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Uomini in burqa hanno marciato a Kabul, in Afghanistan, in occasione della festa della donna: “Indossarlo è una prigione”
Uno dei modi migliori per capire come si sente una donna col burqa quando cammina per la strada è indossarlo. È quanto ha affermato uno degli uomini che hanno marciato giovedì 5 marzo per le strade di Kabul, capitale dell’Afghanistan, indossando burqa di colore blu cobalto sotto un cielo a dir poco plumbeo.
I dimostranti, circa una ventina, hanno dichiarato di far parte di un gruppo che si chiama Afghan peace volunteers, volontari afgani per la pace, e di aver scelto di manifestare per esprimere – in occasione della Giornata internazionale della donna dell’8 marzo – la loro solidarietà alle donne che in Afghanistan godono, ancora oggi, di pochi diritti.
Il burqa è un abito, se così si può dire, che copre la donna dalla testa ai piedi, viso incluso, e che le consente di “vedere” solo attraverso una rete bucherellata all’altezza degli occhi. L’uso del burqa risale al Diciannovesimo secolo, ma è stato imposto negli anni Novanta dal regime dei talebani, poi rovesciato in seguito all’invasione occidentale avvenuta come risposta all’attentato del 2001 alle Torri gemelle di New York, negli Stati Uniti.
La marcia ha colto di sorpresa quasi tutti, dalla polizia alle stesse donne che si sono imbattute negli uomini col burqa. Molti manifestanti hanno detto di essersi sentiti come “in prigione” e per questo hanno chiesto la parità di diritti tra uomo e donna. Una condizione difficile da ottenere visto che le madri e le nonne più anziane ormai portano il burqa per abitudine: “Mio marito e mio figlio mi hanno detto che dovrei togliermi il burqa, ma ci sono abituata. Lo indosso da 35 anni”, ha detto Bibi Gul, una donna di circa 60 anni intervistata dalla Reuters.
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