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Varcare la soglia del foyer del Bâtiment des Forces motrices, a Ginevra, procura una piacevole e giocosa sensazione di straniamento: a parte l’ininterrotta vastità dello spazio, entro il quale non compaiono muri intermedi, si è circondati da alcuni curiosi reperti di antichi macchinari verniciati in colori squillanti, quasi fossero giganteschi giocattoli rimasti distrattamente appoggiati qua e
Varcare la soglia del foyer del Bâtiment des Forces motrices, a Ginevra, procura una piacevole e giocosa sensazione di straniamento: a parte l’ininterrotta vastità dello spazio, entro il quale non compaiono muri intermedi, si è circondati da alcuni curiosi reperti di antichi macchinari verniciati in colori squillanti, quasi fossero giganteschi giocattoli rimasti distrattamente appoggiati qua e là.
Tutto sembra preludere ad un altro ben più fascinoso gioco o finzione, ovvero quella teatrale o musicale che si consumerà di lì a poco nell’adiacente sala da mille posti intitolata a Théodore Turrettini, ingegnere progettista dell’antica officina idraulica che a fine Ottocento era stata edificata tra quelle mura. A quell’epoca le forces motrices erano quelle necessarie a convogliare, attraverso appositi sistemi di pressione, le possenti acque del Rodano, utilizzate non solo a fini di approvvigionamento idrico ma anche come preziosa fonte di energia idroelettrica.
Le controversie territoriali che sorsero a quei tempi tra i comuni interessati vennero risolte con tipico sfoggio di buon senso svizzero, cioè posizionando lo stabilimento industriale direttamente nell’alveo del fiume, in uno slargo reso accessibile dal Pont de la Machine. Il maestoso edificio, dalla peculiare planimetria a forma di elle, sembra dunque quasi adagiato sul fiume, con la facciata principale che guarda verso il lago, mitologicamente decorata dalle statue di Nettuno, Cerere e Mercurio.
Inevitabile che a distanza di un secolo, dopo che gli stabilimenti industriali furono dislocati in periferia, al momento di escogitare una possibile destinazione alternativa per quella costruzione, nel frattempo classificata come monumento storico e bene culturale svizzero di rilevanza nazionale, con i suoi interni neoclassici in stile Beaux Arts, la scelta più logica e naturale apparisse quella di riconvertire il Bfm in maniera tale da renderlo idoneo ad accogliere temporaneamente la programmazione 1997-98 del Grand Théâtre de Genève, allora in restauro.
Da quel momento in poi la Salle Théodore Turrettini ha continuato ad ospitare, con un suo cartellone autonomo, pregevolissime stagioni di concerti, opere liriche e spettacoli teatrali o di danza, frequentate da un pubblico selettivo ed internazionale che sa di poter reperire nell’ampia offerta del Bfm anche autori o generi musicali considerati di ricerca o di nicchia.
In questo atipico e spiazzante angolo di Ginevra potremo, forse più che altrove, rinnovare l’esperienza della Svizzera come “non-luogo”, inteso non solo nel senso etimologico di utopia della quiete assoluta e vagamente sonnolenta (retaggio della cosiddetta “neutralità”?), ma anche per quella sorta di strana indeterminatezza propria di un paese talmente internazionale, progredito e incuneato nel cuore dell’Europa, all’intersezione geografica esatta tra Francia, Italia e Germania, da risultare perfettamente spersonalizzato nella sua coappartenenza a queste tre diverse radici.
In Svizzera potrete facilmente imbattervi, a partire dalla lingua e dal cibo, in reminiscenze francesi, italiane o tedesche e rinvenire di volta in volta tracce del vostro o di altri paesi a voi noti, ma arrivare a cogliere la quintessenza dello “svizzero” in quanto tale, al di là delle specifiche identità cantonali, richiederà uno sguardo assai più attento e, probabilmente, una permanenza più prolungata. E per quanto quest’atmosfera vagamente impersonale ed imperturbabile possa di volta in volta e a seconda dei casi sembrarvi confortevole o inquietante, al Bfm qualunque appassionato di musica, teatro o danza non potrà fare a meno di sentirsi a casa.
L’indirizzo preciso è Place des Volontaires 2, 1204 Genève, Svizzera. Una volta a Ginevra, se scegliete di spostarvi con i mezzi pubblici, le fermate d’autobus di riferimento sono Bel Air e Stand. Se invece viaggiate in macchina, potete usufruire dei parcheggi di Seujet, Finances e Tribune de Genève. Sono previsti appositi sistemi di accesso per persone a mobilità ridotta.
Se una volta fuori dal Bfm volgete lo sguardo verso est, dall’altra parte del Rodano, ovvero nel punto in cui il fiume si immette nel lago di Ginevra, potrete facilmente scorgere il più celebre simbolo monumentale della città, ovvero il famoso Jet d’eau: con i suoi 500 litri di acqua al secondo lanciati ad un’altezza di 140 metri descrivendo una traiettoria visibile anche sorvolando il paesaggio in aereo, è ben più di una semplice fontana, ma piuttosto una sorta di vistoso omaggio alla tradizione “idraulica” di Ginevra. Un’attrazione che è possibile ammirare più da vicino incamminandosi su un apposito pontile che parte dalla riva sinistra del lago.
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