Tutte le buone leggi che ci aspettiamo dal 2020

Fine vita e cannabis, violenze negli ospedali ed economia verde. E ancora “capitale di cittadinanza” e acqua pubblica. Le leggi che ci aspettiamo nel 2020.

Il 2019 è appena andato in archivio con l’approvazione di una legge di bilancio che istituisce un paio di provvedimenti importanti soprattutto per l’ambiente, come l’avvio dell’atteso Green new deal e una tassa sulla plastica che entrerà in vigore solamente dal prossimo luglio. Oltre a questo, non sono tantissime le promesse mantenute (tra queste, spicca l’approvazione della legge sullo stop alla produzione di mine antiuomo): alcune delle leggi che ci aspettavamo per il 2019 sono state demandate al 2020, insieme ad altre promesse che nel frattempo si sono aggiunte.

La maggior parte dei sussidi concessi dal nostro paese è contenuta nella legge di Stabilità. Foto di Franco Origlia/Getty Images
Dal Parlamento italiano si attendono numerose leggi su sostenibilità, clima, ambiente © Franco Origlia/Getty Images

Il salario minimo orario

Il cavallo di battaglia del governo per il 2020 dovrebbe essere quello del salario minimo garantito, un obiettivo che al momento sembrerebbe unire le due forze principali forze di maggioranza. Due le strade ipotizzate al momento per realizzare la misura: la prima prevede di arrivare a innalzare il reddito mensile più basso del 20 o 30 per cento in più rispetto ai 780 euro sotto il quale, secondo l’Istat, si vive in condizioni di povertà.

In questo caso il salario minimo si attesterebbe intorno ai 6 euro l’ora. L’obiettivo più ambizioso è invece quello di arrivare fino a 9 euro l’ora. Per fare un paragone, in Spagna le due forze politiche Podemos e Psoe hanno appena raggiunto un accordo di governo che prevede un salario minimo di 1.200 euro.

La legge sul fine vita

Si tratta di una delle cose che avrebbe dovuto portarci già il 2019: la Corte Costituzionale aveva dato tempo fino al 24 settembre scorso al Parlamento per pronunciare una parola chiara e definitiva sul tema del fine vita e dell’eutanasia, anche perché c’era da decidere sul caso di Marco Cappato, il tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, accusato di aver aiutato a morire in Svizzera Dj Fabo.

Ebbene, il Parlamento in un anno non è riuscito ad approvare una legge in tal senso, tanto che è stata la stessa Consulta a dover stabilire che non è punibile chi agevola l’eutanasia per un paziente afflitto da una patologia irreversibile. Basandosi su questa sentenza, il giudice a fine anno ha quindi assolto Cappato, ma la sentenza ha riaperto il dibattito politico sulla necessità di una legge chiara e certa. Chissà che non sia l’anno giusto.

Chiarezza sulla cannabis

Un altro settore in cui la giustizia si è recentemente sostituita alla politica, in assenza di legislazione, è quello relativo alla cannabis. A dicembre, in pochi giorni, prima il Senato ha eliminato dalla legge di bilancio un emendamento che avrebbe consentito la commercializzazione di tutti i derivati della canapa con una percentuale di principio attivo inferiore allo 0,5 per cento, poi la Corte di Cassazione ha stabilito che non possono essere considerate illecite “le attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica, che, per le rudimentali tecniche utilizzate, lo scarso numero di piante, il modestissimo quantitativo di prodotto ricavabile, la mancanza di ulteriori indici di un loro inserimento nell’ambito del mercato degli stupefacenti, appaiono destinate in via esclusiva all’uso personale del coltivatore”.

Ma siccome una sentenza non fa legge, e per di più quella in questione pone dei limiti quantitativi piuttosto vaghi, la politica è tornata a parlare della necessità di una legge puntuale, una volta per tutte.

Justin Trudeau in Canada legalizza marijuana a scopo ricreativo
Dalla legalizzazione della cannabis l’Italia potrebbe recuperare fino a 8 miliardi di euro sommersi © Rick Proctor/Unsplash

Fermare le violenze negli ospedali

Il caso della dottoressa aggredita a bottigliate il primo dell’anno nell’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli ha appena riaperto il dibattito su una questione spesso sottovalutata: le violenze e le minacce subite dal personale medico degli ospedali, che riguardano una volta nella vita 7 medici su dieci, spesso a causa dello stato d’animo alterato dei familiari di vittime o di pazienti, che tendono a riversare sui medici le colpe in caso di aggravamento delle condizioni di salute.

