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Scalare l’Everest è già un’impresa. Andrea Lanfri potrebbe diventare il primo atleta paralimpico al mondo a farcela.
L’Everest. La meta più ambita di qualsiasi alpinista. 8.848 metri che si stagliano all’interno della catena himalayana, di cui fa parte. È la sfida per eccellenza quando si parla di arrampicata ed è considerata una delle vette più difficili da raggiungere al mondo. Per questo, chiunque pensi di voler intraprendere un’impresa del genere deve sottoporsi a un duro allenamento, fisico e mentale.
Ed è proprio quello che Andrea Lanfri ha deciso di fare.
34 anni di passione per la montagna e una voglia di mettersi alla prova e superare i propri limiti che ispira chiunque abbia la fortuna di parlare con lui.
Lanfri è sempre stato un grande appassionato di montagna, declinata in tutte le sue sfaccettature: trekking, arrampicata, alpinismo. Nel 2015 è stato colpito da quello che definisce un “piccolo intoppo”: una meningite fulminante con sepsi meningococcica che gli ha portato via entrambe le gambe e sette dita delle mani.
Spero di spingere qualcuno come me che magari non è riuscito ad andare oltre a superare questo piccolo grande incidente di percorso.
“Il mio obiettivo è sempre stato quello di tornare a fare le stesse cose di prima – ha dichiarato –. Ora posso dire che non sarà più lo stesso perché non faccio le stesse cose di prima, ma molte, molte di più. Come dice il proverbio, ‘la fame viene mangiando’! Ho spostato il mio limite sempre più in alto, migliorando sempre di più. E così sono tornate anche le giornate in montagna con i miei amici, la mia famiglia, la mia ragazza…e ovviamente Kyra – la sua Husky che lo segue in alcune delle sue avventure.
Andrea vanta ora tre record italiani, un bronzo e un argento agli europei e un argento ai mondiali del 2017.
“È un pazzo progetto”, racconta Andrea Lanfri sorridendo durante la conferenza stampa che si è tenuta martedì 22 settembre presso la sede di Milano di Italiana assicurazioni, sponsor dell’iniziativa.
“Nel 2018 avevo iniziato a pensare di arrivare sull’Everest. Poi c’è stato il lockdown che mi ha sconvolto i piani. Nell’avvicinamento al progetto Everest mi sono stati assegnati allenamenti particolari: al mattino mi alleno in una disciplina e al pomeriggio in un’altra. Durante il lockdown ho cominciato a correre nel bosco dietro casa mia, ho corso una mezza maratona intorno a casa. Da lì ho iniziato a pensare di poter correre anche in montagna con quelle protesi. Quindi perché non unire le mie tre passioni: ciclismo, alpinismo e corsa. Così è nato From 0 to 0”.
From 0 to 0 prevede di partire dal livello del mare (0 metri) e poi tornarci (0 metri). Con il piccolo particolare che tra l’inizio e la fine c’è una montagna.
Il ricavato dell’iniziativa – per la quale è possibile donare qui – finanzia il progetto Pink is good della Fondazione Umberto Veronesi che supporta la ricerca contro il cancro al seno.
È un obiettivo unico, ambizioso e mai intrapreso prima da un atleta paralimpico. La prima tappa è prevista per sabato 26 settembre al monte Pisanino (1.946 metri). Andrea parte da Lerici, percorre 60 chilometri in bicicletta fino ad arrivare alla base del massiccio, per poi iniziare la scalata della cresta della Bagola Bianca, verso la vetta. Torna poi a Lerici in corsa, senza mai fermarsi.
“Per me sarà un bell’allenamento e imparerò anche a gestire meglio le protesi” ha raccontato.
La seconda tappa è prevista in Sicilia per fine ottobre sulla vetta dell’Etna, il vulcano più grande d’Italia. La partenza è da Aci Trezza, da dove percorrerà un totale di 37 chilometri in bicicletta, per arrivare alla base del massiccio e poi iniziare la scalata dell’Etna verso la vetta. Il ritorno è previsto su Catania correndo, nel minor tempo possibile.
Ho imparato a valorizzare ciò che di me è rimasto, senza perdere troppo tempo a pensare a ciò che non ho più.
La terza e – per il momento – ultima tappa si svolgerà a settembre 2021 sul monte Rosa. La partenza è prevista da Genova da dove percorrerà un totale di 250 chilometri in bicicletta per arrivare alla base del massiccio e poi iniziare la scalata a piedi verso la vetta, sempre senza mai fermarsi. Una volta in cima sosterà una notte per poi tornare a Genova percorrendo una maratona (41 chilometri) al giorno per sei giorni.
“Non nego che ci saranno nuove edizioni, magari in chiave extra europea”, anticipa sorridendo, con l’adrenalina della sfida che sta per affrontare che gli illumina gli occhi.
Dopo aver scalato alcune vette importanti, come il monte Chimborazo in Equador di più di seimila metri e altre cime in Nepal oltre i settemila, Lanfri ha capito che era possibile salire sempre di più. Così è nata l’idea dell’Everest e di Toccare il cielo con tre dita, il progetto che lo accompagnerà anche in questa avventura. “Io penso: se riesco ad arrivare lassù, più di quello non c’è, è un’emozione incontrollabile”.
Una vetta che ha deciso di conquistare utilizzando solamente due protesi di carbonio e avvalendosi solo dei pollici alle mani. “Fisicamente so di potercela fare, mi sto preparando da mesi per dimostrare a chi come me ha rischiato di morire, che tornare a vivere e sognare è possibile”.
Come dicevamo, impossibile non rimanere ispirati.
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