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È partito il conto alla rovescia per l’inaugurazione del nuovo Distretto per la creatività e l’innovazione che aprirà i battenti nell’ex-deposito ferroviario del capoluogo sabaudo, nelle Officine Grandi Riparazioni.
Un nuovo strategico tassello sta per aggiungersi a quel già vasto mosaico culturale sul quale si va ridisegnando, ormai da svariati decenni, la nuova identità urbana di Torino, sempre più capace di intercettare il favore dei flussi turistici nazionali e internazionali.
Il capoluogo piemontese, ex-capitale del Regno di Sardegna prima e del Regno d’Italia poi, ha visto gradualmente evolvere le sue precedenti anime di culla della dinastia sabauda e polo industriale automobilistico, riuscendo pian piano a trasformarsi in un vero e proprio centro di riferimento dell’arte contemporanea italiana, dell’innovazione tecnologica e di alcune significative voci del settore enogastronomico nazionale.
Proprio al fine di sintetizzare e consolidare queste tre feconde espressioni della sua economia attuale, la città ha deciso di dotarsi di un vero e proprio Distretto per la creatività e l’innovazione che, grazie a un investimento di 90 milioni erogati dalla Fondazione cassa di risparmio di Torino, occuperà l’imponente sede delle Officine Grandi Riparazioni, ex-area industriale di 35mila metri quadrati precedentemente costituita da capannoni ferroviari destinati alla riparazione delle locomotive.
Il luogo, appositamente ripensato e ristrutturato nella sua nuova veste di spazio culturale, aprirà i battenti il prossimo 30 settembre con una festosa inaugurazione a ingresso libero, che darà l’avvio a due settimane di spettacoli teatrali, danza, concerti e laboratori per l’infanzia.
Le Officine, situate in corso Castelfidardo, cioè nel cuore della città, non lontano dalla stazione di Porta Susa, furono costruite tra il 1885 e il 1895, nella fase di espansione industriale e infrastrutturale di una Torino che aveva appena archiviato la sua breve parentesi di capitale d’Italia.
Attivi per poco meno di un secolo, ovvero sino agli anni Settanta, e poi dismessi all’inizio dei Novanta, i capannoni ferroviari hanno già sperimentato impieghi alternativi nell’ambito di attività artistiche e culturali, poiché nel 2007 vennero concessi in comodato d’uso alla città di Torino e nel 2011 accolsero gli eventi relativi alla celebrazione dei 150 anni dell’unità d’Italia.
Oggi le Officine, sull’esempio di quanto avviene ormai nei siti di archeologia industriale di numerose capitali nordeuropee, intendono recuperare il senso etimologico del concetto di “fabbrica”, intesa come fucina di conoscenze o alchimia di interdisciplinarità, e tal fine è stato prescelto un progetto di riconversione proveniente dalla rosa dei vincitori del premio Urbanpromo 2015.
Pertanto i tre tronconi in cui si articola il complesso architettonico, dotato di una pianta a forma di “acca”, sono stati esattamente ripensati in funzione dei rispettivi contesti operativi del nuovo distretto: la cosiddetta Manica Nord e la Manica Sud, ciascuna delle quali misura 183 metri di lunghezza e 48 di larghezza, saranno destinate l’una ad ospitare la piattaforma culturale e creativa (architettura, design, teatro, musica, fotografia e audiovisivi), l’altra a costituire il luogo di incontro tra investitori e imprenditori (per lo più startup giovanili da selezionare entro il 2018) operanti nel settore dell’innovazione e delle tecnologie.
A collegare questi due bracci longitudinali è un Transetto di 40 metri per 39, entro il quale verrà collocato lo spazio enogastronomico finalizzato alla valorizzazione dei prodotti piemontesi.
Il direttore artistico Nicola Ricciardi, che si avvarrà della collaborazione di tre curatori internazionali (ovvero Tom Eccles, Mark Rappolt e Liam Gillick) ha esplicitamente dichiarato la sua intenzione di creare un network con le preesistenti istituzioni torinesi, e dunque di instaurare sintonie e collaborazioni virtuose tra l’attività delle Officine e quella di altri protagonisti della vita culturale cittadina, quali ad esempio la Gam, il Museo egizio, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo o il Castello di Rivoli.
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