Cosa sono le bombe a grappolo che gli Stati Uniti vogliono fornire all’Ucraina

Gli Stati Uniti forniranno all’Ucraina bombe a grappolo, che per molti paesi della Nato sono vietate da una apposita convenzione: ecco di cosa si tratta.

  • Gli Stati Uniti forniranno cluster bombs all’Ucraina, le famigerate bombe a grappolo.
  • Una Convenzione firmata da 111 Paesi, tra cui l’Italia e molti altri della Nato ma non dagli Usa, le vieta dal 2010.
  • Si tratta di centinaia di piccole bombe che colpiscono indiscriminatamente e possono esplodere anche dopo anni.

Gli Stati Uniti formalizzeranno in occasione del vertice della Nato di Vilnius la decisione di fornire all’Ucraina, per la difesa contro l’aggressione russa, le bombe a grappolo. L’intenzione degli Stati Uniti è già stata resa nota da Jake Sullivan, consigliere della Casa Bianca: la fornitura di queste pericolosissime armi avverrà all’interno del nuovo pacchetto da 800 milioni di dollari stanziato da Washington, che crede moltissimo nella possibilità che la resistenza ucraina sconfigga le forze russe, o quantomeno le fiacchi al punto di costringere Mosca a una trattativa.

Le bombe a grappolo dividono l’Alleanza atlantica 

La novità, però, è che sul terreno delle armi a grappolo gli altri membri dell’Alleanza Atlantica per la prima volta si sono già posti in maniera contraria alla linea americana, sulla base della Convenzione sulle munizioni a grappolo (cluster munitions) entrata in vigore nel 2010 e ratificata da 111 Paesi di tutto il mondo e firmata, ma non ancora ratificata, da altri 15.

L’Italia è stata tra le prime a distanziarsi dalla posizione dell’amministrazione Biden: la premier Giorgia Meloni, pur ribadendo “la condanna dell’Italia alla guerra d’aggressione della Russia, il supporto totale e costante alla resistenza dell’Ucraina, l’impegno con gli Alleati per costruire un nuovo e più forte modello di sicurezza per l’Europa” ha sottolineato che “l’Italia aderisce alla Convenzione internazionale che vieta la produzione, il trasferimento e lo stoccaggio delle munizioni a grappolo. Nel quadro dei valori espressi dall’Alleanza atlantica, l’Italia auspica l’applicazione universale dei principi della Convenzione”.

Posizioni analoghe sono arrivate per esempio dalla Gran Bretagna e dalle stesse Nazioni Unite, che sono le sede presso la quale fu firmata la Convenzione. Nelle trattative pre-vertice Nato, gli Stati Uniti sono solo parzialmente tornati sui propri passi, chiedendo all’Ucraina “di non utilizzare le bombe a grappolo fornite sul territorio russo”.

Il problema è che tra i Paesi che non hanno aderito alla Convenzione ci sono le tre parti in causa: la Russia, che infatti secondo molte evidenze sul campo finora ha utilizzato armi a grappolo; gli Stati Uniti, che dunque hanno mantenuto la possibilità di produrne; la stessa Ucraina, che quindi potrebbe legittimamente riceverne dagli Usa e utilizzarle.

A questo punto, sono due le domande che sorgono spontanee:

  • Utilizzando le bombe a grappolo sul proprio territorio, l’Ucraina non metterà a rischio la propria stessa popolazione, nell’immediato e anche negli anni a venire?
  • Come possono far parte della stessa alleanza militare, seppur difensiva come la Nato, paesi che non aderiscono alle stesse convenzioni e che hanno regole diverse per l’utilizzo di armi specifiche?

Perché le bombe a grappolo sono vietate in molti Paesi

Ma perché le bombe a grappolo sono bandite praticamente da mezzo mondo? Perché colpiscono in modo sproporzionato e soprattutto indiscriminato, rappresentando un pericolo enorme anche per i civili. Di fatto, si tratta di armi di grandi dimensioni, lanciate da aeromobili oppure da sistemi di artiglieria, lanciarazzi e lanciamissili, che si aprono a mezz’aria spargendo ad ampio raggio centinaia (o, nel caso di quelle di artiglieria, decine) di sub-munizioni più piccole.

Queste sub-munizioni, spiega il Centro diritti umani dell’Università di Padova, sono progettate in modo da esplodere al momento dell’impatto al suolo. I tassi di mancata esplosione sono tuttavia legati non solo a fattori tecnici ma anche alle condizioni del terreno e all’altezza da cui sono lanciate. Ne consegue che nel caso in cui le sub-munizioni non funzionino come previsto, esse si depositano nel terreno, diventando particolarmente pericolose, dal momento che possono esplodere al minimo tocco o spostamento, diventando di fatto vere e proprie mine anti-uomo.

Libano e Afghanistan sono i due paesi che in questo momento soffrono ancora la piaga delle sub-munizioni inesplose di bombe a grappolo lanciate durante i passati conflitti: in Afghanistan addirittura sarebbero ancora presenti interi campi minati dai tempi dell’invasione dell’Unione Sovietica dei primi anni Ottanta: in suo famoso libro dal titolo omonimo, con l’espressione “Pappagalli verdi” Gino Strada fa riferimento proprio alle munizioni inesplose.

In merito alle notizie circa i piani statunitensi di trasferire bombe a grappolo all’Ucraina in questi giorni si è esposta anche Amnesty International, attraverso Patrick Wilcken, ricercatore su questioni militari, di sicurezza e di polizia: “Da tempo Amnesty International denuncia che le bombe a grappolo sono armi che causano danni indicibili ai civili, in alcuni casi anche decenni dopo la fine di un conflitto. Sono sia le considerazioni di carattere umanitario che le preoccupazioni per i civili durante le guerre e dopo la loro fine ad aver portato 111 stati, tra i quali molti alleati dell’Ucraina, a ratificare la Convenzione sulle bombe a grappolo che vieta uso, la produzione, il trasferimento e lo stoccaggio di tali munizioni. I piani statunitensi di trasferire bombe a grappolo all’Ucraina rappresentano un passo indietro rispetto ai notevoli progressi fatti per la protezione dei civili sia durante che dopo i conflitti armati”.

Forza e limiti della Convenzione 

I 111 Stati che aderiscono alla Convenzione si impegnano “a distruggere o assicurare la distruzione di tutte le munizioni a grappolo non più tardi di otto anni dopo l’entrata in vigore della presente Convenzione per tale Stato parte. Ciascuno Stato membro s’impegna a vigilare a che i metodi di distruzione rispettino le norme internazionali applicabili per la protezione della salute pubblica e dell’ambiente”. Inoltre “ciascuno Stato membro s’impegna a rimuovere e a distruggere, ad assicurare la rimozione e la distruzione, i residui di munizioni a grappolo situati nelle zone contaminate dalle munizioni a grappolo e sotto la propria giurisdizione o il proprio controllo”. Un impegno molto importante, cui però fa contraltare la fondamentale debolezza della Convenzione: tra i Paesi che non l’hanno firmata, infatti, figurano grandi potenze mondiali come gli Stati Uniti e la Russia, ma anche la Cina e il Brasile o l’India il Pakistan.

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