Cosa sappiamo dell’attentato terroristico in Burkina Faso costato la vita ai giornalisti David Beriain e Roberto Fraile e all’ambientalista Rory Young.
“Una nuova tragedia per il giornalismo”. Così la ong Reporter senza frontiere descrive la morte del reporter David Beriain e dell’operatore video Roberto Fraile, entrambi spagnoli, uccisi in Burkina Faso, dove stavano portando avanti un’inchiesta sul bracconaggio.
#BurkinaFaso🇧🇫: La mort des journalistes espagnols David Beriáin et Roberto Fraile, tués en reportage, est une nouvelle tragédie pour le journalisme. Elle rappelle le courage exceptionnel des reporters qui tentent de nous informer dans le Sahel. #RSFhttps://t.co/a9GIys6rSR
Nella mattinata di lunedì 26 aprile i due giornalisti sono stati assaliti sulla strada che porta alla riserva naturale della foresta di Pama. Con loro c’era anche Rory Young, di nazionalità irlandese ma nato in Zambia, co-fondatore e presidente dell’organizzazione anti-bracconaggio Chengeta Wildlife. A dare conferma del fatto che siano rimasti vittime dell’attentato è stato il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez con un tweet di condoglianze alle loro famiglie. Sembra anche che sia rimasto coinvolto un cittadino del Burkina Faso di cui finora non è stata resa nota l’identità.
Se confirma la peor de las noticias. Todo el cariño para los familiares y allegados de David Beriain y Roberto Fraile, asesinados en Burkina Faso. Y nuestro reconocimiento a quienes, como ellos, realizan a diario un periodismo valiente y esencial desde las zonas de conflicto.
Si trovavano nella cosiddetta zona dei “tre confini” (Mali, Niger e Burkina Faso), dove dilagano svariati gruppi terroristici armati. Sarebbero proprio terroristi, e non bracconieri, i responsabili dell’agguato. Entrambi i giornalisti avevano maturato una lunga esperienza in contesti rischiosi: David Beriain era autore di inchieste televisive sul mondo dei narcos e della criminalità organizzata, Roberto Fraile era già rimasto ferito mentre lavorava in Libia.
Un altro episodio di violenza contro i giornalisti in Africa
L’edizione 2021 dell’Indice globale della libertà di stampa pubblicato da Reporter senza frontiere punta proprio l’attenzione sugli ostacoli contro i quali si devono scontrare quotidianamente i giornalisti in Africa. Su 48 stati, ben 23 sono contrassegnati in rosso (situazione “difficile”) o in nero (situazione “molto seria”). L’Africa rimane in assoluto il continente con il più alto tasso di violenza, dove “i giornalisti africani troppo spesso sono considerati nemici da controllare e sopprimere, invece che alleati che possono aiutare ad affrontare le sfide e le crisi della contemporaneità”. Con Beriain e Fraile, sale a 33 il numero di cronisti che sono stati uccisi a partire dal 2016.
Il ministro degli Esteri israeliano ha detto che Guterres “sostiene terroristi, stupratori e assassini di Hamas, di Hezbollah, degli Houthi e ora dell’Iran”.
Per l’Oms il bilancio delle vittime della guerra in Sudan supera le 20mila vittime. Ad aggravare la situazione ci sono la carestia e l’epidemia di colera.
Il Partito della Libertà (Fpö) ha ottenuto il miglior risultato di sempre, contemporaneo al tonfo di conservatori, socialdemocratici e verdi. Tuttavia per l’Fpö non sarà facile formare un governo.
Nei giorni in cui Zelensky incontrava Joe Biden e i più alti esponenti politici americani, portando a casa altri 8 miliardi di dollari di aiuti, il leader russo ha annunciato di abbassare la soglia per l’uso delle armi nucleari.