Editoriale

Caccia ai cinghiali in città e altre strane storie dal mondo dei diritti animali

Saranno salvaguardati i diritti animali nel prossimo anno? Tra caccia ai cinghiali in città e altre proposte strane, ci sarà da stare attenti.

  • Non è facile tracciare un quadro preciso di quello che sta avvenendo nel campo dei diritti animali, a partire dalla questione dei cinghiali.
  • Fra buoni propositi e provvedimenti controversi c’è ancora molto da fare in materia.
  • Sentiamo cosa hanno da dirci gli esperti e chi lavora ogni giorno in campo ambientale e animalista.

Non c’è da stare sereni per quel che riguarda i diritti degli animali. Tra buone nuove in materia di randagismo e proposte di legge per una maggiore equità nel mantenimento e nelle cure di cani e gatti, si segnalano invece brutte notizie sul fronte della fauna selvatica e della biodiversità su cui spicca – fra tutte – il recente emendamento presentato in sede di legge di bilancio per abbattere i cinghiali che pare trasformare le aree metropolitane in un far west cittadino aperto a cacciatori e presunti tali. Ma andiamo per ordine e, in apertura di anno, cerchiamo di capire meglio cosa ci aspetta per quel che riguarda i diritti dei nostri compagni di vita.

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Il discusso emendamento che consente la caccia in aree metropolitane presenta molti punti oscuri © Pixaby

Cinghiali, lupi e orsi rischiano di vedere minacciati i propri diritti

Pare proprio che cinghiali, lupi e orsi italiani stiano perdendo progressivamente i loro diritti di coesistenza pacifica con l’essere umano. E ciò soprattutto perché si sono applicate politiche sbagliate e prive di senso pratico nella gestione degli animali selvatici in Italia. Il recente emendamento approvato in commissione Bilancio sembra permettere di sparare alla fauna selvatica ovunque, anche in città e nelle aree protette, e il tutto dovrebbe avvenire persino nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto. Stando a quanto riportato da Coldiretti, sono circa 2,3 milioni i cinghiali presenti nelle città e nelle campagne italiane e solo nell’ultimo anno si è verificato un incidente ogni 41 ore, con 13 vittime e 261 feriti. Il problema della presenza massiccia di cinghiali è reale e la situazione, a molti, sembra portare a una soluzione immediata. E purtroppo cruenta, aggiungiamo noi, che sempre speriamo in una convivenza felice fra gli umani e le altre specie.

“Siamo pronti a segnalare tutto questo alla Corte di giustizia europea poiché un emendamento del genere modifica la legge nazionale sulla caccia n. 157/92 che richiama una direttiva europea”, ha dichiarato Massimo Comparotto, presidente dell’Oipa, (Organizzazione internazionale protezione animali) che stigmatizza così il provvedimento che vorrebbe vedere abbattuti gli esemplari di fauna selvatica anche per motivi di sicurezza stradale in aree protette e in città.

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Le specie selvatiche sono realmente tutelate in Italia? © Pixabay

Tra le forze politiche in campo ci sono pareri diversi sulla portata della faccenda e si rincorrono notizie più o meno credibili. C’è chi parla di proiettili contenenti solo sostanze sedative, chi spiega che ci saranno corsi specifici per i cacciatori che dovranno sparare in aree metropolitane, chi sottolinea l’importanza di concessioni particolari e di brevetti ad hoc. E pare che le operazioni saranno coordinate dai vari nuclei regionali dei carabinieri delle unità forestali e agroalimentari che potranno impiegare cacciatori riconosciuti, guardie volontarie venatorie e agenti delle polizie locali e provinciali muniti di licenza. Rimangono, comunque, i dubbi e le paure che la già potente lobby dei cacciatori si sposti sempre di più in aree abitate. E ciò avvenga purtroppo non solo a scapito degli animali, ma anche del cittadino spesso ignaro e incolpevole protagonista di un teatrino politico ai limite del ridicolo.

