Bombe a grappolo, termobariche, nucleari. Cosa sono le armi non convenzionali

Nella guerra in Ucraina in molti hanno denunciato l’uso di armi non convenzionali: è il caso delle bombe a grappolo e di quelle termobariche.

  • Spesso nei conflitti vengono utilizzate armi non convenzionali.
  • Nel caso dell’Ucraina, si parla di uso di bombe a grappolo e termobariche.
  • A farne le spese sono soprattutto i civili.
  • La minaccia nucleare sbandierata da Putin rischia di produrre una nuova corsa agli armamenti.

La guerra nell’epoca dei social network è anche una guerra di immagini e di informazioni. Numerose delle fotografie e dei video che vengono pubblicati (previa scrematura dei numerosi falsi che circolano a fini propagandistici) possono aiutare a capire che tipo di guerra si abbia di fronte. L’impressione, in questo senso, è che quello che sta dilaniando l’Ucraina non si un conflitto “convenzionale”. Ovvero condotto nel recinto delle “norme” che dovrebbero disciplinare i metodi utilizzati dagli eserciti sul campo. E che, di fatto, segnano il confine tra l’uso della forza e i crimini di guerra.

La tutela dei civili, le guerre non convenzionali, i missili balistici

L’obiettivo del corpus di regole scritte e non scritte sui conflitti armati è, principalmente, di salvaguardare il più possibile i civili. Ovvero, secondo il diritto internazionale umanitario, tutti coloro che sono presenti sul posto ma che non partecipano al conflitto. Ciò significa, ad esempio, evitare di bombardare zone residenziali, concentrandosi unicamente su obiettivi militari. Evitare di distruggere infrastrutture necessarie alla vita della popolazione. È il caso di ambulatori, ospedali, scuole, case o luoghi di culto. E, ovviamente, utilizzare armi che possano essere controllate con precisione (benché sia impossibile scongiurare con certezza gli errori: i cosiddetti “danni collaterali”, con un’espressione da sempre oggetto di critiche). Ma anche che non presentino rischi oggettivi per l’incolumità e la salute dei civili.

Posto che l’uso delle armi porta sempre con sé morte e devastazione, il rispetto della disciplina internazionale nelle operazioni militari dovrebbe dunque consentire di evitare quelle che vengono definite le “guerre sporche”. Di qui la domanda: cosa ci dicono le informazioni che giungono dall’Ucraina? Stando a quanto riferito da alcune organizzazioni umanitarie internazionali, i soldati inviati da Mosca non si starebbero curando particolarmente della “pulizia” del loro intervento.

Amnesty International ha spiegato che “gli attacchi hanno preso di mira luoghi protetti, come ospedali e abitazioni. Le forze russe hanno colpito in modo indiscriminato, ad esempio con missili balistici, che presentano una zona d’impatto molto ampia, anche in zone ad alta densità abitativa. Ma hanno anche utilizzato bombe a grappolo”.

Cosa sono le bombe a grappolo e perché 110 paesi hanno vietato tali armi

Queste ultime sono finite sulle pagine dei giornali durante numerosi conflitti. La stessa Nato, nell’operazione militare in Kosovo del 1999 (alla quale prese parte anche l’Italia) fece un ampio utilizzo di tali ordigni. L’Alleanza atlantica fu accusata anche di aver lanciato missili rivestiti di uranio impoverito. Un corposo documento di denuncia della Croce Rossa spiegò che ne furono sganciate all’epoca 1.392 bombe a grappolo, contenenti 289mila ordigni di dimensioni più piccole.

È questa, infatti, la caratteristica di tali armi, note anche come cluster bomb. Si tratta di ordigni che, una volta detonati, liberano decine di esplosivi più piccoli. Ciò comporta, nell’immediato, l’impossibilità pratica di scongiurare che vengano risparmiati bersagli non militari, data l’ampiezza dell’area colpita. In secondo luogo, molte di queste bombe rimangono inesplose sul terreno, rendendole di fatto assimilabili a mine anti-uomo. Per questo tali armi sono state vietate dal Trattato di Oslo del 2008, al quale hanno aderito 110 nazioni (ma non la Russia). Esattamente come vietate sono le armi chimiche o batteriologiche, che si sospetta siano state usate nella guerra in Siria.

guerra in siria
Bombardamenti sul villaggio di Balyun, il 2 marzo 2020, nella provincia di Idlib in Siria. Nella guerra nella nazione mediorientale si è sospettato a più riprese l’uso di armi non convenzionali © Omar Haj KadourAfp/Getty Images

Come sempre in questi casi, chi attacca nega l’uso di mezzi non convenzionali. Il ministero della Difesa di Mosca ha dichiarato di utilizzare unicamente armi teleguidate ad alta precisione. “Un’affermazione falsa – prosegue Amnesty -. Gli ordigni utilizzati presentano al contrario un ampio raggio d’impatto. Inoltre, nei primi giorni del conflitto le nostre squadre di ricerca hanno documentato il fatto che anche le armi cosiddette convenzionali hanno colpito dei civili”. A conferma del fatto che parlare di “guerre pulite” resta comunque un ossimoro.

