
D’ora in poi l’università di Oxford non investirà più nei combustibili fossili, ma solo nelle società che si impegnano seriamente per la decarbonizzazione.
Dalla fine del 2021, la Banca europea per gli investimenti non finanzierà più carbone, petrolio e gas naturale. Una svolta storica, molto attesa da istituzioni e società civile.
Se è vero che l’Unione europea vuole ridurre almeno del 40 per cento le proprie emissioni di gas serra entro il 2030, com’è possibile che una delle sue principali istituzioni finanziarie continui a elargire miliardi per carbone e petrolio? Dal 2021 si porrà fine una volta per tutte a questo paradosso, grazie alla storica svolta che è stata ufficializzata il 14 novembre dalla Banca europea per gli investimenti.
Istituita nel 1958, la Banca europea per gli investimenti (Bei o Eib, dalla denominazione inglese) ha il ruolo di “fornire finanziamenti per progetti che contribuiscono a realizzare gli obiettivi dell’Ue, sia all’interno che al di fuori dell’Unione”. Nel concreto, opera soprattutto su quattro aree: innovazione, piccole imprese, clima e infrastrutture.
Nel 2018 ha erogato finanziamenti per un valore di 64,19 miliardi di euro, che hanno sostenuto quasi 230 miliardi di investimenti: di solito infatti la Bei copre il 50 per cento del costo di un progetto, dandogli quella solidità che permette di trovare altri investitori. L’istituto ha stanziato 15,15 miliardi di euro per la tutela dell’ambiente lo scorso anno e 28 miliardi per le energie rinnovabili nel quinquennio compreso tra il 2013 e il 2018. Tuttavia, da tempo è nel mirino degli attivisti per la sua scelta di foraggiare anche progetti parecchio controversi dal punto di vista ambientale, come il gasdotto Tap.
BREAKING: @EIB, the world’s largest multilateral bank ends fossil fuels financing
?https://t.co/vy4W0RKTx7#FossilFreeEIB pic.twitter.com/6YGX716APe— Bankwatch (@ceebankwatch) November 14, 2019
Ci sono volute parecchie pressioni da parte della società civile, delle istituzioni e del grande pubblico, con una petizione firmata da oltre 40mila persone e addirittura un comunicato ufficiale dei ministri delle Finanze dell’Unione europea. Ma finalmente, dopo un primo rinvio a metà ottobre, giovedì 14 novembre il consiglio di amministrazione ha formalmente approvato una nuova strategia in materia di energia e clima.
A partire dalla fine del 2021, la Bei non prenderà più in considerazione nuovi finanziamenti per i progetti legati ai combustibili fossili, gas naturale compreso. È stato introdotto anche un nuovo criterio legato alle prestazioni in termini di emissioni (250 grammi di CO2 per KwH) che andrà a rimpiazzare quello precedente, pari a 550 grammi di CO2 per KwH.
La nuova strategia prevede tre impegni chiave. Il primo è quello di sostenere mille miliardi di euro di investimenti per l’ambiente e il clima nel decennio 2021-2030. Il secondo è quello di portare la quota di finanziamenti a tema ambientale almeno al 50 per cento del totale, dal 2025 in poi. Infine, il gruppo promette di allineare le proprie attività agli obiettivi dell’accordo di Parigi già entro la fine del 2020.
“Il clima è al primo posto nell’agenda politica dei nostri tempi”, ha dichiarato il presidente Werner Hoyer. “Secondo le stime degli scienziati, procediamo verso un incremento delle temperature pari a 3-4 gradi centigradi entro la fine del secolo. Se questo accadrà, ampie zone del Pianeta diventeranno invivibili, con conseguenze disastrose per la popolazione globale”.
“Per diversi anni Bei è stata la banca europea per il clima. Oggi ha deciso di fare un salto di qualità nelle proprie ambizioni. Non investiremo più nei combustibili fossili e daremo il via alla strategia di investimenti sul clima più ambiziosa che sia mai stata proposta da qualsiasi istituto finanziario pubblico”. Ha concluso promettendo di lavorare a stretto contatto con le istituzioni comunitarie, con quelle finanziarie e con il settore privato, per supportare la transizione verso un’economia a impatto zero entro il 2050.
D’ora in poi l’università di Oxford non investirà più nei combustibili fossili, ma solo nelle società che si impegnano seriamente per la decarbonizzazione.
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