Come imparare l’arte dell’ozio in vacanza per stare meglio tutto l’anno

Nelle giuste dosi, l’ozio agisce come un’autocura rigenerante per mente e corpo. Ma, in questi nostri tempi frenetici e competitivi, il dolce far niente è un’arte che va rieducata.

  • Banalmente accusato di essere un “vizio”, l’ozio inteso come un piccolo tempo da riservare pienamente a se stessi è una vera e propria “autocura”, celebrata da filosofi e grandi pensatori del passato di tutte le culture e oggi confermata anche dalla scienza.
  • L’ozio, quello “costruttivo” e benefico per psiche e corpo, non è il non fare nulla, ma il rompere gli schemi della routine.
  • La vacanza è un momento ideale per “rieducarsi” all’ozio creativo, riposandosi e soprattutto facendo le cose che più piacciono. Per focalizzarle, è fondamentale l’ascolto di se stessi, delle emozioni e dei desideri più profondi.

Se vi capita di essere da quelle parti, sappiate che per il quinto anno consecutivo la Finlandia si è guadagnata un titolo invidiabile: secondo il World happiness report 2022 è il Paese più felice al mondo. Al secondo e terzo posto di questa speciale classifica, stilata in base ad alcuni indicatori di benessere e qualità di vita (prodotto interno lordo procapite, presenza di supporto sociale, aspettativa di vita, libertà di scelta, generosità, percezione della corruzione), si sono piazzate rispettivamente la Danimarca e l’Islanda. Dal quarto all’ottavo posto si sono classificate, nell’ordine: Svizzera, Olanda, Lussemburgo, Svezia e Norvegia (l’Italia si è dovuta accontentare del 31esimo posto). Ai primi posti è chiara la predominanza dei paesi scandinavi, che in qualche modo rivelano un paradosso, visto che secondo altri rapporti, proprio la “felice” Finlandia è al 32° posto nella lista dei paesi con più alti tassi di suicidio e l’Islanda al 40°.

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Secondo il World happiness report 2022 la Finlandia è il Paese più felice al mondo © iStock

Cosa rende le nazioni scandinave foriere di appagamento e benessere

Una spiegazione la offrono alcune filosofie di vita nate a quelle latitudini e oggi piuttosto diffuse in tutta Europa, come l’Hygge danese e la Lagom svedese, che in estrema sintesi invitano a dedicarsi tutti i giorni a qualche ora di puro divertissement, come direbbe Pascal, e a coltivare alcuni valori e buone abitudini vivendole però con vera attenzione. Che poi è uno dei segreti per sperimentare il Flow, il flusso, quella capacità tutta particolare di essere immersi in ciò che sta accadendo qui ed ora e indicata dalle filosofie orientali come la via maestra che porta alla felicità. Flow che ha molto a che vedere anche con il sapersi fermare, con il dedicarsi alla vera arte del riposo, all’ozio costruttivo (e creativo). Lo stesso tra l’altro professato dalla filosofia di uno dei paesi nella top ten dei “più felici”, l’Olanda, vale a dire dalla Niksen, che è per l’appunto la capacità di rendere efficace in termini di vero rilassamento il “non far nulla”. Un po’ come l’otium dei latini, quello spazio dedicato alla riflessione, votato a stimolare il pensiero variando il tipo d’impegno usuale. Il fulcro professato della Niksen è volutamente semplice: ritagliarsi regolarmente da qualche minuto a un’ora o più nell’arco della giornata di totale inattività.

Un’equazione solo apparentemente semplice, perché siamo tutti tendenzialmente portati all’iperattività, a muoverci, a fare qualcosa che richiede un’azione anche per rilassarci, tipo fare attività fisica (sebbene magari non ci aggradi particolarmente), uscire forzatamente la sera e così via. Invece, Niksen professa un (piccolo) tempo dedicato al puro, assoluto, anche se breve ozio quotidiano (per approfondire: “Fai meno vivi di più. Niksen e altri consigli per imparare l’arte del dolce far niente”, di Annemiek Leclaire, Giunti Editore, 14 €).

