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Le banane equosolidali promuovo un consumo critico e sostengono una campagna di solidarietà con i produttori di banane.
Forse pochi sanno che spesso le belle banane che vediamo esposte nelle maggiori catene di distribuzione e le loro rassicuranti pubblicità nascondono, dietro il loro bell’aspetto, un uso eccessivo di sostanze antiparassitarie e fertilizzanti. Sostanze il cui uso indiscriminato ha causato sui lavoratori delle bananiere del Nicaragua, e in generale di tutta l’America centrale, tumori, infertilità, incapacità al lavoro, deformazioni, malformazioni congenite, caduta di capelli, delle unghie, della pelle, cecità progressiva, alterazioni nervose.
Già nel 1977 ricercatori scientifici nordamericani scoprirono che una delle principali sostanze chimiche utilizzate, il nemagón (dibromo cloruro di propano), causava sterilità nei lavoratori dove il pesticida veniva prodotto e questo provocò l’immediata proibizione del suo utilizzo in California, e due anni dopo in tutti gli Stati Uniti. Non venne però proibita la possibilità di esportarlo in altri paesi. E i lavoratori delle bananiere ne subivano gli effetti. Finalmente, il 17 gennaio 2001 è stata pubblicata in Nicaragua, dopo mesi di attesa e più di due anni e mezzo di dure lotte dei lavoratori del banano, la 364, una legge speciale per promuovere processi richiesti dalle persone colpite dall’uso di pesticidi fabbricati a base di dibromo cloruro di propano. In seguito a questa legge le vittime del nemagón, si sono organizzate nell’Asotraexdan (Asociaciòn de trabajadores y ex trabajadores afectados por el nemagón) e hanno presentato le prime denunce per danni e lesioni verso le multinazionali responsabili della produzione e dell’utilizzo delle sostanze incriminate. Ad oggi le denunce giacenti sono 3.600.
L’associazione Italia-Nicaragua ha promosso una campagna per sostenere i lavoratori in questa lotta per la rivendicazione dei loro diritti e per contribuire a mettere le multinazionali di fronte alle loro responsabilità. La campagna si sviluppa su due filoni principali: la raccolta di fondi a favore dei lavoratori delle bananiere per sostenere le spese per le cure mediche immediate e l’invio di cartoline di pressione alle multinazionali responsabili della produzione del nemagón, a quelle che lo utilizzarono nelle piantagioni e a quelle che ne commercializzarono i prodotti, che sono le stesse contro cui i lavoratori riuniti nell’associazione Asotraexdan hanno intentato la causa. La campagna ha visto l’adesione di numerose realtà della solidarietà internazionale, ma soprattutto di associazioni impegnate nel commercio equo e solidale e nella promozione di un consumo critico. Convinte che il “potere” nelle mani dei consumatori sia grandissimo: interrogarsi sull’origine di un prodotto e chiedere alle grandi aziende garanzie su una produzione “pulita”, da tutti i punti di vista, possono davvero essere i primi passi per costruire un mondo diverso.
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