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Per la prima volta gli scatti di Berenice Abbott sono esposti in Italia, a Nuoro, al Museo Man. Un’eccellenza della fotografia che stupisce per raffinatezza e meticolosità.
Dopo quella di Vivian Maier continuano le grandi mostre dedicate alla fotografia al Museo Man di Nuoro (Museo d’arte della Provincia di Nuoro): sempre una donna, sempre un’eccellenza del panorama artistico, Berenice Abbott. Topografie porta per la prima volta in Italia gli scatti raffinati e rigorosi di una fotografa dal grande talento e dalla forte personalità. Una scoperta per molti.
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Berenice Abbott (1898-1991) è stata una donna americana di grandissimo talento e la mostra al Man di Nuoro è capace di rivelarlo tutto in poco più di 80 scatti. È un’esposizione precisa e rigorosa che rispecchia perfettamente lo stile e la cifra di un’artista che è stata capace di innovare significativamente quest’arte, anche se in silenzio. È una delle prime fotografe infatti a occuparsi di soggetti scientifici in grado di rappresentare basilari processi grazie alla macchina fotografica: nel 1940 diventa anche picture editor per la rivista Science Illustrated. Una donna che riesce a far diventare arte delle bolle, un generatore, delle masse.
Ma a questa fase, a questo nuovo campo di sperimentazione arriva solo dopo essersi dedicata a lungo prima ai ritratti poi alla sua città d’adozione, New York. Negli anni Venti Abbott è in Europa, a Parigi, dove incontra molte delle persone che influenzeranno la sua arte – tra gli altri Man Ray – e che immortala nei suoi ritratti che si contraddistinguono per la raffinatezza, la pulizia e l’intensità: sua una delle immagini di James Joyce più famose, esposta al Man. Incontra anche Peggy Guggenheim, importante per aver indirizzato la sua carriera artistica.
Dopo il periodo francese però la Abbott decide di sviluppare un progetto ambizioso scaturito dalla sua passione per il fotografo Eugène Atget e di dedicarsi completamente a “ritrarre” New York nella grande fase di trasformazione subisce dopo gli anni della grande depressione. Sono le topografie, scatti che intendono rappresentare l’importanza dell’opera dell’uomo nel cambiamento della città: è la stessa Abbott a spiegare come sia stata la capacità umana, la scienza, l’architettura a dare un volto nuovo, una nuova identità a New York. E sempre in queste fotografie urbane è evidente un altro concetto basilare per la fotografia di Berenice Abbott: l’equilibrio. Nel video testimonianza presentato nella mostra, in un’intervista la fotografa americana lo riconosce come fondamentale per un buon risultato: “Tutto sta nell’inquadratura, non basta che un soggetto sia interessante, deve esserci anche equilibrio, in ogni parte. Una fotografia va costruita, non è solo istinto”.
Forse stupisce che un’artista così peculiare ma comunque poco conosciuta in Italia sia esposta per la prima volta proprio a Nuoro ma occorre dire che il Man è sempre più una realtà importante per il panorama artistico non solo dell’isola ma anche del paese. Così come era stato per la mostra su Vivian Maier, allo stesso modo per Berenice Abbott si è avuto il coraggio di divulgare qualcosa di nuovo, forse non per tutti, ma in grado di creare attenzione verso esponenti della fotografia che nulla hanno da invidiare ai nomi più noti. Donne che nell’arte hanno lasciato un segno per le loro opere e per il loro carisma, in anni diversi da quelli di oggi.
La mostra su Berenice Abbott, grazie anche al filmato proiettato, ci restituisce non solo i suoi scatti ma la personalità di una donna controcorrente, che ha seguito la sua passione sebbene osteggiata, come lei stessa ha raccontato.
“Il mondo non ama le donne indipendenti – ha detto –. Non so perché. Ma non me ne importa.”
Il Man è aperto tutti giorni della settimana (feste comprese) tranne il lunedì, dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 19:00. Il biglietto costa 5 euro.
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