Sempre più allevamenti intensivi in Europa: arriva la prima mappatura delle mega farm europee

Sono oltre 24mila gli allevamenti intensivi di polli e suini in Europa, molti sorti nell’ultimo decennio. Un’inchiesta ne fa la mappatura e ne denuncia le principali problematiche.

  • Sono oltre 24mila gli allevamenti intensivi di polli e maiali in Europa, rivela una nuova inchiesta.
  • La concorrenza cinese, le lobby industriali e le politiche dell’Unione europea sarebbero i fattori che ne determinano la continua espansione.
  • Gli allevamenti intensivi causano inquinamento ambientale, non rispettano il benessere animale e portano alla scomparsa delle piccole produzioni.

Un’approfondita inchiesta giornalistica, The face of european farming, condotta dal collettivo internazionale di giornalisti AGtivist, getta luce sulla crescente diffusione degli allevamenti intensivi in tutta Europa, sollevando serie preoccupazioni sul benessere animale, sull’impatto ambientale, sulla diffusione delle malattie e sugli equilibri economici rispetto ai piccoli produttori. Si denuncia anche come i sussidi agricoli dell’Unione europea favoriscano questo tipo di produzione, come già aveva fatto il documentario Food for profit di Giulia Innocenzi.

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La problematiche relative agli allevamenti intensivi riguardano il benessere animale, l’inquinamento e l’equilibrio economico dei piccoli produttori © Getty Images

Il lavoro, sfociato nella prima mappatura europea di questo tipo di produzioni, ha identificato oltre 24mila allevamenti intensivi, con le maggiori concentrazioni in Spagna, Francia, Germania, Regno Unito, Paesi Bassi e Italia. Tra il 2014 e il 2023, sono stati attivati più di 2.900 nuovi allevamenti industriali e sono state concesse oltre 5mila autorizzazioni.

La prima mappatura degli allevamenti intensivi in Europa

I giornalisti hanno utilizzato registri pubblici e di settore, mappature satellitari e immagini scattate dai droni. Un’analisi dei dati raccolti ha rivelato un totale di 24.087 allevamenti industriali di pollame e suini operanti in tutta Europa: 11.672 unità di suinicoltura e 12.415 allevamenti avicoli. Nel complesso, la Spagna è risultata essere la sede del maggior numero di allevamenti industriali (3.963), seguita da Francia (3.075), Germania (2.930), Paesi Bassi (2.667) e Italia (2.146).

In particolare, il numero maggiore di allevamenti avicoli industriali si registra in Francia (con 2.342 allevamenti autorizzati), seguita da Regno Unito (1.553), Germania (1.521), Italia (1.242) e Polonia (1.207). Tra i Paesi con il maggior numero di allevamenti suini industriali figurano Spagna (3.401), Danimarca (1.532), Paesi Bassi (1.486), Germania (1.409) e Italia (904).

 

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I dati mostrano che nell’arco di un decennio, dal 2014 al 2023, hanno iniziato a operare almeno 2.949 nuovi allevamenti su scala industriale. È probabile, come riportano i giornalisti, che questi numeri siano sottostimati poiché diversi Stati membri non registrano o non divulgano tali informazioni.

Molti degli allevamenti identificati, inoltre, erano di dimensioni ben superiori alle soglie richieste per l’autorizzazione: è stato scoperto che alcuni allevamenti avicoli ospitavano più di 1,4 milioni di polli contemporaneamente; i più grandi allevamenti di suini identificati, più di 30mila animali.

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La mappa interattiva degli allevamenti intensivi in Europa © AGtivist

I fattori dell’espansione degli allevamenti intensivi

Secondo quanto osservato dall’inchiesta, sono diversi i fattori che concorrono all’espansione delle mega farm. In primo luogo, la pressione economica per ottenere proteine ​​animali a basso costo ha spinto la produzione su larga scala a competere a livello internazionale, in particolare con mercati come la Cina.

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La concorrenza dei mercati cinesi sarebbe uno dei fattori che spinge l’espansione degli allevamenti intensivi © Getty Images

Inoltre, la lobby industriale ha in qualche modo indebolito le normative ambientali e bloccato le riforme sul benessere degli animali. Alcuni critici affermano anche che la crescita degli allevamenti intensivi è stata stimolata, almeno in parte, dall’attuale sistema di sussidi agricoli erogati dalla Politica agricola comune (Pac) dell’Unione europea che favoriscono le aziende più grandi rispetto a quelle più piccole, costringendo queste ultime ad adeguarsi o a chiudere. Si stima che tra il 2005 e il 2020 l’Ue abbia perso 5,3 milioni di allevamenti, per lo più di piccole dimensioni.

L’impatto ambientale

L’inchiesta approfondisce la questione dell’impatto ambientale degli allevamenti intensivi. Secondo l’Ufficio europeo dell’ambiente, il settore zootecnico dell’Ue nel suo complesso, comprendente sia la produzione intensiva che quella convenzionale, è una delle principali fonti di inquinamento dell’aria, del suolo e delle acque, responsabile del 12-17 per cento delle emissioni totali di gas serra dell’Ue, nonché un fattore chiave della perdita di biodiversità.

 

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Il Regno Unito si trova a far fronte all’inquinamento di fiumi iconici come il Wye, che attraversa il confine tra Inghilterra e Galles; la Spagna fa i conti con problemi di acqua potabile contaminata da nitrati in alcune aree a causa dell’allevamento intensivo di suini; la Francia si trova ad affrontare un crescente inquinamento da metano e una proliferazione di alghe dovuta al deflusso di nitrati.

In Italia

Nel nostro Paese l’inchiesta è stata condotta con il supporto di Essere Animali: un’infiltrazione condotta in un allevamento di polli con 100mila animali ha rivelato condizioni igieniche precarie, polli con anomalie fisiche e problemi di salute, segni di crescita forzata dovuti all’illuminazione costante volta a favorire l’ingrasso. Per l’Italia viene citata la proposta di legge Oltre gli allevamenti intensivi, per una riforma e una transizione del settore.

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