
Il presidente del Brasile, Lula, ha annunciato che la Cop30 sul clima si terrà nella città di Belém, porta d’ingresso della foresta amazzonica.
Tutti i partiti della Finlandia, tranne i populisti, hanno firmato una dichiarazione d’intenti sul clima. L’obiettivo è dichiararsi carbon neutral entro il 2035.
Raggiungere il traguardo dell’azzeramento netto delle emissioni di CO2 in atmosfera (in inglese molto semplicemente carbon neutrality) entro il 2035: è questo l’obiettivo che si è posto il nuovo governo finlandese guidato da Antii Rinne per i prossimi quattro anni. Si tratta dell’obiettivo climatico più ambizioso al mondo e arriva in un momento cruciale, ovvero quando la Finlandia si prepara ad assumere la presidenza dell’Unione europea, il primo luglio.
La coalizione di governo – composta dalle forze socialdemocratiche con centristi e verdi – ha deciso di darsi questo obiettivo dopo i risultati delle elezioni europee del 26 maggio, dove il partito dei Verdi finlandesi ha ottenuto il miglior risultato di sempre in Europa, ottenendo il 16 per cento dei voti e diventando il secondo partito ecologista più grande d’Europa. Già le elezioni finlandesi di aprile – vinte per pochi voti dai socialdemocratici – si erano svolte all’insegna di temi ambientali, clima in testa.
Il programma – che è ancora in attesa di essere formalizzato – dà priorità al superamento dell’attuale crisi climatica, in linea con gli obiettivi stabiliti dall’Accordo di Parigi. La prima mossa per raggiungere la neutralità in termini di emissioni di CO2, sarà quella di abbandonare completamente i combustibili fossili, senza compromettere il proprio benessere economico. Obiettivo che non sarà solo una linea guida ma che sarà garantito per legge.
Mentre il senato italiano ha bocciato l’idea di dichiarare l’emergenza climatica, nel parlamento finnico otto partiti hanno firmato una dichiarazione congiunta sul clima ponendo le basi per un dibattito condiviso. Gli elettori finlandesi avevano già fatto del clima il tema numero uno nel voto nazionale del 14 aprile 2019. Non solo le persone hanno marciato per le strade in migliaia, compresi i giovani con il loro massiccio sciopero scolastico, ma anche le imprese, il settore della finanza e quello dei sindacati. Tutti i partiti, ad eccezione del partito populista True Finns, hanno messo il clima in cima ai propri programmi elettorali.
La Finlandia non è la prima nazione ad aver dichiarato di voler raggiungere l’obiettivo ‘emissioni zero’: già nel 2015 la Svezia aveva annunciato l’intenzione di voler diventare il primo paese ad abbandonare i combustibili fossili. Per questo Antii Rinne ha voluto ingaggiare una sfida con i cugini svedesi per dimostrare chi riuscirà a diventare effettivamente il primo paese al mondo a raggiungere tale obiettivo. Insomma, il clima diventa oggetto di una gara: chissà che facendo leva sulla competizione, non si riesca a coinvolgere qualche altro stato europeo in questo interessante match.
Leggi anche: “Helsinki vuole diventare una città a zero emissioni”
Al momento sono 18 i paesi europei – tra cui l’Italia questa volta – che hanno annunciato di voler abbattere le proprie emissioni entro il 2050 (a differenza del più ambizioso 2035 di Svezia e Finlandia). A proposito di traguardi ambiziosi, in ambito extra-europeo c’è chi addirittura vorrebbe diventare carbon free entro il 2021: si tratta della Costa Rica. Come ammettono gli stessi costaricani, eliminare completamente i combustibili fossili entro pochi anni è probabilmente irrealistico, anche se il piano servirà per gettare le basi per una transizione energetica più rapida. Se quindi la proposta costaricana ha più valore “programmatico” che “tecnico”, la legge finlandese fa sì che la Finlandia possa considerarsi in testa nella gara all’abbandono dei combustibili fossili e all’adozione di una economia davvero sostenibile.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Il presidente del Brasile, Lula, ha annunciato che la Cop30 sul clima si terrà nella città di Belém, porta d’ingresso della foresta amazzonica.
Grazie al Protocollo di Montréal abbiamo ritardato di 15 anni uno degli effetti più gravi del riscaldamento globale: la fusione totale dei ghiacci artici.
È stata inaugurata in Nigeria una gigantesca raffineria, che dovrebbe rendere il paese un esportatore netto. Un’operazione piena di dubbi e rischi.
Dopo 11.788 eventi estremi in 51 anni e un bilancio umano ed economico gigantesco, l’Onu preme per l’adozione di sistemi di allerta preventiva.
C’è una probabilità del 66% che la temperatura media supererà il limite di 1,5 gradi. Tra il 2023 e il 2027 registreremo l’anno più caldo di sempre.
La Spagna adotta misure straordinarie per far fronte alla siccità iniziata 32 mesi fa. Ma l’opposizione punta ad espandere i campi irrigati al sud.
In Columbia britannica, teatro dei record assoluti di caldo nel 2021, le temperature sfiorano i 36 gradi centigradi. Nell’Alberta ancora 89 incendi attivi.
Mocha, il ciclone più potente degli ultimi dieci anni, si è abbattuto domenica 14 maggio sulle coste di Bangladesh e Myanmar.
Temperature superiori ai 44 gradi centigradi sono state registrate in numerose località di varie nazioni dell’Asia meridionale