Biologico

Cos’è l’agricoltura biologica, come si fa in Italia e dov’è più diffusa

Lavorare la terra con l’agricoltura biologica significa utilizzare una tecnica di coltivazione e di produzione del cibo che rispetta i cicli di vita naturali.

L’agricoltura biologica è un metodo di coltivazione che sta crescendo sempre di più negli ultimi anni. Un metodo di agricoltura dove l’ecosistema agricolo viene considerato come modello equilibrato per lo sviluppo delle piante coltivate. E per questo è anche fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici.

agricoltura biologica
L’agricoltura biologica rispetta il benessere umano, animale e vegetale.

Agricoltura biologica, la definizione

Lavorare la terra con l’agricoltura biologica significa essenzialmente utilizzare una tecnica di coltivazione e un modo di produrre cibo che rispetta i cicli di vita naturali. Si minimizza l’impatto antropogenico il più possibile, in accordo con i seguenti principi:

  • le colture sono ruotate in modo che le risorse in loco vengano utilizzati in modo efficiente;
  • pesticidi chimici, fertilizzanti sintetici, antibiotici e altre sostanze sono soggette a rigorose restrizioni;
  • gli organismi geneticamente modificati (ogm) sono vietati;
  • vengono sfruttate le risorse in loco, come il letame per fertilizzante o i mangimi prodotti in azienda;
  • vengono utilizzate specie vegetali e animali resistenti alle malattie e adattate all’ambiente;
  • il bestiame viene solitamente allevato all’aria aperta e nutrito con foraggio biologico;
  • le pratiche di allevamento degli animali sono su misura per le varie specie di bestiame.

Gli altri principi dell’agricoltura biologica

Si usano tecniche come la salvaguardia degli insetti utili, antagonisti dei parassiti; si scelgono piante rustiche, più resistenti ; si pratica la pacciamatura, che consiste nel coprire il terreno con fieno o erba fresca per proteggerlo dagli sbalzi termici e ostacolare la crescita delle erbe infestanti; si utilizza il sovescio, ossia la semina di alcune piante (trifoglio, veccia, crescione, valerianella, spinaci, colza e così via) che una volta fiorite vengono interrate per fertilizzare il terreno e proteggerlo dall’erosione; si pratica la rotazione delle colture, che consiste nell’alternare la coltivazione di piante che migliorano la fertilità del terreno, ad esempio arricchendolo di azoto, con piante che lo impoveriscono, sottraendo elementi nutritivi; si utilizzano letame e concimi organici come il compost, una miscela di terra, resti vegetali, cenere di legna e quant’altro esista nell’azienda di biodegradabile e non inquinato.

Trifogli per agricoltura biologica
Dei trifogli piantati per fertilizzare e proteggere il terreno. Questa pratica, detta sovescio, è caratteristica dell’agricoltura biologica

L’agricoltura biologica nelle aziende

L’azienda agricola biologica è generalmente a ciclo chiusoLa presenza di bestiame fornisce il letame per fertilizzare il terreno che, a sua volta, produrrà cibo per gli uomini e foraggio per gli animali. L’azienda biologica mantiene la relazione con l’habitat circostante, prevedendo la presenza di spazi non coltivati come siepi o boschetti, per permettere la sopravvivenza di insetti, uccelli e piccoli mammiferi, che costituiscono un valido meccanismo di controllo dei parassiti dannosi alle colture.

L’agricoltura biologica, in definitiva, può efficacemente coniugare produttività e salvaguardia dell’ambiente, oltre a fornire alimenti privi di residui tossici e più ricchi sia di sapore che di sostanze nutritive.

L’agricoltura biologica in Italia

L’Italia è ai primi posti in Europa per l’export di prodotti di origine biologica. Secondo una ricerca condotta dall’Ispra i numeri parlano di “un fatturato oltre frontiera superiore a 1 miliardo di euro l’anno, un importo che rappresenta più di un terzo del giro d’affari complessivo del biologico italiano”.

A fine 2012 le aree bio coprivano 37,5 milioni di ettari, con aumento del 5 per cento rispetto al 2011. La crescita dei terreni è costante in tutto il pianeta, dall’Africa (7 per cento) all’Ue (6 per cento). L’Oceania è l’area con la coltivazione biologica più ampia: 32 per cento. Seguita dall’Europa.

Quali sono le Regioni con più agricoltura biologica

Secondo il rapporto Sinab sul biologico in Italia “Il Bio in cifre”, redatto nel 2015, la superficie coltivata risulta pari a 1.387.913 ettari, arrivando all’ 11,2 per cento della superficie agricola nazionale.

“Le Regioni – si legge nel rapporto – in cui sono presenti il maggior numero di operatori biologici sono la Sicilia (9.660), la Calabria (8.787), la Puglia (6.599). In queste Regioni si concentra oltre il 45 per cento del totale degli operatori italiani. Anche la maggiore estensione di superfici biologiche si trova in queste tre regioni: rispettivamente con 303.066 ettari in Sicilia, 176.998 ettari in Puglia e 160.164 ettari in Calabria. La superficie biologica di
queste tre Regioni rappresenta il 46% della superficie biologica nazionale.

Quale sicurezza per il biologico

Dal 1991, l’agricoltura biologica è disciplinata dall’Unione europea, che stabilisce le regole da rispettare e i criteri di coltivazione. In base alle direttive europee, sono riconosciuti come biologici solo i prodotti sottoposti ad accurati controlli. A tale scopo sono nati gli organismi di controllo, enti privati che hanno il compito di verificare che i produttori applichino effettivamente le direttive Ue. Il biologico è quindi controllato dal seme al prodotto finale e, se tutto è stato eseguito in conformità con le regole, presenta in etichetta il nuovo logo europeo dei prodotti biologici.

Il nuovo logo europeo e la normativa

L’etichetta che distingue e aiuta a riconoscere i prodotti di origine biologica, e noto anche come “Euro-leaf”, è obbligatorio a partire dal 1° luglio 2010, grazie al Reg. CE n. 271/2010,

Per ricevere il logo il prodotto deve:

  • avere almeno il 95 per cento degli ingredienti prodotti da agricoltura biologica;
  • il prodotto è conforme alle regole del sistema di controllo e certificazione;
  • il prodotto porta il nome del produttore, del preparatore o del venditore ed il numero del codice dell’organismo di certificazione che ha effettuato il controllo dell’ultima operazione prima dell’immissione in vendita.

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