
La mancanza di dati ufficiali è un problema per il controllo del mercato legale di animali, soprattutto per le catture di quelli selvatici.
Il parco Natura Viva è stato protagonista della reintroduzione in natura del primo gipeto italiano nato in un parco zoologico.
Per anni i cieli dell’Andalusia sono stati orfani di uno dei loro più maestosi abitanti, il gipeto (Gypaetus barbatus), grande avvoltoio un tempo ampiamente diffuso in molte aree del pianeta. In Andalusia la specie è scomparsa negli anni Ottanta, oggi però, grazie a uno straordinario progetto di reintroduzione, le montagne della Sierra di Cazorla, nel parco naturale della Sierras de Cazorla, Segura y Las Villas, sono tornate ad ospitare i gipeti dopo oltre trenta anni di assenza. A questa piccola popolazione di rapaci si è appena aggiunto un nuovo, giovane membro: l’uccello si chiama Stelvio ed è nato tre mesi fa al Parco Natura Viva di Bussolengo.
Lo scorso 28 giugno Stelvio, dopo un viaggio di 1.815 chilometri durato due giorni, da Bussolengo (VR) fino alla Sierra di Cazorla, è stato reintrodotto in natura. Arrivati quasi a destinazione il giovane avvoltoio è stato trasbordato in una cassa e portato a spalla fino al sito di nidificazione. Da lì, si legge nel comunicato diffuso dal Parco Natura Viva, è stato “calato in corda doppia in una sacca assicurata alle spalle di Enrique Àvila, tecnico del programma di conservazione degli uccelli necrofagi della Junta de Andalusia, e ha guadagnato il suo nuovo nido: un incavo nella parete di roccia a 1.350 metri di altitudine”. Stelvio è in buona compagnia, è stato liberato insieme a un esemplare proveniente dallo zoo di Berlino e nell’area vivono altri 38 gipeti reintrodotti dal 2013 a oggi.
La liberazione del giovane gipeto è un risultato storico, è infatti il primo gipeto italiano nato in un parco zoologico ad essere reintrodotto in natura. Ora lo sviluppo dell’animale, dotato di gps e anello identificativo e sottoposto alla decolorazione delle penne remiganti per meglio individuarlo in volo, sarà costantemente monitorato dalla Vulture conservation foundation. “Stelvio rimarrà nel suo nuovo nido senza volare ancora per 3 o 4 settimane – spiega Cesare Avesani Zaborra, direttore scientifico del Parco Natura Viva. – Nel frattempo verrà alimentato tramite un lungo tubo utile a fargli arrivare il cibo senza doversi calare in corda tutti i giorni. Poi un giorno deciderà di involarsi e far parte di quel contingente attuale che sta ridando speranza ad una specie scomparsa in questa zona negli anni ’80”.
In Europa le popolazioni di gipeto hanno subito un grave declino nel XX secolo e la popolazione italiana è classificata in pericolo critico di estinzione dalla Iucn. Dalle Alpi, all’inizio del Novecento, il gipeto era definitivamente scomparso a causa della caccia indiscriminata. Le altre minacce cui deve far fronte la specie sono gli avvelenamenti causati dal piombo nelle munizioni per la caccia agli ungulati e da un farmaco usato per il bestiame, il Diclofenac, la distruzione dell’habitat, il disturbo antropico e la diminuzione degli ungulati selvatici di cui si nutre. La scomparsa di questi animali può causare gravi ripercussioni sull’intero ecosistema, come gli altri animali saprofagi, infatti, i gipeti sono spazzini della natura e riducono la possibilità di diffusione di malattie infettive.
Grazie ai progetti di allevamento e conservazione, coordinati dalla Vulture conservation foundation, il futuro del gipeto oggi sembra più roseo e questi grandi rapaci stanno gradualmente tornando ad occupare gli antichi territori. I progetti hanno un respiro continentale e l’obiettivo è quello di restaurare una popolazione pan-europea. “L’obiettivo di questa reintroduzione non ha termine di tempo – ha affermato Avesani Zaborra – e prevede la nascita di una popolazione stabile e nidificante che possa un giorno congiungersi con quella del nord della Spagna e oltre i Pirenei. Per il momento ci occuperemo di capire quando il gps di Stelvio restituirà il segnale movimento: vorrà dire che il primo volo è stato spiccato”.
La reintroduzione del gipeto Stelvio evidenzia la grande importanza dei progetti di allevamento in cattività finalizzati al rilascio in natura effettuati da alcuni parchi zoologici. Per alcune specie particolarmente minacciate di estinzione la conservazione ex situ, ovvero al di fuori dell’ambiente naturale, rappresenta l’unica speranza, come testimoniano diversi progetti di successo, come quello che ha coinvolto il condor della California o il bisonte europeo. Questa strategia di conservazione deve naturalmente essere integrata con quella in situ, che prevede la tutela degli organismi nell’habitat originario e dei loro ecosistemi.
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