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Da oggi i governi di tutto il mondo possono sottoscrivere l’Accordo di Parigi: 171 paesi lo hanno fatto nel primo giorno a disposizione.
A quattro mesi dalla conclusione della Cop 21 di Parigi, i governi di tutto il mondo sono chiamati a tradurre i loro intenti in azioni concrete. Ovvero, a ratificare l’Accordo raggiunto al termine delle due difficili settimane di negoziati nella capitale francese.
Le delegazioni dei 195 paesi che hanno partecipato alla conferenza mondiale sul clima possono, a partire da oggi, venerdì 22 aprile, sottoscrivere ufficialmente il testo. Solo nel primo giorno, sono 175 le nazioni che lo hanno fatto. Simbolicamente, è stato scelto lo stesso giorno dell’Earth Day: “La Giornata mondiale della Terra assume così un significato ancor più importante dopo lo storico Accordo di Parigi, raggiunto al termine della Cop 21, che firmiamo presso la sede delle Nazioni Unite a New York”, ha commentato il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti.
Ill ministro dell’Ecologia della Francia, Ségolène Royal, aveva preannunciato che almeno 160 i paesi erano pronti a sottoscrivere formalmente il documento. Alla cerimonia erano presenti, in particolare, due tra le delegazioni maggiormente attese: quella della Cina, che sarà rappresentata dal vice primo ministro Zhang Gaoli, e quella degli Stati Uniti, guidata dal segretario di Stato John Kerry. Ovvero i due stati responsabili della maggior parte delle emissioni di gas ad effetto serra a livello mondiale.
Ma occorre ricordare che sarà possibile firmare l’accordo fino all’aprile del 2017: alcuni governi potrebbero dunque utilizzare questo lungo periodo per “prendere tempo”. Inoltre, ha ricordato Eliza Northrop, del World Resources Institute, all’agenzia Afp, “l’adozione definitiva arriverà solamente quando il testo sarà approvato a livello nazionale”. In altre parole, saranno necessari anche i passaggi nei Parlamenti di ciascun paese prima di poter ritenere il testo vincolante e realmente in vigore.
Tuttavia, sembrano esserci tutte le premesse affinché una grande maggioranza di nazioni si impegni a breve. L’obiettivo della diplomazia francese è di far sì che l’Accordo di Parigi possa essere concretamente operativo già dal 2017, al massimo dal 2018. E anche le ong spingono in questo senso: Célia Gautier, della Réseau Action Climat ha spiegato che “gli stati dovranno adottare una rapida transizione energetica, riorientando i loro investimenti”, se vogliono centrare gli obiettivi fissati nel corso della Cop 21.
Di conseguenza, paesi come India, Turchia e Indonesia, che hanno previsto di costruire decine e decine di centrali a carbone, dovranno rivedere in profondità le loro scelte. Se tali progetti non verranno bloccati, infatti, “l’Accordo di Parigi non basterà: non è una bacchetta magica”, ha concluso Gautier.
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