Nell’Argentina di Javier Milei ricorrere all’aborto è sempre più difficile

In Argentina l’aborto è legale dal 2020, ma la dialettica violenta del presidente Milei e i suoi tagli alla sanità ne limitano l’accesso.

  • In questi mesi di presidenza Milei ha definito l’aborto una tragedia, un omicidio aggravato, una politica assassina.
  • Questa dialettica ha fatto aumentare il numero di medici obiettori di coscienza negli ospedali e aumentato lo stigma sociale.
  • I tagli alla sanità pubblica hanno ridotto la disponibilità della pillola abortiva e fatto salire i prezzi.

La retorica antiabortista del presidente Javier Milei sta compromettendo il diritto all’aborto in Argentina. La pratica nel paese è legale dal 2020, ma in questi mesi il reazionario neo-presidente ha più volte puntato il dito contro, creando disinformazione e stigma sociale. Negli ospedali sono in drastico aumento i medici obiettori di coscienza, mentre anche tra le donne che vogliono abortire spesso regna la confusione.

Milei contro l’aborto

Sin dalla campagna elettorale, Javier Milei ha fatto della lotta all’aborto un suo pilastro politico. E una volta vinte le elezioni nel dicembre scorso, ha proseguito la sua dialettica.

In questi mesi di presidenza Milei ha definito l’aborto una tragedia, un omicidio aggravato, una politica assassina. Lo ha fatto parlando in contesti istituzionali nazionali e internazionali, ma anche nei suoi incontri con gli studenti, come a cercare di plasmarne il pensiero. 

L’aborto in Argentina è legale dal 2020, dopo che una legge simile era stata bloccata dal Senato nel 2018, nonostante l’okay della Camera. Fino al 2020 l’interruzione di gravidanza nel paese latinoamericano era autorizzata solo in caso di stupro. Ma ora quel diritto delle donne tanto sudato è sotto minaccia, perché un uomo, il presidente Milei appunto, vuole toglierlo. E se la sua cancellazione è ancora lontana, nei fatti la sua dialettica violenta sta già dispiegando i suoi effetti.

Cresce l’obiezione di coscienza

La dialettica di Milei contro l’aborto sta creando un clima surreale in Argentina. Sempre più medici stanno infatti praticando l’obiezione di coscienza, come se si sentissero autorizzati dalla posizione del presidente e nonostante la legge preveda tutt’altro. 

Per le donne argentine ricorrere all’aborto per vie legali è quindi sempre più difficile e sta crescendo la clandestinità della pratica. “Le donne chiedono di non usare il proprio nome, o si rifiutano di fornire numeri di identità per accedere agli aborti. Hanno paura di dove verranno archiviati i loro dati, cosa che prima non accadeva”, ha affermato Ivana Romero, consulente in materia di aborto. 

Non c’è però solo un discorso di obiezione di coscienza e stigma sociale dietro alle crescenti difficoltà nel ricorrere all’interruzione di gravidanza. Come ha denunciato Verónica Gago, ricercatrice e attivista del movimento femminista #NiUnaMenos, i tagli alla sanità pubblica operati dal presidente Milei hanno ridotto la disponibilità della pillola abortiva e anche il controllo sui prezzi. “A causa dei tagli al budget, alcuni ospedali non distribuiscono farmaci abortivi”, ha detto Gago, parlando di una vera e propria delegittimizzazione del diritto all’aborto in Argentina.

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