corna di rinoceronte, un quintale di scaglie di pangolino e anche circa 300 chilogrammi di crani e ossa di altri animali. Si suppone che il carico fosse proveniente dall’Africa e che la Malesia non fosse la destinazione finale ma un paese di transito. Probabilmente, infatti, il carico sarebbe dovuto partire per alle nazioni asiatiche. Soprattutto quelle nelle quali, ad esempio, le scaglie di pangolino sono particolarmente ricercate poiché utilizzato per la fabbricazione di medicinali tradizionali.

Il commercio illegale di specie protette è una scure sulla biodiversità

Di recente, un rapporto dell’Ipbes (la Piattaforma  intergovernativa scientifica e politica sulla biodiversità e gli ecosistemi delle Nazioni Unite) ha spiegato che il sovrasfruttamento della biodiversità riguarda il 34 per cento dei pesci esistenti nel mondo e mette in pericolo ad oggi 1.341 mammiferi selvatici, nonché il 12 per cento delle specie di alberi.

Lo stesso documento ha specificato anche che il commercio di specie selvatiche è il terzo al mondo tra quelli illegali, dopo la tratta di esseri umani e il traffico di stupefacenti: un business che vale, secondo le diverse stime, tra 69 e 199 miliardi di dollari all’anno. Così, la crisi della biodiversità non ha fatto che intensificarsi nel corso degli ultimi decenni. Arrivando a minacciare direttamente una grande varietà di specie selvatiche, comprese piante, alghe, funghi, fauna terrestre e acquatica.

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