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Lavorare la terra con l’agricoltura biologica significa utilizzare una tecnica di coltivazione e di produzione del cibo che rispetta i cicli di vita naturali.
L’agricoltura biologica è un metodo di coltivazione che sta crescendo sempre di più negli ultimi anni. Un metodo di agricoltura dove l’ecosistema agricolo viene considerato come modello equilibrato per lo sviluppo delle piante coltivate. E per questo è anche fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici.
Lavorare la terra con l’agricoltura biologica significa essenzialmente utilizzare una tecnica di coltivazione e un modo di produrre cibo che rispetta i cicli di vita naturali. Si minimizza l’impatto antropogenico il più possibile, in accordo con i seguenti principi:
Si usano tecniche come la salvaguardia degli insetti utili, antagonisti dei parassiti; si scelgono piante rustiche, più resistenti ; si pratica la pacciamatura, che consiste nel coprire il terreno con fieno o erba fresca per proteggerlo dagli sbalzi termici e ostacolare la crescita delle erbe infestanti; si utilizza il sovescio, ossia la semina di alcune piante (trifoglio, veccia, crescione, valerianella, spinaci, colza e così via) che una volta fiorite vengono interrate per fertilizzare il terreno e proteggerlo dall’erosione; si pratica la rotazione delle colture, che consiste nell’alternare la coltivazione di piante che migliorano la fertilità del terreno, ad esempio arricchendolo di azoto, con piante che lo impoveriscono, sottraendo elementi nutritivi; si utilizzano letame e concimi organici come il compost, una miscela di terra, resti vegetali, cenere di legna e quant’altro esista nell’azienda di biodegradabile e non inquinato.
L’azienda agricola biologica è generalmente a ciclo chiuso. La presenza di bestiame fornisce il letame per fertilizzare il terreno che, a sua volta, produrrà cibo per gli uomini e foraggio per gli animali. L’azienda biologica mantiene la relazione con l’habitat circostante, prevedendo la presenza di spazi non coltivati come siepi o boschetti, per permettere la sopravvivenza di insetti, uccelli e piccoli mammiferi, che costituiscono un valido meccanismo di controllo dei parassiti dannosi alle colture.
L’agricoltura biologica, in definitiva, può efficacemente coniugare produttività e salvaguardia dell’ambiente, oltre a fornire alimenti privi di residui tossici e più ricchi sia di sapore che di sostanze nutritive.
A fine 2012 le aree bio coprivano 37,5 milioni di ettari, con aumento del 5 per cento rispetto al 2011. La crescita dei terreni è costante in tutto il pianeta, dall’Africa (7 per cento) all’Ue (6 per cento). L’Oceania è l’area con la coltivazione biologica più ampia: 32 per cento. Seguita dall’Europa.
Secondo il rapporto Sinab sul biologico in Italia “Il Bio in cifre”, redatto nel 2015, la superficie coltivata risulta pari a 1.387.913 ettari, arrivando all’ 11,2 per cento della superficie agricola nazionale.
Dal 1991, l’agricoltura biologica è disciplinata dall’Unione europea, che stabilisce le regole da rispettare e i criteri di coltivazione. In base alle direttive europee, sono riconosciuti come biologici solo i prodotti sottoposti ad accurati controlli. A tale scopo sono nati gli organismi di controllo, enti privati che hanno il compito di verificare che i produttori applichino effettivamente le direttive Ue. Il biologico è quindi controllato dal seme al prodotto finale e, se tutto è stato eseguito in conformità con le regole, presenta in etichetta il nuovo logo europeo dei prodotti biologici.
L’etichetta che distingue e aiuta a riconoscere i prodotti di origine biologica, e noto anche come “Euro-leaf”, è obbligatorio a partire dal 1° luglio 2010, grazie al Reg. CE n. 271/2010,
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