Alla Camera è pronto per essere calendarizzato un disegno di legge che interviene a tal riguardo: è previsto un aggravamento delle pene per gli aggressori, anche con il riconoscimento della qualifica di pubblico ufficiale a medici e infermieri in servizio. Ma sarà studiata anche l’ipotesi di ottenere l’automaticità del procedimento penale d’ufficio a carico degli aggressori (se l’avvio delle denuncia non dipendesse più dalla vittime, diminuirebbero infatti anche le minacce e le ritorsioni) e di avere una presenza fissa di forze dell’ordine in tutti gli ospedali e di videosorveglianza, anche a bordo delle ambulanze.

Il capitale di cittadinanza

Cinque deputati, di tutti i partiti della maggioranza (Lia Quartapelle del Pd, Rossella Muroni ed Erasmo Palazzotto di Liberi e Uguali, Paolo Lattanzio del Movimento 5 Stelle, Alessandro Fusacchia del gruppo misto) hanno promesso di intervenire con 5 idee lanciando il gruppo 5×5: alla ripresa dei lavori presenteranno una serie di proposte. La prima è stata battezzata congedo parentale”, con indennità di maternità al 100 per cento, congedo di paternità di 3 mesi per gli uomini anche per ridurre le disparità su lavoro per le donne. La seconda è destinazione verde”: duemila dottorati “green” per costruire nei Comuni presìdi di ricerca in partenariato con le università e progetti di ricerca nazionali e collaborazioni internazionali su tecnologie verdi; nuova fiscalità verde, comprese aliquote progressive sulle plusvalenze per scoraggiare gli investimenti in società che inquinano e incoraggiare quelli in società attente all’ambiente.

La terza proposta è quella dei lavori in corso”, per creare una garanzia contributiva universale al fine di assicurare il diritto ad una pensione e nuovi strumenti finanziari e fiscali contro le crisi aziendali, per permettere ai lavoratori di riscattare l’attività di impresa e rilanciarla; la quarta adottare la città, creando un fondo che si occupi dell’intero ciclo di riattivazione degli spazi e degli immobili in disuso dalla presa in carico alla nuova destinazione rigenerata (asili nido, centri culturali, hub professionali, coworking); la quinta, eredità universale, con redistribuzione delle opportunità, attraverso un capitale di cittadinanza di 15 mila euro incondizionato dato ad ogni ragazzo al compimento del 18 esimo anno di età.

bicchiere acqua
In Italia si attende una legge sull’acqua pubblica © Rawpixel Pixabay

Le leggi sull’acqua pubblica, 8 anni dopo

Il ministro degli Esteri e leader del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio l’ha ribadito nel suo primo intervento del 2020: “Abbiamo grandi battaglie ancora da realizzare, l’acqua pubblica, che nel 2020 speriamo possa diventare legge”.

In effetti è dal referendum del 2011, in cui gli italiani stabilirono il divieto di privatizzazione della gestione degli acquedotti, che si lavora a una legge che sistematizzi il settore, organizzandolo sulla base degli ambiti di bacino idrografico in modo da evitare sprechi e andando verso una gestione pubblica e partecipata del servizio idrico integrato. Il 2019 sembrava l’anno giusto, poi le vicende governative hanno portato a una frenata.

Il Global compact sulle migrazioni

Un altro nulla di fatto si è registrato finora sul Global compact for migration: alla fine del 2018 la Camera dei deputati aveva chiesto al governo di rimandare, al fine di valutare in maniera approfondita la sua effettiva portata, l’adesione al patto non vincolante delle Nazioni Unite che mira a fissare dei principi a livello globale per affrontare il fenomeno delle migrazioni. Finché al governo c’è stata la Lega, era impensabile una approvazione, ma nessun passo avanti è stato fatto finora neanche dopo il cambio di maggioranza: il 2020 però potrebbe portare a un ripensamento.

L’emergenza climatica e l’Europa

L’ultima buona proposta ce l’aspettiamo dall’Unione europea e riguarda l’emergenza climatica, dove urgono interventi a maggior ragione dopo il fallimento della Cop25, la conferenza sul clima che si chiusa da poche settimana a Madrid. La Commissione europea sta lavorando a un accordo verde per rendere l’Unione europea neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050.

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La Cop 25 si è conclusa con grande delusione a Madrid © Claudia Vago

L’obiettivo è di avere proposte su alimenti sostenibili, prodotti più durevoli, pesticidi, una strategia per la biodiversità per il 2030, nonché piani per ridurre le emissioni nocive dal trasporto aereo e marittimo.

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