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Nel 2030 l’Onu vuole ridurre del 50 per cento il numero di vittime legate alla mobilità. Toyota punta su intelligenza artificiale e guida automatizzata.
Una mobilità sostenibile dal punto di vista sociale, economico e ambientale passa anche attraverso la riduzione degli incidenti stradali. Secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità, attualmente si contano a livello globale circa 1,3 milioni di vittime all’anno; nel 2021 in Italia, i dati della Polizia Stradale parlano di 1.238 incidenti mortali e di 85.647 feriti.
Siamo entrati nel pieno della “Decade of action for road safety 2021-2030”, proclamata nel 2020 dall’Assemblea generale dell’Onu con un ambizioso obiettivo: ridurre del 50 per cento, entro la fine del decennio, il numero delle vittime della strada e dei feriti gravi. Si tratta in pratica di salvaguardare – in un lasso di tempo relativamente breve – almeno 650mila persone l’anno.
Il piano di azione delle Nazioni Unite spazia dalla realizzazione di infrastrutture stradali più sicure al perfezionamento delle norme, fino a misure tese a favorire un sistema di trasporti multimodale e una maggiore diffusione di veicoli dotati di sistemi avanzati di assistenza alla guida (Adas). Per centrare l’obiettivo è necessario uno sforzo comune che coinvolga i governi dei singoli paesi, le agenzie dell’Onu, la società civile, i finanziatori e ovviamente le principali realtà del settore automotive.
Toyota ad esempio, ha adottato la strategia Beyond Zero per superare il concetto di zero emissioni e le limitazioni agli spostamenti di ogni singolo individuo. Ma non solo: grazie allo sviluppo di nuove tecnologie, all’intelligenza artificiale e alla guida automatizzata, persegue anche l’obiettivo zero incidenti; nella visione della casa giapponese, la sicurezza è un tema prioritario perché l’azzeramento del numero di vittime e feriti dovuti agli incidenti stradali deve diventare il principale obiettivo di una società basata sulla mobilità.
Fondato nel 1997 e sostenuto dall’Unione europea e dalle principali realtà automobilistiche, l’Euro Ncap (acronimo di “Programma europeo di valutazione dei nuovi modelli di automobili”) definisce le modalità di valutazione della sicurezza attiva e passiva delle automobili nuove tramite l’introduzione di specifici protocolli di prova. Il punteggio varia da un minimo di una stella a un massimo di cinque: tutti i modelli più recenti di Toyota (Prius, C-HR, Corolla, RAV4 e Yaris) e tutte le Lexus hanno ottenuto le cinque stelle.
Secondo Toyota l’introduzione di livelli crescenti di guida automatizzata sarà il passo necessario per l’azzeramento degli incidenti: per questo motivo, già da tempo il Gruppo è impegnato in programmi di ricerca nei settori dell’intelligenza artificiale, sviluppando mezzi di trasporto innovativi ed elettrificati, e al contempo nuovi servizi e tecnologie in grado di connettere le persone alle infrastrutture e alle comunità. Un’evoluzione in parte già in atto grazie ai sistemi di assistenza alla guida, capaci di supportare chi è al volante per evitare situazioni di pericolo e aiutarlo a gestirle al meglio. Giunto ormai alla terza generazione, Toyota Safety Sense racchiude il pacchetto di dispositivi di sicurezza attivi, ovvero i sistemi di assistenza alla guida preposti ad evitare gli incidenti o a minimizzarne le conseguenze.
Recentemente la casa giapponese ha lanciato Toyota T-Mate, un nuovo brand che combina il Toyota Safety Sense con altri sistemi di guida attiva e di assistenza al parcheggio: ciò non solo per rendere la guida più facile e sicura, ma anche per proteggere tutti gli occupanti del veicolo e gli altri utenti della strada in vari scenari: il nuovo suv bZ4X è il primo veicolo ad essere dotato del T-Mate.
Inoltre, per promuovere ulteriormente lo sviluppo della sicurezza stradale, lo scorso anno è stato liberalizzato l’utilizzo del Toyota Human Model for Safety, il software avanzato di modellamento virtuale del corpo umano per l’analisi, in formato digitale, delle lesioni causate dalla collisione dei veicoli. Grazie a questo strumento – già utilizzato da oltre 400 utenti, imprese e centri di ricerca – possono essere studiati gli effetti di un incidente su oltre 80mila elementi digitalizzati del corpo umano per individui di età, taglia e genere diverso. In definitiva, se è possibile raggiungere una mobilità a zero emissioni e a zero barriere, è arrivato il momento di porsi lo stesso obiettivo anche per quanto riguarda gli incidenti: questo, per Toyota, significa essere una mobility company che vuole andare Beyond Zero.
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