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I paesi nordici sono quelli con il tasso di felicità più alto © iStock

Proprio quello che in teoria si dovrebbe perseguire anche e soprattutto in vacanza affinché la stessa diventi davvero un tempo e uno spazio capaci di generare benessere fisico e mentale. “Il mondo in cui viviamo è talmente dominato dalla competizione, che non concediamo al nostro corpo il giusto riposo. Così, anche in vacanza tendiamo a non staccare realmente la spina e a riproporre le stesse modalità di comportamento: riempiamo le giornate con mille impegni o mille attività, che magari non sono davvero in sintonia con la nostra vera indole o i nostri bisogni del momento”, spiega Caterina Carloni, psicologa e psicoterapeuta a indirizzo psicosomatico a Roma. Insomma: le legittime aspettative di riposo e rigenerazione che si ripongono sulle vacanze spesso vengono disattese per una serie di “cortocircuiti” mentali, che impediscono inconsciamente di schiacciare davvero il “tasto pausa”, perdendo così una preziosissima occasione: quella di esercitare per l’appunto l’arte dell’ozio, professata non solo dalla Niksen olandese, ma anche da molti filosofie, incluse quelle orientali come metodo naturale ed efficace per stimolare la creatività e ottenere una miriade di benefici psicofisici (e le cui teorie sono state riprese anche da Herman Hesse in “L’arte dell’ozio”, Mondadori, 14,50 €).

Perché fermarsi ad oziare a ritmi cadenzati fa bene a mente e corpo

Prendersi delle soste mirate e vivere pienamente il concetto di vacanza come un tempo di (vero) riposo è un toccasana su di diversi fronti. “Oltretutto, anche quando non facciamo nulla, il nostro cervello è pienamente attivo, poiché elabora le informazioni in modo più costruttivo, senza distrazioni, aiutandoci così a risolvere più brillantemente i problemi in sospeso e aiutandoci a capire quali sono i nostri bisogni più profondi”, dice Carloni. E anche su questo punto è d’accordo la scienza: secondo uno studio condotto nel 2015 da un gruppo di neurologi dell’Università di Kyoto, guidati da Wataro Satu e pubblicato sulla rivista Scientific Reports, è proprio nei momenti di totale “stacco” (o di contemplazione o meditazione) che si stimola il precuneo, una zona del cervello strettamente collegata con il senso di appagamento e di felicità, favorendo di riflesso la capacità di mettere in ordine le idee, di sentirsi soddisfatti e di ritrovare la motivazione per continuare meglio. “In sostanza, dedicare un frazione del proprio tempo anche all’ozio, aiuta a dipanare il groviglio di pensieri negativi, ad “aprire” i canali emotivi e a ottenere, di rimbalzo, un mare di sensazioni piacevoli e di tangibili benefici, grazie alla stimolo indotto, in condizioni di reale rilassamento, alla produzione di endorfine e neurotrasmettitori del benessere, che calmierano l’ormone cortisolo e l’adrenalina emessi di gran lena, invece, in stato di stress”, interviene Emiliano Lambiase, psicologo e psicoterapeuta, coordinatore della Comunità terapeutica Sisifo per la cura delle dipendenze comportamentali di Tuscania (VT).

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L’ozio funziona da antidoto alla dipendenza da lavoro, che spesso maschera disagi psicologici, come la solitudine o l’inadeguatezza© iStock

