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Dal 25 marzo le tele di Edward Hopper a Bologna. Gli attimi immortalati da uno degli artisti americani del XX secolo più amati in una mostra attesissima.
È uno degli artisti americani più amati e le sue tele hanno un tratto inconfondibile che ha insieme realismo e freddezza capace di generare un fascino assoluto: Edward Hopper sarà in mostra a Bologna dal 25 marzo. Un appuntamento imperdibile.
Il suo stile è riconoscibile, i suoi quadri sembrano frame cinematografici o scene di vite qualsiasi, forse per questo molti lo amano, per la sua straordinaria semplicità. Dal 25 marzo, fino a fine luglio, a Palazzo Fava a Bologna, sarà possibile incantarsi davanti a 160 delle sue opere più famose provenienti dal Whitney Museum of American Art di New York. La mostra comprenderà infatti oli, acquerelli, carboncini e gessetti e dà conto dell’intero arco temporale della produzione di Edward Hopper: paesaggi e scorci cittadini parigini degli anni ‘50 e ‘60, i celebri capolavori South Carolina Morning (1955), Second Story Sunlight (1960), New York Interior (1921), Le Bistro or The Wine Shop (1909), Summer Interior (1909), interessantissimi studi (come lo studio per Girlie Show del 1941) che celebrano la sua superba mano di disegnatore. Un percorso che attraversa la sua produzione e tutte le tecniche di un artista considerato oggi un grande classico della pittura del Novecento. Prestito eccezionale, chicca dell’esposizione, è il grande quadro intitolato Soir Bleu (ha una lunghezza di circa due metri), simbolo della solitudine e dell’alienazione umana, opera realizzata da Hopper nel 1914 a Parigi.
Edward Hopper (1882-1967) – uno dei più popolari e noti artisti americani del XX secolo – schivo e taciturno, amante degli orizzonti di mare e della luce chiara del suo grande studio, disse: “Se potessi dirlo a parole, non ci sarebbe alcun motivo per dipingere”. Così, quando guardiamo un suo dipinto, ciò che abbiamo davanti è qualcosa di più di una scena ben pennellata, è una necessità espressiva dell’artista: la sua vocazione artistica si rivolgeva verso un forte realismo, una sintesi tra la mera visione figurativa combinata con il sentimento struggente che Hopper percepiva nei suoi soggetti.
Malinconia, sguardi che si rivolgono a un dove che noi non conosciamo, ma forse nemmeno i protagonisti, un senso di indefinito e spesso di stasi e tristezza che è ciò che Hopper sentiva, probabilmente. Diceva infatti: “non dipingo quello che vedo, ma quello che provo”.
E cosa proviamo noi davanti a questi colori che sono sì vividi ma non danno gioia ma inquietudine e dubbio? Di lui in molti hanno detto che è stato capace di dipingere il silenzio, di scrutare la mente umana con colori e tecniche diversi: opere che diventano quasi psicanalitiche tanto ci fanno pensare, a noi stessi, ai protagonisti delle scene e all’autore.
L’appuntamento dentro il mondo di Edward Hopper è da lunedì a domenica, dalle 10.00 alle 20.00, il biglietto costa € 13,00.
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