Un’analisi allarmante del Pesticide action network Europe ha rivelato la presenza di Tfa, derivato dei Pfas, in moltissimi alimenti.
Nello stato del Botswana, in Africa, è di nuovo possibile cacciare gli elefanti. Il presidente ritiene sia necessario ridurre il numero di esemplari che è il più alto nel continente.
“Africa, siamo migliori di così”. È quanto ha twittato Paula Kahumbu, amministratore delegato dell’organizzazione WildlifeDirect, non appena ha saputo che in Botswana non è più in vigore il divieto di caccia all’elefante. Il presidente Mokgweetsi Masisi, che all’inizio del mese aveva fatto parlare di sé per aver donato a tre connazionali degli sgabelli ricavati da zampe di elefanti, ha deciso di annullare il bando introdotto nel 2014 dal suo predecessore che ne vietava l’uccisione al di fuori delle riserve autorizzate.
Verranno rilasciate al massimo 400 licenze all’anno. La decisione dipenderebbe dall’incremento del numero di pachidermi nel paese, che nel periodo compreso fra il 1996 e il 2014 sono passati da 80mila a 129mila, arrivando a formare la più grande popolazione dell’intero continente. Chiaramente si tratta, in realtà, di un dato molto positivo considerando che dal 2007 al 2014 la loro presenza è diminuita del 30 per cento in 15 nazioni africane.
WHY WE LIFTED THE BAN ON ELEPHANT HUNTING. pic.twitter.com/zcNFDgPAMU
— Dr. Mokgweetsi E.K Masisi (@OfficialMasisi) 25 maggio 2019
Il ministro dell’Ambiente e della Conservazione delle risorse naturali del Botswana ha aggiunto che sono in aumento i casi di conflitto tra gli animali e la popolazione locale. Un’altra motivazione dietro la revoca del bando potrebbe essere il guadagno economico; parte del denaro sborsato dai cacciatori dovrebbe servire alla conservazione della specie.
In realtà “i soldi finiscono nelle tasche del governo e non sono minimamente paragonabili a quelli generati dal turismo, da milioni e milioni di turisti che arrivano ogni anno in Africa senza fucile”, spiega Andrea Crosta, fondatore di Elephant action league, organizzazione che ha messo l’intelligence al servizio della natura con l’obiettivo di contrastare i crimini contro l’ambiente.
La speranza è che il presidente del Botswana, viste le critiche ricevute, faccia un passo indietro e che la decisione di Cina e Hong Kong di vietare l’importazione e il commercio di avorio dia i frutti sperati e riduca il numero di elefanti uccisi per le loro zanne.
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