Diritti umani

Brasile, assassinato un altro guardiano dell’Amazzonia, Paulo Paulino

Il giovane attivista è rimasto ucciso in un’imboscata tesa dai taglialegna illegali ai Guardiani dell’Amazzonia.

Difendere l’ambiente in Brasile sembra equivalere sempre di più ad una condanna a morte. Da decenni i nativi, che non chiedono altro che poter vivere la loro vita e mantenere la propria identità, sono sottoposti ad attacchi e vessazioni, come se vivere in un altro modo, al di fuori della società dominante, non sia consentito. Da poco meno di un anno la situazione è però precipitata, ovvero dall’elezione a presidente di Jair Bolsonaro.

 

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Paulo Paulino Guajajara, leader indigeno e guardiano della foresta amazzonica brasiliana, è stato ucciso da alcuni taglialegna illegali dentro la riserva Arariboia nello stato di Maranhao. L’evento, l’ultimo dei tanti, si inserisce nell’aumento delle invasioni illegali dopo che il presidente Bolsonaro ha dichiarato di voler aprire le terre indigene allo sviluppo economico. “Il governo di Bolsonaro ha sangue indigeno sulle proprie mani. L’aumento della violenza è una conseguenza diretta delle sue parole d’odio e contro la nostra gente”, ha dichiarato l’Apib, l’organizzazione che rappresenta 900mila nativi in Brasile. / Paulino Guajajara, indigenous leader and guardian of the Amazon forest in Brazil, has been murdered by some illegal loggers in the Arariboia reserve in the Maranhao state. The event, only the latest of a long list, took place amid the increase of illegal invasions after president Bolsonaro said he will open up indigenous lands to economic development. “The Bolsonaro government has indigenous blood on its hands. The increase in violence in indigenous territories is a direct result if his hateful speeches and steps taken against our people”, said @apiboficial, an organisation representing 900,000 native people in Brazil. Photo via @ninagualinga . . . #brazil #indigenous #indigenousrights #amazonforest #bolsonaro #indigenousland #jairbolsonaro

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Bolsonaro, che ha definito i nativi “uomini preistorici”, ha incoraggiato a più riprese l’occupazione dei loro territori, riducendo oltretutto sensibilmente le funzioni del Funai. Le conseguenze di questa politica dell’odio, che vede nei nativi un ostacolo e nella foresta amazzonica una risorsa da sfruttare dal punto di vista commerciale, sono sempre più evidenti. L’ultima conferma è l’omicidio di Paulo Paulino, membro della tribù brasiliana dei Guajajara.

L'attivista brasiliano assassinato, Paulo Paulino
I Guajajaras sono uno dei più grandi gruppi indigeni del Brasile con circa 20mila persone. Nel 2012 sono stati istituiti i Guardiani della foresta per proteggere il territorio indigeno di Arariboia. Paulo Paulino Guajajara, conosciuto anche come Kwahu Tenetehar, era uno di loro © Sarah Shenker/Survival International

Vittima di un’imboscata

L’uomo, poco più che ventenne e padre di un bambino, è stato ucciso da un colpo di arma da fuoco che lo ha raggiunto al collo, durante un’imboscata tesa, pare, da un gruppo di taglialegna illegali contro i Guardiani dell’Amazzonia, gruppo di Guajajara che pattuglia la foresta per evitarne la distruzione. Nell’agguato, avvenuto nel territorio indigeno Araribóia, nello stato brasiliano del Maranhão, un altro guardiano, Tainaky Tenetehar, è rimasto ferito alla schiena e a un braccio, ma è riuscito a fuggire. La polizia brasiliana ha riferito che anche uno dei taglialegna è stato ucciso nella sparatoria.

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Giustizia per Paulino

Il corpo di Paulo Paulino, secondo quanto riferito dall’organizzazione pan-indigena brasiliana Apib, sarebbe ancora nella foresta in attesa di essere recuperato. Il ministro della Giustizia brasiliano, Sergio Moro, ha definito l’episodio un “crimine terribile”, affermando che “non risparmieremo alcuno sforzo per assicurare i responsabili di questo grave crimine alla giustizia”.

Paulo Paulino e Tainasky Tenetehar
I Guardiani dell’Amazzonia pattugliano da diversi anni il loro territorio, nell’Amazzonia orientale, invaso dai taglialegna illegali © Sarah Shenker/Survival International

I paladini dell’Amazzonia

I Guardiani dell’Amazzonia, di cui faceva parte Paulino, sono un gruppo di Guajajara che, per proteggere la propria gente e aiutare gli Awá incontattati con cui condividono il territorio, hanno iniziato a pattugliare la foresta e a fermare le invasioni dei taglialegna illegali. “Questa gente pensa di poter venire qui, nella nostra casa, e servirsi liberamente della nostra foresta? No. Non glielo permetteremo”, aveva detto pochi mesi fa Paulino a Survival, il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni. Proteggere la foresta, patrimonio non solo dei nativi ma di tutta l’umanità in virtù dei suoi indispensabili servizi ecosistemici, comporta però grandi rischi. Oltre a Paulino sarebbero almeno tre i guardiani uccisi da taglialegna e accaparratori di terra, insieme a molti dei loro parenti, secondo Survival.

Squadra Guardiani Guajajara che ha estinto un incendio
I taglialegna sono armati e hanno alle spalle una potente mafia, i Guardiani ricevono costantemente minacce di morte e diversi di loro sono stati assassinati © Survival International

Martiri della foresta

L’ennesimo omicidio di un attivista ambientale in Brasile evidenzia l’esponenziale crescita della violenza contro i protettori delle foreste amazzoniche, costretti loro malgrado a diventare martiri. “Il governo di Bolsonaro ha nelle sue mani sangue indigeno – si legge in una nota dell’Apib -. L’aumento della violenza nei territori indigeni è il risultato diretto dei suoi discorsi odiosi e dei passi compiuti contro il nostro popolo”. Proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica globale sul genocidio in corso in Brasile, una delegazione di nativi dell’Apib sta viaggiando in Europa.

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Paulino e gli altri attivisti ammazzati prima di lui sapevano benissimo qual era la posta in gioco, ma non avevano scelta se volevano proteggere la loro foresta e garantire un futuro ai propri figli. “Paulino sapeva che avrebbe potuto pagare il suo impegno con la vita – ha raccontato Sarah Shenker, ricercatrice di Survival per il Brasile, che aveva accompagnato i Guardiani in una delle loro operazioni di pattugliamento – ma non vedeva alternative perché le autorità non facevano niente per proteggere la foresta e far rispettare la legge”.

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