Le denunce di Amnesty e Human rights watch sulle armi non convenzionali

L’organizzazione non governativa cita ad esempio il caso di un ospedale sfiorato a Vuhledar, nella regione di Donetsk, da un missile balistico del tipo “9M79 Tochka”. Una bomba a grappolo ha invece centrato un asilo e una scuola materna Okhtyrka, “uccidendo tre civili e un bambino”.

Anche un’altra ong, Human rights watch, ha confermato l’attacco su Vuhledar, riferendo di quattro civili uccisi, dieci feriti e danni alla struttura sanitaria. Aggiungendo che il missile in questione sarebbe stato equipaggiato con bombe a grappolo del tipo 9N123. “Le forze russe – ha spiegato Steve Goose, dirigente di Hrw – devono smettere di usare cluster bombs e di effettuare attacchi indiscriminati e fuorilegge”. Secondo l’associazione Handicap international, d’altra parte, proprio le bombe a grappolo, essendo intrinsecamente imprecise, provocherebbero nel 98 per centi casi vittime civili. Ciò in quanto tra il 5 e il 40 per cento delle “sotto-munizioni” resta inesploso dopo l’impatto.

Cosa sono le bombe termobariche, già usate dai nazisti

Non si tratta però delle sole armi non convenzionali di cui di sospetta l’uso in Ucraina. Lunedì 28 febbraio, l’ambasciatrice della nazione euroea negli Stati Uniti, Oksana Markarova, ha accusato Mosca di aver utilizzato anche delle bombe termobariche. Ciò sarebbe stato confermato dalla presenza, riscontrata da alcuni organi di informazione locali, di lanciarazzi multipli del tipo Tos-1A, detti “Solntsepek”, concepiti proprio per tale tipo di ordigni. Alcuni video ne avrebbero inoltre confermato l’impiego.

Le bombe termobariche sono particolarmente potenti. Combinano infatti più tecnologie: contengono dei combustibili liquidi e in polvere collegati ad una serie di cariche esplosive. Quando arriva la prima detonazione, ad una certa altitudine viene aperto il “serbatoio”; a quel punto una seconda esplosione provoca un’onda di fuoco tale da portare la temperatura anche a tremila gradi centigradi. Ovvero fino a due volte più di un’arma convenzionale.

Non si tratta d’altra parte di una novità: le bombe termobariche furono utilizzate per la prima volta durante la Seconda guerra mondiale dall’esercito nazista. La stessa Russia le hai impiegate anche in Afghanistan e Cecenia. Mentre gli Stati Uniti ne hanno fatto uso nelle guerre in Vietnam e nello stesso Afghanistan.

Ma l’arma non convenzionale per eccellenza, ovviamente, è quella più temuta: la bomba atomica. Il presidente russo Vladimir Putin ha agitato lo spettro di un conflitto nucleare, mettendo in stato d’allerta le forze dissuasive del proprio paese. Ciò che si sa è che la Federazione russa possiede 5.977 testate nucleari, delle quali però fanno parte circa 1.500 ritirate o pronte essere smantellate. Gli esperti, inoltre, indicano che altrettante sarebbero quelle dispiegate e, teoricamente, pronte all’uso.

Il super-missile Satan 2 e lo spettro di una nuova corsa agli armamenti

Tra le armi a disposizione di Putin, inoltre, esiste il missile “RS-28 Sarmat”, soprannominato Satan 2. Un’arma devastante e folle, con una portata di 10mila chilometri e capace di trasportare dodici testate nucleari. In grado, in altre parole, di radere al suolo un’intera nazione. Il razzo era stato testato nel 2016. Secondo l’agenzia di stampa di stato Tass, sarebbe perfino equipaggiato di una tecnologia specifica in grado di sfuggire alla vigilanza radar. Il che lo renderebbe “invulnerabile”.

Tutto ciò sembra preoccupare le diplomazie occidentali. Il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato un aumento degli investimenti nella difesa. La Germania ha stanziato 100 miliardi di euro a tale scopo. E l’11 e 12 marzo, a Versailles si incontreranno i capi di stato e di governo europei proprio per decidere una strategia comune. Uno degli effetti sul lungo termine della guerra in Ucraina potrebbe, purtroppo, essere l’avvio di una nuova corsa agli armamenti.

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