L’amministrazione Usa ha sospeso le domande per l’immigrazione delle persone provenienti da 19 paesi. Nel frattempo vanno avanti le retate nelle città.
I governi di Damasco, Mosca e Ankara, assieme alla coalizione delle forze di opposizione, hanno annunciato la fine di tutte le operazioni militari in Siria.
L’esercito regolare, la Russia, la Turchia, e la coalizione delle forze di opposizione al governo hanno annunciato questa mattina un cessate il fuoco valido per l’intero territorio nazionale della Siria. Le armi saranno deposte a partire dalla mezzanotte: l’accordo prevede infatti “il blocco totale di tutte le operazioni militari”.
Se l’intesa verrà rispettata, significherà la fine di una porzione non indifferente della guerra in Siria, a cinque anni dall’inizio di un conflitto che ha causato più di 310mila morti e milioni di profughi. I combattimenti continueranno invece nei confronti degli jihadisti dell’Isis e del Fronte Fatah al-Cham.
Le diplomazie di Ankara e di Mosca saranno “garanti della tregua”. Il presidente russo Vladimir Putin – nel corso di una riunione con i propri ministri della Difesa e degli Affari esteri – ha parlato di “una notizia che attendevamo da molto tempo, e che ha comportato molto lavoro”. Mentre il portavoce della Coalizione nazionale siriana, la principale forza di opposizione in esilio, ha spiegato che l’organizzazione “ha concesso il proprio sostegno all’accordo”, chiedendo “che venga rispettato da tutti”.
Secondo quanto riferito dal governo di Mosca sono stati firmati tre documenti: il più importante, quello che pone fine alla guerra tra il governo siriano e l’opposizione armata interna, è valido in tutte le città della nazione mediorientale. Al contempo, la Russia ha anche annunciato una riduzione della propria presenza militare in Siria, a più di un anno dall’inizio delle operazioni al fianco del governo di Damasco (avviate nel settembre del 2015), e a pochi giorni dall’annuncio della riconquista totale della città di Aleppo.
Ancora non si conoscono, tuttavia, le modalità di tale ritiro. Nel frattempo, l’inviato speciale delle Nazioni Unite in Siria, Staffan de Mistura, ha manifestato soddisfazione di fronte all’annuncio del cessate il fuoco, “che potrà risparmiare vite umane e facilitare l’invio di aiuti umanitari”. Il diplomatico ha inoltre auspicato che l’accordo possa costituire una base importante per i negoziati che verranno organizzati dalla Russia ad Astana, la capitale del Kazakistan (in attesa dei colloqui di pace previsti a Ginevra, sotto l’egida dell’Onu, a partire dal prossimo 8 febbraio).
Anche gli Stati Uniti hanno accolto positivamente le parole di Putin: Mark Toner, portavoce della diplomazia americana ha spiegato che “le informazioni relative alla tregua nella guerra civile in Siria rappresentano un’evoluzione utile al fine di arrestare le violenze e creare le condizioni per un dialogo politico costruttivo”.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
![]()
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
L’amministrazione Usa ha sospeso le domande per l’immigrazione delle persone provenienti da 19 paesi. Nel frattempo vanno avanti le retate nelle città.
Un rapporto indica che la capitale dell’Indonesia Giacarta accoglie ormai 42 milioni di persone: più di Dacca, seconda, e di Tokyo.
Dopo la prima bozza di piano profondamente sbilanciata a favore della Russia, ora c’è una nuova bozza di accordo che piace all’Ucraina.
La sentenza è arrivata sul caso di due cittadini polacchi sposati in Germania. La Polonia si era rifiutata di riconoscere il loro matrimonio.
Nella notte è uscita una nuova bozza che fa crollare le speranze. 30 paesi scrivono alla presidenza che è inaccettabile.
Il piano di pace per l’Ucraina ricorda molto quello per la Striscia di Gaza. Kiev dovrebbe cedere diversi suoi territori alla Russia e ridimensionare l’esercito.
La risoluzione dell’Onu su Gaza prevede l’invio di truppe internazionali e il disarmo di Hamas. Ma la strada è subito in salita.
Un rapporto della ong israeliana PHRI denuncia la strage di palestinesi nelle strutture detentive israeliane. I morti ufficiali sono 98 ma si contano centinaia di dispersi.
La procura di Istanbul ha formulato le accuse nei confronti dell’ex sindaco Ekrem Imamoglu. I capi d’accusa per l’oppositore di Erdoğan sono 142 per oltre 2.500 anni di carcere.
