Popoli indigeni

Il capo indigeno Aritana Yawalapiti è morto, lunga vita al popolo degli Yawalapiti

Aritana, leader della tribù indigena degli Yawalapiti, è morto di Covid-19. Aveva contribuito a fondare il parco indigeno dello Xingu, in Amazzonia.

Uma emergência indígena. Un’emergenza indigena. È la definizione per questa pandemia fatta dalla più grande organizzazione che riunisce associazioni e comunità indigene del Brasile. Parliamo dell’Apib, Articulação dos povos indígenas do Brasil, l’articolazione delle popolazioni indigene del Brasile, che dall’inizio della pandemia da Sars-Cov-2, il nuovo coronavirus, ha contato oltre 22.600 contagi e 148 popoli che hanno sperimentato casi di Covid-19. Per un totale di 639 morti.

Chi era Aritana Yawalapiti

Aritana Yawalapiti brasile
Il leader indigeno Aritana Yawalapiti © ANTONIO SCORZA/AFP via Getty Images

Tra questi, da oggi c’è anche il capo Aritana Yawalapiti, 71 anni. Uno dei leader più influenti delle comunità indigene brasiliane, che ha guidato la comunità degli Yawalapiti, nella zona del fiume Xingu, contribuendo alla creazione, nel 1961, e all’ampliamento del parco indigeno dello Xingu insieme ai fratelli e attivisti Cláudio e Leonardo Villas-Bôas. Oggi si estende su quasi 30mila chilometri quadrati ed è abitato da 16 tribù. La stessa regione da cui proviene il capo indigeno Raoni Metuktire, suo amico fraterno.

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Pubblicato da Planète Amazone su Mercoledì 5 agosto 2020

L’annuncio della morte di Aritana a causa della malattia Covid-19 è stato dato dalla sua famiglia: “È stato un grande paladino delle lotte per difendere e portare avanti la cultura del suo popolo, per le generazioni future e un attivista instancabile contro la deforestazione”.

A ricordarlo anche Robin Hanbury-Tenison, presidente del movimento mondiale Survival International, anche lui contagiato dal Sars-Cov-2 e sopravvissuto dopo una lunghissima degenza in ospedale: “Sono profondamente addolorato dalla notizia della morte di Aritana Yawalapiti. L’ho incontrato per la prima volta nel 1971: era un giovane straordinario. Quando sono tornato a fargli visita, nel 2016, ho trovato un leader saggio e molto rispettato, una figura di grande rilievo per il popolo Xingu. È una tragedia che, insieme ai tanti indigeni brasiliani che stanno morendo di Covid-19, anche uno dei loro più importanti leader abbia dovuto subire lo stesso destino. In questo difficile momento è fondamentale che le voci sagge prevalgano contro la follia dell’attuale regime brasiliano ed è quindi particolarmente triste dover dire addio ad Aritana, un grande uomo e un caro amico”.

Le tribù indigene tra le più colpite dalla pandemia in Brasile

La sua scomparsa è una conferma del fatto che le popolazioni indigene brasiliane siano particolarmente colpite da questa pandemia, anche a causa di politiche che hanno trascurato la crisi. Tanto che sono in molti tra coloro che lavorano nel settore della sanità pubblica a concordare sul fatto che il comportamento tenuto dall’amministrazione guidata dal presidente Jair Bolsonaro sia tra le cause dell’alto numero di contagi tra le comunità dell’Amazzonia. Del resto, se non si adottano misure efficaci e straordinarie non è immaginabile pensare di poter curare persone affette da crisi respiratorie e che per raggiungere l’ospedale più vicino, spesso l’unico, devono affrontare un viaggio lungo ore, in barca o su strade non asfaltate.

È ciò che ha dovuto affrontare Aritana prima di morire. Perché la sua famiglia ha tentato invano di portarlo dapprima nel piccolo centro di Canarana, nel Mato Grosso, e poi all’ospedale di Goiânia dopo un viaggio lungo nove ore. Alla guida il dottor Celso Correia Batista incaricato di curare le popolazioni indigene della regione dello Xingu.

Quale futuro per gli yawalapiti dopo Aritana?

Aritana era uno degli ultimi leader anziani, tanto da essere tra gli ultimi a saper parlare la lingua della sua tribù. “La scomparsa di mio zio Aritana significa che la nostra lingua ha perso l’unica persona che la conosceva davvero”, ha dichiarato sua nipote Watatakalu al giornale brasiliano Cartacapital. Oggi sono solo tre le persone che parlano la lingua degli yawalapiti.

Una scomparsa, dunque, che non si può descrivere. Un dolore per l’intera umanità la cui biodiversità va preservata. Perché, anche se non ce ne rendiamo conto, anche se ci crediamo immuni, la nostra è una specie a rischio a causa della perdita di habitat come tante altre. Per questo, la speranza è che i dieci figli di Aritana possano succedergli degnamente e far sì che i loro diritti vengano riconosciuti e rispettati. Affinché la morte di un leader non rappresenti la morte di una comunità.

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