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Il problema del randagismo non è ancora risolto in Italia © Pixabay

Dagli animali selvatici a quelli domestici, le promesse disattese

Nelle varie proposte che avrebbero dovuto entrare nella legge di Bilancio c’era anche quella di un assegno di 150 euro per ogni animale domestico iscritto alla relativa anagrafe per un massimo di 450 euro annuali. L’idea originaria prevedeva che il bonus fosse corrisposto – previa domanda all’Inps – a condizione che il nucleo familiare di appartenenza dell’intestatario dell’animale richiedente l’assegno avesse un Isee non superiore a 15mila euro annui. Nel disegno, anche la possibilità di raddoppiarlo a 900 euro annui, con un Isee inferiore a 7mila euro. Ovviamente il tutto è finito nel dimenticatoio, vuoi per mancanza di fondi o per la reale disattenzione da parte dei politici italiani. E al panorama non certo idilliaco per chi vive con un amico a quattro zampe si somma il costo sempre più alto dei farmaci veterinari – spesso le stesse molecole usate per gli uomini vengono contrabbandate per cani e gatti a prezzi triplicati – e delle cure mediche non alla portata di tutti e riservate solo ai compagni di vita di persone abbienti in grado di pagare cifre a volte astronomiche per una Tac o un test ematico.

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In materia di diritti animali il 2023 si apre con molte ombre © Pixabay

Rimane tuttora presente nel nostro paese il problema atavico e pressante del randagismo. “La problematica relativa ai randagi e all’abbandono si combatte con l’educazione delle persone al possesso responsabile degli animali che si deve tradurre nella volontà di gestirli mettendo in atto comportamenti responsabili. Troppo spesso si ritiene che il randagismo sia un fenomeno inevitabile, come se fosse una componente naturale insita nella comunità umane. Le mancate attenzioni che troppe persone dimostrano verso questo problema sono alla base di un fenomeno complesso che ha una capacità rigenerativa proporzionale alle nostre omissioni. Avere un cane oppure un gatto non è un obbligo, ma è frutto di una decisione, che quando presa alla leggera, senza pensare troppo, crea danniE ciò si riflette sugli animali che spesso conducono una vita di stenti, e sulla collettività che paga il danno economico che deriva da comportamenti sbagliati che generano un effetto moltiplicatore”, spiega Ermanno Giudici, scrittore e blogger.

Ed è importante notare come l’educazione di una comunità al rispetto degli animali e delle regole contribuisce a rafforzare il senso civico, a tutto vantaggio dei suoi componenti. Iscrizione di cani e gatti in anagrafe, sterilizzazione e cura sono tre doveri, che quando si traducono in comportamenti virtuosi, rappresentano uno strumento vincente per contrastare un problema che è ormai diventato endemico nella nostra società.

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Ci sono alcune iniziative per favorire le adozioni e la cura degli animali nel nostro paese © Pixabay

Ci sono anche delle buone notizie sui diritti animali

Nel panorama, per certi versi desolante, dei diritti animali in Italia ci sono però delle buone notizie che siglano amministrazioni virtuose e in linea con i bisogni e le aspettative di chi con i compagni a quattro zampe vive ogni giorno. Una bella proposta viene dalla regione Piemonte che promette, entro giugno 2023, di aprire una serie di ambulatori veterinari sociali che garantiranno prestazioni sanitarie gratuite per i compagni a quattro zampe delle persone a carico dei servizi sociali. In questo modo si eviteranno gli abbandoni dovuti all’alto costo delle cure veterinarie e si favoriranno le adozioni anche da parte di anziani o di chi versa in difficoltà economica.

Un’altra regione dalla parte dei diritti animali si conferma la Lombardia. Ci dice Gianluca Comazzi, consigliere comunale a Milano: “Nel territorio lombardo siamo all’avanguardia per quello che riguarda la normativa sulla tutela animale. Dal gennaio 2020, per esempio, è stata approvata una legge che rende obbligatorio il microchip anche per i gatti. Sembra qualcosa di frivolo, ma questo provvedimento consentirà non solo di contrastare il randagismo e di tenere monitorate le colonie feline, ma anche di evitare l’abbandono”.

Lo stesso discorso vale anche per i cimiteri lombardi aperti agli ospiti a quattro zampe. Prosegue a questo proposito Comazzi: “Abbiamo ampliato le norme per i cimiteri per gli animali e abbiamo inoltre introdotto la possibilità per i comuni di modificare i regolamenti cimiteriali in modo da poter tumulare gli animali nelle tombe di famiglia, previa cremazione e con apposita cassetta. È un grande gesto di civiltà. Andiamo a riconoscere agli animali lo status di esseri senzienti che sono parte integrante delle nostre famiglie. Anche nella morte”.

Un panorama variegato, quindi, dove da un lato ci raggiungono notizie pessime, come quella dei cinghiali, e dall’altro si evidenziano spunti positivi per migliorare il rapporto fra noi, gli animali e l’ambiente. Il 2023 si apre in modo a dir poco interlocutorio.

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