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Tesla “sbanca” Wall Street. In borsa vale più dei colossi Ford e GM
Con un valore azionario di 51 miliardi di dollari, Tesla è il primo costruttore automobilistico americano per capitalizzazione. Superati colossi quali Ford e General Motors. Merito della Model 3 e della crescente fiducia nella mobilità elettrica.
Le auto elettriche rappresentano il futuro della mobilità sostenibile e, in un certo senso, anche il presente. Basti pensare come Tesla abbia sorpassato General Motors, diventando la prima casa automobilistica americana per capitalizzazione. Un primato che porta la factory di Elon Musk a superare, quanto a valore in borsa, persino un colosso quale Ford. Un risultato impensabile sino a pochi anni fa.
Tesla vale oltre 51 miliardi di dollari
Il valore di Tesla in borsa ammonta a oltre 51 miliardi di dollari conto i 50,89 del Gruppo General Motors e i 46 della Ford. Per un confronto, Fca (Fiat-Chrysler) non va oltre i 15,5 miliardi, vale a dire meno di un terzo della casa californiana. Dati a dir poco stupefacenti, specie tenendo conto che Tesla ha venduto negli States 25mila veicoli nei primi tre mesi dell’anno contro i 690mila del Gruppo GM e i 617mila della Ford. Nonostante ciò, le azioni della “creatura” di Elon Musk hanno fatto registrare un rialzo del 70 per cento in meno di quattro mesi. Un vero e proprio boom legato da un lato alla “fame” del mercato azionario, alla perenne ricerca di realtà con un futuro potenzialmente ad alta redditività, dall’altro al successo della berlina Model 3.
L’appeal di Tesla ricorda il fenomeno Apple
Tesla è il costruttore americano dal maggiore appeal. Così la pensano gli investitori sia statunitensi sia internazionali, a dimostrazione di come la mobilità elettrica si prepari a monopolizzare il prossimo ventennio. La casa californiana, del resto, ha dimostrato di essere in grado di progettare un’auto tecnologicamente evoluta come la Model S e di saper creare una SUV elettrica efficace quale la Model X, battendo sul tempo la concorrenza tedesca e giapponese. Colossi automotive quali Bmw, Mercedes-Benz, Volkswagen e Toyota non saranno pronti con una gamma a zero emissioni prima del 2025. Un gap temporale tutt’altro che irrilevante. Al contempo, la citata Model 3, svelata solo in parte nel 2016, ha totalizzato 280mila prenotazioni in tre giorni; un successo oltre ogni più rosea aspettativa – ad oggi si parla di 400mila ordini – degno degli anni d’oro della Apple capitanata da Steve Jobs. Un paragone rafforzato dalla percezione di Tesla quale realtà impegnata nel settore dell’alta tecnologia piuttosto che come semplice costruttore d’auto.
Prezzi “popolari” per la futura Tesla Model 3
Il fascino di Tesla deve molto, anzi moltissimo, alla Model 3. La prima elettrica d’alta gamma a costi “popolari”, forte di un’autonomia attesa di 345 km, di uno scatto da 0 a 100 km/h in 6 secondi e, soprattutto, della conferma di un prezzo negli Stati Uniti inferiore a 35.000 dollari. La presentazione della Model 3, avvenuta nel 2016, si è rivelata così un fulmine a ciel sereno nel panorama automobilistico mondiale. Raffinata tecnicamente, adotta infatti un telaio in alluminio, supportata da un’abitabilità sulla carta superiore alle berline tradizionali e corredata di una versione evoluta del sistema di guida semiautonoma AutoPilot, oltre che compatibile con i supercaricatori Tesla, ha “invecchiato” in un istante gran parte delle concorrenti.
Cresce la fiducia nella mobilità elettrica
Oltre che un successo del modello, il boom di preordini legato alla Model 3 – vettura che di fatto non è stata ancora presentata in veste definitiva – è una testimonianza della crescita di fiducia del grande pubblico nei confronti della mobilità elettrica. Una fiducia che travalica la realtà americana ed europea, al punto che la factory californiana ha dato il via alle prenotazioni in mercati inizialmente non previsti quali Brasile, Corea del Sud, Sudafrica, India, Nuova Zelanda, Irlanda e Singapore. Se è vero che Tesla costituisce la testa di ponte della conversione alla propulsione a batteria, si preparano – finalmente – tempi duri per i combustibili fossili.
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