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Baia pasta è un marchio statunitense con l’anima italiana, fondato per colmare un vuoto: negli Usa viene coltivato il grano usato per fare la pasta ma non c’è produzione locale. Fino a ora.
Biologica, prodotta artigianalmente con stampi di bronzo come nella migliore tradizione italiana, Baia pasta è made in Oakland, California, e prende il nome dalla baia di San Francisco dove viene prodotta. La sua identità è quella di “pasta americana” ma è fatta rispettando la filosofia italiana, seguendo tutte le regole canoniche di produzione imparate da Renato Sardo, fondatore con Dario Barbone del marchio. Baia pasta vuole rispondere a un paradosso: benché la maggior parte del grano che viene usato dai produttori di pasta italiani cresce negli Stati Uniti qui è difficile trovare una pasta secca di qualità fatta localmente. Di conseguenza Sardo ha voluto produrla in loco con le stesse caratteristiche e qualità di quella made in Italy.
Direttore per otto anni di Slow Food international prima di trasferirsi negli Stati Uniti, Sardo ha lavorato anche per Slow Food Usa. Lui e Dario Barbone, medico molecolare direttore di un laboratorio all’università California San Francisco, hanno in comune una passione per la pasta e la loro avventura è cominciata nel 2011 dopo che Sardo ha viaggiato per l’Italia per tre mesi visitando i migliori pastifici, incluse due settimane a Gragnano, cuore della produzione italiana.
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“Siamo stati ispirati dalle nostre radici piemontesi – spiega Sardo – dove il cibo è linguaggio, passione, dai principi di Slow Food, ma anche dallo scenario del cibo della baia di San Francisco dove ci sono artigiani, produttori, agricoltori e chef che fanno grandi cose per rendere cibo buono, sano e accessibile”. Oggi Baia pasta ha un negozio e uno stabilimento di produzione a Oakland e viene distribuita nei migliori negozi e ristoranti della California che apprezzano la qualità dei prodotti ma anche la loro immagine raffinata, glamour e molto italiana.
I pastai usano solo grani statunitensi biologici della migliore qualità acquistati negli stati dello Utah, del Montana, del Colorado e di Washington. Collaborano, inoltre, con alcuni agricoltori californiani per coltivare la specie durum (grano duro) e diverse varietà di spelt wheat, il farro spelta, cereale antico e noto per le sue proprietà nutrizionali e benefiche per la salute. “Stiamo convertendo la teoria Slow Food del chilometro zero in pratica”, dice Sardo. “Crediamo che il grano americano sia tra i migliori nel mondo e siamo orgogliosi di creare la prima pasta che ne esalta le qualità”.
Il processo produttivo è controllato nei minimi dettagli perché il prodotto finale abbia le migliori caratteristiche di sapore, colore, elasticità e finezza: dall’estrusione attraverso gli stampi di bronzo che conferiscono alla pasta una superficie ruvida, ideale per la cottura al dente e per assorbire le salse, all’essiccazione a bassa temperatura per preservare la proteina originale, il contenuto di glutine del grano e mantenere il sapore invariato. “Il sogno è di arrivare ad avere il nostro grano e di poterlo anche macinare”, dice Barbone.
L’immagine di Baia pasta è moderna e lontana dall’iconografia tradizionalmente associata alla pasta italiana esportata. Non ci sono riferimenti cliché al Bel Paese – il tricolore, le spighe di grano, il Sud – perché questa pasta vuole essere statunitense. Il logo nero su fondo giallo è di grande impatto, facendosi notare sugli scaffali dei negozi. L’imballaggio è stato progettato dallo studio californiano Zipfly di Berkeley: un approccio “design oriented” (orientato verso il design), con una gamma di colori in sintonia cromatica e uno stile grafico piacevole ma rigoroso. Le scatole della pasta sono stampate con materiali vegetali e su carta riciclata che non contiene carta di giornali. Perché nella filosofia di Baia pasta i prodotti devono essere innanzitutto buoni, ma anche belli, come nella migliore tradizione del gusto e dello stile italiano.
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