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In Colombia è stato finalmente siglato lo storico accordo di pace tra il governo e i ribelli delle Farc.
Dopo oltre cinquanta anni di guerra, più di 260mila vittime e quattro anni di trattative, la Colombia ha trovato la pace. È stato infatti trovato un accordo tra il governo colombiano e i guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc).
Le trattative per un accordo definitivo di pace tra le due parti in causa, svoltesi all’Avana, a Cuba, si sono concluse positivamente, ponendo fine ad una guerriglia che sembrava interminabile. I delegati del governo della Colombia e delle Farc, con la supervisione del ministro degli esteri di Cuba e dei garanti cubani e norvegesi, hanno dichiarato di aver raggiunto un “accordo finale integrale e definitivo sulla totalità dei punti del Acuerdo general para la terminación del conflicto y la construcción de una paz estable y duradera”. “La guerra delle armi è finita, ora combatteremo con le idee”, ha dichiarato il comandante Ivan Marquez, rappresentante delle Frac, dopo la firma del trattato.
Il trattato di pace prevede il disarmo dei guerriglieri, punto su cui si erano finora arenate le trattative per la sfiducia nel governo mostrata dalle Farc, e (ovviamente) la fine delle ostilità da entrambe le parti. Un altro aspetto su cui si è discusso a lungo è stata la richiesta di una attiva partecipazione politica per gli esponenti delle Farc. Il presidente colombiano Juan Manuel Santos ha dichiarato che “gli ex membri delle Farc scesi in politica saranno solo dei portavoce, senza diritto di voto, coinvolti in questioni relative esclusivamente all’accordo di pace”. In base al trattato le Farc avranno una rappresentanza senza diritto di voto al Congresso sino al 2018 e potranno partecipare alle elezioni. L’accordo favorirà lo sviluppo della democrazia, prestando particolare attenzione ai diritti dei gruppi sociali più vulnerabili e più colpiti dal conflitto. Lo storico trattato prevede inoltre la restituzione delle terre, creando una “banca della terra” per ridistribuire e dare accesso equo ai campi confiscati illegalmente durante il conflitto, e la lotta alle droghe, le Farc si sono impegnate a cessarne la produzione (alla base del loro finanziamento).
Dopo l’accordo raggiunto tra le parti, la parola ora spetta al popolo colombiano che il 2 ottobre sarà chiamato alle urne, il trattato sarà infatti sottoposto a un referendum nazionale, ribattezzato plebiscito por la paz. “Colombiani, la decisione è nelle vostre mani – ha dichiarato il presidente Juan Manuel Santos. – Mai prima d’ora i cittadini del nostro Paese hanno avuto a portata di mano la chiave per il loro futuro”. Il risultato del referendum sarà vincolante e verrà considerato valido solo se sarà superata la soglia minima del 13 per cento dei votanti a favore del sì.
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