Ecco perché pause cadenzate di ozio funzionando bene anche da antidoto al bornout o alla vera e propria dipendenza da lavoro, uno dei comportamenti abusanti tra i più accettati, anzi incoraggiati socialmente. Che però genera molta sofferenza in chi la vive. “In questa forma di dipendenza, molto sottovalutata, la professione diventa il terreno, a volte l’unico, dove si può manifestare il bisogno ossessivo di eccellere e di ottenere approvazione. È una compulsione che comporta una dedizione abituale al lavoro superiore alle otto ore quotidiane, spesso anche nei week end e, per l’appunto, in vacanza, la quale genera uno stress cronico che diventa il terreno fertile per lo sviluppo di disturbi psicologici e fisici anche gravi, come depressione e ansia, problemi cardiaci, talvolta polidipendenza (uso di farmaci stimolanti, abuso di caffè per ridurre le ore di sonno o di alcol o di sostanze illegali), oltre che in isolamento sociale, in problemi relazionali cronici con colleghi e superiori, ma anche con i familiari”, spiega Lambiase. A parte questa situazione estrema della dipendenza da lavoro, esistono anche delle condizioni borderline, di persone che hanno comunque difficoltà a ritagliarsi uno spazio tutto per sé per rigenerasi. “La difficoltà a rilassarsi, che lo psicologo spagnolo Rafael Santandreu ha definito “oziofobia”, può generare un vero e proprio stato di ansia, una specie di reazione fobica di fronte al senso di vuoto che si prova durante il tempo libero o quando si va in vacanza. Sono a rischio le persone abituate a ritmi frenetici, ambiziose, chi vede nel riposo in venir meno ai propri doveri o usa l’eccesso di attività per mascherare disagi psicologici, come la solitudine o l’inadeguatezza. In questi casi, a maggior ragione, è opportuno fermarsi per ri-focalizzare meglio le proprie priorità”, osserva Carloni.

Come imparare e mettere in pratica l’arte dell’ozio costruttivo

Per recuperare, ove difetta, la capacità di concedersi una giusta “dose” di ozio creativo (e curativo), bastano semplici accorgimenti. Il punto di partenza è semplicemente trovare del tempo per fare ciò che piace, abbandonando l’ansia del controllo, facendo le cose lentamente per assaporarle, e capire così se ci piacciono realmente, lasciandosi sorprendere da quello che accade o ci circonda. “Il vero riposo è una questione di atteggiamento, di punto di vista. Ce lo ricorda anche la bellissima poesia di Giosuè Carducci ‘Il bove’, scritta nel 1872 e inizialmente intitolata ‘Contemplazione della bellezza’. Contemplare deriva dal latino contemplāri, propriamente ‘attrarre qualcosa nel proprio orizzonte’. Significa quindi portare l’attenzione sulla bellezza della vita, possibilmente in tutti gli ambiti in cui ci si trova, cosa peraltro più semplice da fare in vacanza, considerato il contesto ambientale più favorevole”, ricorda la psicoterapeuta Carloni.

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Il rumore delle onde è in grado di indurre un rilassamento profondo © iStock

Ritagliatevi dunque qualche momento, meglio se in perfetta solitudine (secondo alcuni studi, bastano 15 minuti al giorno trascorsi completamente da soli per ritrovare calma e rilassamento), per contemplare il paesaggio. Soprattutto chi si trova al mare, al lago o in prossimità di qualsiasi specchio d’acqua, può beneficiare in più del Blue gym effect, l’effetto psicofisico ricaricante, dimostrato scientificamente, indotto anche dalla semplice contemplazione dell’acqua. Al mare, poi, il rumore delle onde induce spontaneamente una “modalità mindfluness”, dunque di rilassamento profondo (e di ozio creativo). “Il moto ondoso e l’orizzonte marino, promuovendo onde cerebrali alfa, tipiche dell’attenzione senza sforzo, stimolano il pensiero creativo e le capacità cognitive e hanno un effetto quasi ipnotico, che favorisce una sensazione di benessere e tranquillità”, ricorda Carloni.

Un altro consiglio per sfruttare l’ozio costruttivo è approfittare dei momenti di pausa dal lavoro per attuare una forma di disintossicazione dall’iperconnessione, che notoriamente è una fabbrica di “tossine mentali”. “Da un lato instaura uno stato di ipervigilanza e tensione dovuto al continuo bombardamento del cervello dato dai media, dai social, dalle notifiche. Dall’altro, crea una forma di dipendenza legata alla produzione di dopamina innescata dalla curiosità e una distrazione senza soluzione di continuità, che ci rende stanchi e insoddisfatti e incapaci di “staccare” quando necessario”, spiega lo psicoterapeuta Lambiase, che come contromisure suggerisce di fissare limiti temporali di connessione, per esempio nessun collegamento quando si è in spiaggia o durante le escursioni in altra quota e dopo le 21, di evitare di “compulsare” il cellulare in presenza di altre persone e di stilare un diario del tempo trascorso in rete, per valutare i progressi e tenere alta la motivazione.

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